R.A. The Rugged Man – All My Heroes Are Dead

Voto: 3,5

Svestire i panni di un personaggio che ha la stessa imprevedibilità di un orso “Grizzly”, in grado di farsi bocciare due pubblicazioni pronte al lancio (prima dalla Jive e poi dalla Priority), abituato a mostrare il peggio di sé come nella clip di “I Shoulda Never” e approdato al cinema grazie a una collaborazione con quell’altro spostato di Frank Henenlotter, non dev’essere semplice. Per inciso, se vogliamo bene a R.A. The Rugged Man è anche a causa dei suoi gustosi eccessi, elementi caratterizzanti almeno quanto l’imponente abilità lirica e il vissuto complicato, doloroso, che il rapper è riuscito a gettarsi alle spalle col contributo del potere curativo della musica; il presente di Richard Andrew Thorburn sembra infatti poggiare su equilibrio e serenità, lo percepiamo nel suo quotidiano di padre amorevole, nell’approccio più lucido, spesso riflessivo, e in un’eccentricità rientrata oramai nei ranghi del non patologico. Tutto ciò senza incappare in contraddizioni e abiure: il tempo, semplicemente, consente processi evolutivi talvolta radicali, sgrezzando perfino la materia meno duttile.

A questo proposito, tra “Legends Never Die” e “All My Heroes Are Dead” di anni ne trascorrono ben sette, lungo intervallo che lascia intuire una fase realizzativa ponderata, cristallizzatasi in un’uscita la cui oggettiva densità si palesa con largo anticipo sull’ascolto: ventidue brani, settantasei minuti di durata, quasi trenta featuring in scaletta e una ventina abbondante di produttori alle macchine sono cifre che danno la misura di un progetto che non vuol essere estemporaneo, coprendo un ampio spettro tematico e umorale, ma soprattutto chiarendo che – scoccate le quarantasei primavere – è giunto il momento di fare sul serio. E’ però inevitabile avviare il discorso da un concetto che riteniamo propedeutico a quanto diremo in avanti: al microfono, R.A. è un mostro di bravura. Respira attraverso delle branchie invisibili, incastra barre manco fossero dei tetramini, palleggia con le sillabe e padroneggia ogni genere di schema metrico; non ultimo, quando attiva la modalità extrabeat sfonda il muro del suono. Se il nostro giudizio vertesse sulla sola componente tecnica, non esiteremmo a proporre il massimo dei voti, la lode e pure il bacio accademico; a una visione d’insieme, tuttavia, il conto si ridimensiona per via di qualche scelta che non convince in pieno – o che magari siamo noi a non aver compreso.

Ci riferiamo, andando dritti al punto, al paternalismo un po’ melenso di “Wondering (How To Believe)”, secondo estratto video – infiacchito ancora più dall’angelico refrain di David Myles – che riteniamo poco calzante all’attitudine corrosiva dell’mc; alla posse “Dragon Fire”, intrigante più sulla carta che in concreto (nonostante un ispirato Ghostface Killah) e strozzata da una produzione a firma dell’olandese Shroom che è solo una pallida citazione del canone Wu-Tang; alla piattezza di “Angelic Boy”, a prescindere dalla solennità dello storytelling in cui Rugged Man s’immedesima in un adolescente che compie una strage a scuola; infine, per paradosso, a “The Big Snatch”, che tenta quasi in coda un ritorno alle origini, mischiando sesso e humour nero (<<my cock’s deadly, that’s the medical prognosis/doctors could use my semen as bug spray to kill roaches/…/I explode noses, the backhand break faces/all you pussy millennials better hide in your safe spaces>>) su un beat prevedibilmente farsesco di Mr. Green. In generale, rileviamo un marcato dislivello tra l’ispirazione del protagonista e una raccolta di strumentali che in diversi casi lascia indifferenti per assenza di nerbo o fantasia.

Giocoforza, insistiamo, è nel suo inesauribile serbatoio di rime che “All My Heroes Are Dead” esprime la maggior parte del proprio potenziale, regalandoci fin dall’introduzione – ovvero il terzo singolo – punchline irriverenti (battiamo il cinque per <<when I flow and go in and I’m rope on the men/you see Mussolini body blow in the wind>>) e motivazioni di assoluto valore (<<recorded this album for every supporter/this for those that admire fire flows and bars/this not a fashion show, clothes, money, hoes and cars/when my pen touch paper, pages feel violated>>). E quindi se una delle tracce più attese era la nona, “Gotta Be Dope”, sappiate che la sfida in apnea tra A-F-R-O e R.A. è in effetti il guilty pleasure del disco: filano entrambi come un razzo e non gli si riesce a star dietro nemmeno con il testo di fronte; in più, gli danno una mano sia MTK e C-Lance che un Dj Jazzy Jeff sempre impeccabile.

