Gionni Gioielli e Gionni Grano – Economia & commercio 2

Giunti oramai all’ennesima recensione di un album griffato Make Rap Great Again, ritengo sia opportuno variare angolo d’osservazione e concentrarci su un discorso d’insieme più che sul singolo titolo, provando a fare il punto su quella che, senza tanti giri di parole, si è imposta quale indiscutibile realtà di spicco nell’ambito dell’Hip-Hop underground italiano. E allora cominciamo con una domanda in apparenza banale: quante label indipendenti sono attive – ovvero con un numero ragionevole di pubblicazioni annue – all’interno della scena? A memoria, non riesco a contarne neppure cinque; cifra comprendente, appunto, la stessa M*R*G*A, cantiere aperto con quattordici release (più un paio di mixtape) in circa due anni e mezzo di operatività, progetto, collettivo, contenitore, più che etichetta in senso stretto, nato spontaneamente – intervistato, Gioielli ne chiarisce la genesi – in scia a quel “Young Bettino story” che ha fissato i paletti dell’intero catalogo.

Barre e sample, questo il noto assioma di base replicato con coerenza millimetrica anche in “Economia & commercio 2”, confermando un presupposto che differenzia il lavoro di Gionni & Co. da quello di altre realtà: l’unitarietà stilistica. Cambiano i protagonisti, tanto al microfono quanto alle macchine (con un’alternanza che per la prima volta propone ben sei beatmaker), senza registrare scostamenti significativi nella formula né nei risultati: piaccia o meno, l’esperienza Make Rap Great Again ha scoperchiato una nicchia che non temeva di rimarcare le proprie ascendenze (perché la favoletta della necessaria emancipazione da quel che accade oltreoceano ha generato solo equivoci), spalancando la strada a quanti ne condividevano il medesimo punto di vista e rianimando un ambiente in evidente stato comatoso. Passando dal digitale ai vinili in tiratura limitata, sviluppando vari articoli per il merchandising, stampando infine anche i CD e segmentando l’offerta mediante bundle e promozioni (come “Ragazzi per sempre”, il secondo disco dei Cugini Savoia avrà un brano aggiuntivo nella versione fisica, “Ted DiBiase” su strumentale di The WZA), la strategia si è consolidata via via che le ambizioni crescevano, fidelizzando un’utenza che sembra letteralmente non averne mai abbastanza (“Mario Draghi”: <<poi compri i CD, i vinili, le felpe, i beanie/cappellini, preservativi di Make Rap Great Again>>), con giustificata soddisfazione degli aventi diritto (<<questi prendono gli acconti e dopo il disco floppa/io faccio cadere il sito quando il disco droppa>> è la chiosa a tema di “Piazza Affari”).

Potente posse track, quest’ultima, che ci ricorda un’ulteriore prerogativa dei laboratori col garofano nel cerchio: l’attenta attività di scouting. Nello spazio di pochi mesi, Armani Doc e RollzRois (nati nella seconda metà dei novanta e originari dell’hinterland milanese) hanno fatto levitare le rispettive quotazioni diventando due emergenti di sicuro prospetto, pronti a ritagliarsi un ruolo non secondario nel fitto lavorio del sottosuolo. Con loro, di casa, Lil Pin e Blo/B, ma anche il ritorno di Nex Cassel e Loop Loona, perché nell’attitudine M*R*G*A c’è una naturale predisposizione alla collaborazione; se ne contano di nuove a ogni step e, nell’atteso bis tra Gioielli e Grano, non possiamo non sottolineare quelle in cabina di regia: Silla DDR in “Gordon Gekko”, tanto per ribadire che è in gamba anche coi tasti, Zonta in “Warren Buffet” e FatFat Corfunk nella grassissima “Bernie Madoff”. Tutto delizioso e, stando alle stories di Instagram, quello di “Donald Trump” è da intendere quale succoso spoiler: <<io penso al mio futuro, quindi penso next level>>.

Venendo infine ai due protagonisti: riprendono il filo del discorso a dieci anni esatti dal primo “Economia…”, fuori per Adriacosta Records, e l’intesa è ancora a tenuta stagna. La regola richiamata in “Gianni Agnelli” (<<faccio business pure con lo street Rap, unfollow the leader/che l’originale è sempre meglio del suo sequel>>) a opinione di chi scrive qui fa eccezione; anzi, volendo dirla tutta ritengo che il corso Make Rap Great Again, con le sue posizioni sventolate a voce alta (“Warren Buffet”: <<merda assurda, come paragonarmi a certa merda urban>>) e l’arroganza infinita (“Mario Draghi”: <<G Cartella, vecchia scuola come Silvio Piola/filma Dino Risi, scrive Ettore Scola>>; “Gordon Gekko”: <<tu non sei O Rey, tu sei O Ney, finale col Bayern/nel senso che lo prendi di dietro>>), non sia altro che il felice salto evolutivo di quanto avviato a suo tempo coi Micromala, gruppo che – a ben vedere – aveva in nuce gran parte delle soluzioni poi perfezionate nel corso dell’ultimo biennio. Ragion per cui il consueto parallelo con Griselda Records andrebbe forse posto in controluce a una carriera che, come minimo, puntava già in questa direzione.

Tornando al quesito in alto: la sopravvivenza dell’Hip-Hop italiano non è responsabilità esclusiva del roster Make Rap Great Again, tuttavia è difficile non riconoscerne la spinta propulsiva in un contesto tanto frammentato e sottoesposto. Va da sé che non sappiamo se, a un certo punto, entusiasmo ed energie verranno meno, se il livello generale calerà, se il generoso numero di uscite andrà a scemare; certo è che, fintantoché lo standard sarà quello di “Economia & commercio 2”, avremo poco di cui preoccuparci.

Tracklist

Gionni Gioielli e Gionni Grano – Economia & commercio 2 (Make Rap Great Again 2021)

  1. Gordon Gekko
  2. Mario Draghi
  3. Donald Trump
  4. Elon Musk [Feat. Nex Cassel]
  5. Warren Buffet
  6. Gianni Agnelli
  7. Bernie Madoff
  8. Veronica Lario [Feat. Loop Loona]
  9. Piazza Affari [Feat. Armani Doc, Lil Pin, RollzRois e Blo/B]
  10. Aristotele Onassis
  11. Tanzi e Cragnotti

Beatz

  • Silla DDR: 1
  • Gionni Gioielli: 2, 6, 8, 9, 11
  • Nex Cassel: 3, 4
  • Zonta: 5
  • FatFat Corfunk: 7
  • Cuns: 10

Scratch

  • Dj Tel Aviv: 7