Rome Streetz – Kiss The Ring

Voto: 4

Quando Conway The Machine ha dirottato verso la Drumwork, sua label personale, i vari impegni che lo coinvolgevano, Benny The Butcher ha cominciato a prodigarsi anzitutto per la Black Soprano Family e Westside Gunn ha dichiarato di aver esaurito la sua esperienza solista (“10” e “Peace Fly God” hanno un’impronta collettiva), Griselda Records è parso un contenitore oramai svuotato – a meno che, con rispetto parlando, non vogliate considerare Armani Caesar il meglio che il collettivo di Buffalo abbia da offrire. Urgeva una convocazione di peso e la scelta, ufficializzata già sul finire dell’estate 2021, è caduta su un mc che, pur avendo superato i 35 anni, è emerso dal pantano dell’underground proprio quando quei tre ne sconquassavano le fondamenta, fissando delle coordinate che in molti hanno eletto a modello. Di famiglia giamaicana, nato a Londra e cresciuto a New York (tra Elmont e il Queens), Rome Streetz ha giocato subito diverse mani vincenti (penso in particolare alla rapida sventagliata di “Headcrack”, “Noise Candy 3: The Overdose” e “Joyeria”, primo e terzo con, rispettivamente, Futurewave e The Artivist), operazioni propedeutiche al definitivo salto di categoria rappresentato da “Death And The Magician” (con Dj Muggs) e “Coup De Grâce” (con Ransom).

A prescindere dal titolo magniloquente, “Kiss The Ring” non va dunque derubricato tra le occasioni piovute dal cielo: è il risultato di una gavetta magari repentina, tuttavia condotta con piglio deciso, allineando nel mirino obiettivi ambiziosi che – stando al filotto concluso – possiamo appunto ritenere raggiunti. Un progetto di pura sostanza, che non lesina sulla durata – diciassette brani per cinquanta minuti tondi – e dosa invece il ricorso ai featuring, con l’ovvia triade Conway/Benny/WSG, più Armani e i sempre graditi Stove God Cooks e Boldy James. Protagonista è lo stile aspro e muscolare del rapper, che si affida in toto al canone Griselda – e ai suoi produttori – per tracciare i contorni di una prestazione lineare, che certo non abbonda di sfumature: modesto l’approfondimento biografico, evocando al più dei trascorsi poco immacolati quando si tratta di rivendicare il duro lavoro compiuto per giungere fino a qui (<<when the work potent, the customers come in flurries/I took risks in the streets that had my mother worried/it’s squaring up, just didn’t coincide with my plans/these felonies is helping me financially advance>> – l’introduttiva “Big Steppa”), ma poco o nulla importa di fronte a una prova che si fa largo a spintoni grazie all’alta qualità posseduta.

La resa cristallina di tracce come “In Too Deep” (e gravitiamo sempre sullo stesso genere di riflessioni: <<lot of levels in this shit, son, I ain’t even started transcendin’/the quest to acquire the fortune is never ending/and sellin’ all these Percocets don’t come with a pension/plus these pills pay me more than all these views and mentions>>), “Soulja Boy” (con Conway che ha sempre pensieri dolci per tutti: <<I can look at you and tell you never sold a brick in your life/and we know you soft, you ain’t living the shit that you write/…/I ain’t friendly with these Rap niggas, I ain’t Mr. Polite/I ain’t gon’ give you advice/I’ma watch your soul leave your body when I dig in my knife>>), “Blow 4 Blow”, legnata pazzesca nella quale è oggettivamente complicato dire chi tra Rome, Stove e Benny abbia cacciato fuori la strofa migliore, e “1000 Ecstasy” lascia pochi dubbi sull’egregio lavoro svolto, dando comunque il necessario spazio all’estro di un liricista che, per flow e abilità nel collocare le rime, potrebbe tener testa alla maggior parte dei colleghi più forti. Da notare che sono tutte firmate da Conductor Williams, il quale si fa carico di un gran numero di episodi: sebbene ci tormenti con quel conductor, we have a problem sparato in ogni dove, il produttore di Kansas City – un tempo noto come D/Will – si conferma tra i talenti più freschi del periodo, capace di dare forma compiuta a sample sghembi, mozzi e stonati con un tocco davvero riconoscibile.

Di pari consistenza, nonostante siano in percentuale inferiore, gli altri interventi in scaletta. Dj Green Lantern fa la magia con poco, un campione che scoppietta senza batteria, pur se il sensuale duetto di “Armed & Dangerous” non ci trova del tutto interessati. Camoflauge Monk cala un tris e, se dovessi indicarne sotto tortura il vertice, “Cry Champagne” spicca per il gustoso abbinamento tra l’efficace taglio di arpeggio e basso e i propositi ancora una volta inequivocabili (<<made a transition from selling pill packs in the hall/where life ain’t fair, niggas brought gats to the brawl/now I need Basquiats and Warhols on the walls/so wealthy, if I ever dropped, the money soften the fall>>). Hanno un’occasione a testa anche Daringer, un tantino di pilota automatico in “Tyson Beck”, il solito cecchino The Alchemist per il racconto a tinte tragiche di “Long Story Short” e la combo composta da Sadhugold e Sovren nell’ottima “Fashion Rebel”, che ha barrette del calibro di <<I got away with a lot more than I got caught for, please believe/if killin’ this shit was a stat, facts, I’d lead the league>>. Infine, Denny Laflare: l’ennesima partecipazione che non passa inosservata, a maggior ragione quando – in “Servin” – consegna al padrone di casa e a Boldy James una minacciosa linea di piano che i due farciscono secondo i loro standard.

L’impressione è che in “Kiss The Ring” il potenziale di Rome Streetz venga valorizzato con la dovuta cura, in uno scambio alla pari che giova tanto alla carriera dell’artista, quanto agli interessi della label. E infatti l’uscita – per di più accompagnata dalle clip di “Heart On Froze” e “Non Factor” – fa per certi versi il paio con “Pray For Haiti” di Mach-Hommy, ovvero è ciò che serve a Griselda per completare la transizione da realtà familiare impostasi come termine di riferimento per la scena underground a etichetta vera e propria, rappresentata da un roster che – nelle mani dell’executive Westside Gunn – può fare cose parecchio significative.

Tracklist

Rome Streetz – Kiss The Ring (Griselda Records 2022)

  1. Big Steppa
  2. Heart On Froze
  3. In Too Deep
  4. Soulja Boy [Feat. Conway The Machine]
  5. Tyson Beck
  6. Destiny Child
  7. Blow 4 Blow [Feat. Benny The Butcher and Stove God Cooks]
  8. Ugly Balenciaga
  9. 1000 Ecstasy
  10. Armed & Dangerous [Feat. Armani Caesar]
  11. Cry Champagne
  12. Non Factor [Feat. Westside Gunn]
  13. Long Story Short
  14. Servin [Feat. Boldy James]
  15. Reversible???
  16. Fashion Rebel
  17. Kiss The Ring

Beatz

  • Camoflauge Monk: 1, 11, 12
  • Conductor Williams: 2, 3, 4, 7, 8, 9, 15
  • Daringer: 5
  • Denny Laflare: 6, 14, 17
  • Dj Green Lantern: 10
  • The Alchemist: 13
  • Sadhugold and Sovren: 16
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