Altri momenti degni di nota li ritroviamo in “Golden Oldies”, orgogliosa difesa dello status di decano del Rap su registri leggeri e mai pedanti (<<I’m not tryna dance to Trap music or Dubstep/I’m the old man in the club with a headache upset>>), con Eamon al ritornello e Slug nella strofa di mezzo; “All Systems Go”, solo dichiaratamente autocelebrativo e dal vago timbro nineties; “E.K.N.Y.”, teso racconto della New York degli anni ottanta con la gradita partecipazione di Inspectah Deck (mi sfugge, al contrario, il ruolo di Timbo King); “The Slayers Club”, autentica jam dalla quale – R.A. a parte – emergono le ottime prove di Chris Rivers (ultimogenito di Big Pun) e Chino XL; fino a “Life Of The Party”, con Prince Paul ai tasti, sorta di bilancio artistico che opta per un’introspezione abbastanza autoironica (<<I was banned from performing at mad places/I was known for leavin’ them bleedin’ and breaking bottles on fans’ faces/self-depracatin’ unsavory, I needed medication majorly/I was sinkin’ in morale degradation and depravity/addicted to hookers I was an animal wreckin’ shit/the amount of pussy I paid for I could have probably fixed the national deficit>>).

Collocare il resto della tracklist appare invece meno agevole. Sebbene condivisibili (e al netto di una ragionevole dose di retorica), le considerazioni su sociale, attualità (“Living Throug A Screen”, “Contra-Dictionary”) e politica (“Who Do We Trust?”, “Malice Of Mammon”) sono viziate da un fondo di ridondanza, marcando con una certa insistenza il sopraggiunto profilo identitario adulto, responsabile e addirittura virtuoso del Nostro. Ecco, a tratti l’impressione è che R.A. abbia messo troppa carne al fuoco (un esempio: convocati Ghostface e Masta Killa per “Dragon Fire”, perché aggiungere all’equazione anche un Kool G Rap non altrettanto energico e il brutto refrain Reggae di XX3EME?), ricascando in errori già commessi: le performance soliste sono in minoranza, la definizione del sound non è omogenea, il minutaggio è scoraggiante e di conseguenza è lecito domandarsi se “All My Heroes Are Dead” non meritasse una sforbiciatina qua e là.

Ciascuno risponda per sé; noi ci limitiamo a ribadire l’unicità di Crustified Dibbs aka R.A. The Rugged Man, trent’anni di Rap senza perdere un respiro per strada.

Tracklist

R.A. The Rugged Man – All My Heroes Are Dead (Nature Sounds 2020)

  1. All My Heroes Are Dead (The Introduction)
  2. Legendary Loser
  3. Golden Oldies [Feat. Atmosphere and Eamon]
  4. Wondering (How To Believe) [Feat. David Myles]
  5. Dragon Fire [Feat. Ghostface Killah, Masta Killa, Kool G Rap and XX3EME]
  6. All Systems Go
  7. Cancelled Skit
  8. Angelic Boy
  9. Gotta Be Dope [Feat. A-F-R-O]
  10. First Born [Feat. Novel]
  11. E.K.N.Y. (Ed Koch New York) [Feat. Inspectah Deck and Timbo King]
  12. Hate Speech
  13. Living Throug A Screen (Everything Is A Lie) [Feat. The Kickdrums]
  14. Contra-Dictionary
  15. The Slayers Club [Feat. M.O.P., Vinnie Paz, Chris Rivers, Onyx, Chino XL, Brand Nubian and Ice-T]
  16. Life Of The Party
  17. The Big Snatch
  18. John John Skit
  19. Who Do We Trust? [Feat. Immortal Technique]
  20. Malice Of Mammon [Feat. Chuck D]
  21. Sean riP (Interlude) [Feat. Shaun P]
  22. The After Life [Feat. Sarah Smith and Kelly Waters]

Beatz

  • Breakbeat Lou, Super Brown Bum, Vecz, The Kickdrums and Falling Down: 1
  • Psycho Les: 2
  • The Kickdrums: 3
  • Classified: 4
  • Shroom: 5
  • Michal Menert: 6
  • Chris Conway and The Kickdrums: 8
  • MTK and C-Lance: 9
  • The Jokerr and Mr. Green: 10
  • Mr. Green, Anthony Marotta and Radim Vychopeň: 11
  • Teddy Roxpin: 12
  • Shroom and Hugues Payen: 13
  • Mr. Green: 14, 17, 20
  • C-Lance, The Kickdrums and Cenk Coker: 15
  • Prince Paul: 16
  • Tone Spliff: 19
  • Carnage The Executioner: 21
  • The Jokerr, Mr. Fingaz and Anthony Marotta: 22

Scratch

  • LDontheCut and D-Rec: 1
  • Dj Jazzy Jeff: 9