Dabrye – Three/Three
Tadd Mullinix, musicista eclettico, ramingo e incline all’utilizzo di diversi alias a seconda del genere affrontato, ha dato il suo contributo all’Hip-Hop con una certa parsimonia ma lasciando un segno tangibile del proprio passaggio, scandito da “One/Three” (2001, solo strumentale) e “Two/Three” (2006). Da allora le apparizioni di Dabrye – la pronuncia esatta è dabrì – si sono diradate fino all’assoluto silenzio, lasciando invece campo libero ai vari James T. Cotton, Charles Manier e via a seguire, personalità solite esprimersi attraverso sonorità inglobanti Techno, IDM, D’n’B e loro affini; lo scorso autunno, però, il Nostro ha annunciato l’imminente uscita di “Three/Three”, fatidica chiusura del cerchio pubblicata dall’immancabile Ghostly International e condita da un elenco di collaborazioni rinnovato quasi per intero (con l’eccezione di Guilty Simpson, DOOM, Phat Kat e Kadence), in discreta misura frutto di una proficua intesa allacciata con la scena underground di Detroit.
Sebbene il trittico sia stato rilasciato a intervalli prima lunghi (cinque anni) e poi lunghissimi (dodici anni), l’unitarietà del tutto non vacilla per un istante e il raffinato intreccio di ritmiche Hip-Hop, suggestioni provenienti dall’Elettronica e puntuali richiami alle obliquità di J Dilla (attivamente coinvolto in “Two/Three”) indica un gusto compositivo che non ha bisogno di particolari aggiornamenti e correzioni in corso d’opera, essendo il risultato di un percorso artistico di elevate caratura e coerenza. Prima di tuffarci nelle peculiarità di una tracklist che tra gli altri annovera Ghostface Killah, Roc Marciano, Danny Brown, Jonwayne e la famigliola Muldrow/Perkins, è bene quindi evidenziare i pregi di una prova che trova il protagonista principale all’altezza delle (alte) aspettative: il talento cristallino di Tadd, certo normalizzato rispetto al potenziale tasso di novità vantato in passato, non viene affatto danneggiato dal trascorrere del tempo e, viceversa, coglie ulteriori conferme nell’enorme varietà di soluzioni proposte.
I deliziosi tocchi di batteria che avvolgono “Tunnel Vision”, il sound sinistro di “Lil Mufukuz”, le asprezze di “Electrocutor”, i richiami ai vecchi videogame di “The Appetite”, l’ipnotico piano Jazz di “Pretty”, la ruvida sensualità di “Sunset”, l’astrattezza di “Dr. Shroomen” e il Funk un po’ spaziale di “Honey” danno un’indicazione solo parziale della mole di spunti rintracciabili all’interno di “Three/Three”, operazione in grado di farsi ascoltare senza skip compulsivi nella totalità dei suoi quasi sessanta minuti di durata. Non c’è ruggine, insomma, negli ingranaggi manovrati da Dabrye, scrupoloso sia quando deve gonfiare i bassi per far vibrare bene i woofer, sia di fronte alla selezione delle migliori combinazioni possibili tra beat e rapper; tema, quest’ultimo, gestito secondo un doppio binario: a volte alimentando un apprezzabile gioco di contrasti, altre optando per un mood disegnato con precisione sull’ospite di turno.
A Daniel Dumile, ad esempio, viene offerto un abito di alta sartoria, calzante come uno di quelli che gli arrivavano illo tempore dagli atelier di Madlib o Danger Mouse – e lui ringrazia con una secca ramanzina: <<it’s too much sugar, and start to hyper act/schemin’ on a snack, look like someone needs a nap/real mc’s fuck that/whiny peace Pop rappers and snotty nosed clubrats get slapped>>; al contrario, il trio formato da Roc Marci, Quelle Chris e Danny Brown è una scommessa vinta contro tutti i pronostici, considerati l’imprevedibile equilibrio tra le parti e la folle idea di abbinare il più classico dei cliché (<<blame the appetite for sex, money, drugs>> recita l’inequivocabile refrain) a una strumentale che potrebbe ricordare il sonoro di “Arkanoid”. Stesso discorso per “Bubble Up”, che alla minacciosità di Phat Kat (<<we got eight million stories in my city, here’s one/never leave your house without packin’ ya gun>>) unisce un’abbondante spruzzata di suoni Industrial, mentre “Dr. Shroomen” rispecchia alla lettera la sghemba visionarietà di Georgia & Dudley.
Tolta l’energia forse eccessiva di “Emancipated”, che a mio avviso rischia di soffocare la performance comunque positiva di GFK, l’album ha una resa costante tanto nel battle Rap di “Fightscene” (<<hand to hand competition is the format/step and choose your weapon but pay out for “Mortal Kombat”/when they hear I’m comin’ they get goosebumps and chills/’cause they know my level of skill is murder, death, kill>>) quanto nella critica sociale di Kadence, Intricate Dialect e Silas Green (“Culture Shuffle”), passando per l’autocelebrazione di “Stranded” e la filosofia spicciola di “Nova” (<<we just livin’ life as we chose it, embrace the moment/seven figure bonuses is all we wanted>>).
Nell’era del consumo distratto di playlist senza capo né coda, Dabrye cesella il suo ritorno con mano esperta e si aggiudica il terzo centro su tre: l’attesa è stata sì estenuante, tuttavia ne è valsa la pena.
Tracklist
Dabrye – Three/Three (Ghostly International 2018)
- Tunnel Vision [Feat. Guilty Simpson]
- Emancipated [Feat. Ghostface Killah]
- Tape Flip Too
- Lil Mufukuz [Feat. DOOM]
- Fightscene [Feat. La Peace]
- Electrocutor
- Stranded [Feat. Fatt Father]
- The Appetite [Feat. Roc Marciano, Quelle Chris and Danny Brown]
- Pretty [Feat. Jonwayne]
- Sunset [Feat. Shigeto]
- Nova [Feat. Nolan The Ninja]
- Bubble Up [Feat. Phat Kat aka Ronnie Euro]
- Vert-Horiz
- Dr. Shroomen [Feat. G&D]
- Sisfo Ridin’ [Feat. Clear Soul Forces]
- Culture Shuffle [Feat. Kadence, Intricate Dialect and Silas Green]
- Honey
- First Law Of Nature Rock Day [Feat. Denmark Vessey]
- Tahn Ice Rhythm
Beatz
All tracks produced by Dabrye
Bra
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