Verbal Kent – Anesthesia

Voto: 3,5

VerbalKentAnesthesia500Anestesia. Il termine è inequivocabilmente associato alla perdita della sensazione di coscienza, alla temporanea immunità al dolore, alla scomparsa della sensibilità di un particolare punto del proprio corpo. In termini figurativi, è una condizione necessaria a dimenticare brutte esperienze, scacciare pensieri negativi, una pausa che funge da ripartenza per razionalizzare, rilassarsi e ripartire lasciandosi tutto alle spalle. Questo, almeno fino alla volta successiva in cui le malignità non torneranno a farsi sentire di nuovo. E’ un concetto metaforico molto significativo per chi, come Verbal Kent, ha rischiato di passare dalla vita alla morte per una mera questione di millimetri, un’esperienza che si porterà dietro per sempre, con annessi e connessi. Un coltello recide la gola in un vicolo cieco senza un apparente motivo, una salvezza miracolosa e le conseguenze di tutto quanto, insicurezze, paure, domande che nascono di continuo, ma muoiono costantemente senza fornire una risposta sensata. Anestesia è anche un desiderio di fuga da una realtà difficile da accettare, che tramortisce, illude, delude. E’ qualcosa che può creare assuefazione, dipendenza, in grado di dare una temporanea sensazione di pace, quella che il rapper di Chicago spesso cerca ma fatica a trovare.

“Anesthesia” è un album molto personale, maturo, ponderato. E’ la necessità di condividere emozioni talvolta contraddittorie, di lasciarle uscire allo scoperto dopo avervi segretamente convissuto, di continuare a far ciò che si è inseguito per tutta la vita, ovvero una carriera musicale onesta, redditizia giusto per viverci e possibilmente longeva. E’ riflessione, ma allo stesso tempo battaglia spietata, lasciar entrare all’interno della propria essenza non significa rinunciare a ciò che sta alla base di tutto, il saper fare Rap in maniera originale, migliore di chiunque altro, accettando ogni sfida. E’ questo il messaggio di un disco dove Verbal Kent mostra le sue debolezze, ma conta tantissimo sulle proprie forze. Ha il coraggio di scrivere pezzi rivelatori e ragionare su ciò che è stato, realizzando una volta di più che certi episodi ti cambiano irrimediabilmente. Ricompone giusto per un attimo gli Ugly Heroes per ragionare sugli errori del passato, rinfrescando l’allineamento ideologico con un compagno di viaggio coerente come Red Pill. Racconta di come ci si sente a ricevere una notizia che sa darti felicità inebriante e un pizzico di depressione allo stesso tempo, facendoti rendere conto di quanto il tempo passi e le cose cambino continuamente, con il cervello che viaggia come una scheggia impazzita tra il pensiero di tenere in braccio un neonato e la consapevolezza che anche lui, un giorno, perderà tutta la sua innocenza. Non per questo, però, lascia da parte le sue grandi capacità di battle rapper, sfoderando punchline viziose quando decide che è il momento giusto di farlo, sciorinando una precisa serie di riferimenti culturali (cinema e sport in primis) sui quali costruisce piccole metafore e contando sul suo strumento più possente, quel timbro vocale così profondo e attraente, e sulla sua peculiarità più importante, ovvero quella particolare attenzione con cui predispone il posizionamento delle rime, rendendo i testi interessanti e complessi.

Contrariamente al precedente “Sound Of The Weapon”, che venne interamente prodotto da Khrysis, “Anesthesia” denota un ritorno alla molteplicità di beatmaker, senza però esagerare. Kaz 1 è tra i meno conosciuti del pacchetto ma è quello che entusiasma maggiormente, si nota una capacità di abbinare molto bene il suono alla tematica svolta dal testo particolarmente chiara in “Add Anesthesia”, il cui loop è scuro e paranoico, e in “Feel The Power”, psichedelica ed allucinogena, meritano poi una citazione anche la splendida “Mid Album Interlude” e la conclusiva “Are You Ready?”, il cui piano accompagna perfettamente i ragionamenti che chiudono l’album. Non poteva mancare Apollo Brown, che utilizza uno dei suoi ritrovamenti Soul per confezionare la metaforica “Suit Case Switch”, nella quale il flow a fuoco rapido di Kent dà la paglia a un Freddie Gibbs che pare accontentarsi, tuttavia la formula Brown risulta un tantino scontata in “Illustrate”, la cui forza è insita solo nella grinta espressiva delle liriche. Marco Polo firma uno dei beat più emozionali del lotto, “Is This My Life” (ma pure uno dei meno significativi, “Wilkes Booth”), mentre Oh No affianca un crescendo di synth e un pezzo di tromba Jazz ottenendo un risultato tanto semplice quanto efficace, arricchito dalle rime combattive di Kent e Torae.

Seppur non esente da qualche piccolo passaggio a vuoto, “Anesthesia” ci restituisce un artista molto bravo a coniugare abilità tecnica e concettuale, una dimostrazione di versatilità che non appartiene certo al rapper ordinario. Oltre a ciò, è un disco che lascia dentro molto, soprattutto a livello umano.

Tracklist

Verbal Kent – Anesthesia (Mello Music Group 2015)

  1. September
  2. Suit Case Switch [Feat. Freddie Gibbs]
  3. Add Anesthesia
  4. Illustrate
  5. Wilkes Booth [Feat. Skyzoo]
  6. Feel The Power
  7. Notes
  8. Mid Album Interlude
  9. Is This My Life
  10. Cyclops Muscle [Feat. Torae]
  11. Save Face [Feat. Red Pill]
  12. Are You Ready?

Beatz

  • J.O.D.: 1
  • Apollo Brown: 2, 4, 11
  • Kaz 1: 3, 6, 8, 12
  • Marco Polo: 5, 9
  • Varan: 7
  • Oh No: 10
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