Sadat X – Wild Cowboys

Voto: 4/4,5

Molte volte mi chiedo cosa determini il successo di un disco: la chimica tra beat e rime, lo stile di un mc, gli argomenti, la moda o cos’altro? “Wild Cowboys” di Sadat X ha contribuito, se possibile, a incasinarmi ancora più le idee. E’ strano che un disco che sfodera produzioni stellari (Buckwild, Diamond, Showbiz, Dj Ogee, Alamo e Pete Rock più alcuni emeriti sconosciuti che però ne sanno), mc’s tosti (Brand Nubian docet) e che è uscito per un’etichetta solida come la Loud (che ai tempi ospitava tra gli altri i Mobb Deep, il Wu-Tang e gli Alkaholiks) sia finito nel dimenticatoio come un missile inabissatosi dopo il lancio. Ma io, grazie a un enorme colpo di culo, l’ho rimediato in un negozio dell’usato a due lire – e difficilmente ho mai speso meglio.

Allora, da cosa cominciamo? Il personaggio lo conosciamo tutti, la voce particolarissima, sibilante e melliflua, ma potente al tempo stesso (belin, che frase, mi sento un vero giornalista musicale…) ha arricchito le liriche di quel geniale collettivo passato alla storia sotto il nome di Brand Nubian, senza disdegnare le partecipazioni a dischi di amici e parenti (Lord Finesse, Frankie Cutlass e vari altri). Non sempre l’uscita solista rende quanto la partecipazione al gruppo, ma in questo caso il risultato è ottimo, a tratti esplosivo: Sadat fa il suo lavoro come Dio comanda, gli ospiti, anche se a volte veramente sconosciuti, fanno il loro onorevolmente (e soprattutto non alimentano quello che io definisco l’effetto Ghetto Dwellaz, cioè scippare spazio alle rime dell’ospitale A.G. di turno), le basi sono azzeccate (e ti credo!) e il tutto scorre liscio liscio come l’olio.

La cosa secondo me più notevole è che ‘sto disco sia compatto come una roccia: quindici tracce per sessantaquattro minuti di pezzi pieni senza skit o cazzate varie e di queste non è facile tirarne fuori una migliore dell’altra…perché spaccano tutte, sia che si tratti di jam polleggiatissime (“Lump Lump”), che di storie più pese (la titletrack), sia robe insolite come “The Interview”, in cui ‘Dat risponde alle domande di un’intervista (ma va?) fatte dalla moglie Regina, o “The Funkiest”, in cui – se ci fosse il dubbio – X ci mostra da dove proviene rimando su un beat che farebbe la felicità di ogni breaker, che tracce classiche e Nubian branded (“Open Bar”, prodotta da Alamo, con Sadat X e featuring di lusso del buon Grand Puba; Lord Jamar assente senza la valida giustificazione firmata dai genitori o chi ne fa le veci).

Per quanto riguarda il titolo, la storia dei cowboys è una metafora per celebrare il collettivo e la don’t give a fuck attitude, ma ci sta davvero dentro (sentitevi “Hang ‘Em High” col campione de “Il buono, il brutto e il cattivo” di Morricone), anche grazie a un artwork davvero riuscito (effetto collaterale: ho trovato ‘sto CD in mezzo a quelli di Country). Che aggiungere? Io sarò anche un purista al limite dell’integralismo tipo talebano deluxe, ma non ho capito e non capirò mai per quale motivo una persona che ha un minimo di conoscenza e di amore per questa musica dovrebbe ascoltare, chessò, il Jay-Z degli ultimi tempi, tralasciando nello scaffale polveroso questa roba. Vi prego, spiegatemelo voi.

Tracklist

Sadat X – Wild Cowboys (Loud/RCA 1996)

  1. The Lump Lump
  2. Wild Cowboys
  3. Sauce For Birdheads Performed [Feat. Shawn Black]
  4. Open Bar [Feat. Grand Puba]
  5. Hang ‘Em High [Feat. D.V. Alias Christ]
  6. Do It Again
  7. Game’s Sober [Feat. Money Boss Players and Sha Sha]
  8. Smoking On The Low [Feat. Shawn Black and D.V. Alias Christ]
  9. Petty People [Feat. Shawn Black]
  10. The Interview [Feat. Regina Hall]
  11. Stages And Lights
  12. Move On
  13. The Funkiest
  14. Escape From New York [Feat. Dedi]
  15. The Hashout [Feat. Shawn Black, Tec and Cool Chuck]

Beatz

  • Buckwild: 1, 8
  • Diamond D: 2, 9, 12
  • Dj Ogee: 3, 15
  • Alamo: 4
  • Ali Malek: 5
  • Minnesota: 6
  • Ant Greene Father Time: 7
  • Da Beatminerz: 10
  • Showbiz: 11
  • Sadat X and Dante Ross: 13
  • Pete Rock: 14
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