Masta Killa – Selling My Soul
Il lungo percorso che conduce il Wu-Tang Clan dal suo esordio all’imminente celebrazione di una carriera ventennale è costellato di uscite che, specialmente nelle singole prove dei nove membri originari (otto dopo la morte di ODB), hanno ciclicamente frammentato e stravolto l’omogeneità artistica della crew proveniente da Staten Island: sia in un confronto orizzontale delle numerose incarnazioni del Clan (trovare una convergenza tra “Liquid Swords”, “Nigga Please” e “The Pretty Toney Album” è utopico), che nell’opposta prospettiva verticale (è il caso, emblematico, di RZA), il risultato appare approssimativo e disorganico.
Il discorso calza su misura alla traiettoria artistica di Masta Killa, ultimo a entrare nel gruppo così come a imbarcarsi nell’esperienza solista (addirittura undici anni dopo “Enter The Wu-Tang”), laddove all’eccellente “No Said Date” fanno seguito l’altalenante “Made In Brooklyn”, un “Live” di scarsa importanza e, appunto, “Selling My Soul”, che presenta l’mc sotto una luce inedita e quasi ne sovverte i principali tratti caratteristici – un po’ come accadeva a Ghostface Killah in “Ghostdini Wizard Of Poetry In Emerald City”, fermo restando che le analogie terminano qui. E’ proprio MK, difatti, a indicare l’album come un episodio a sé stante, sebbene connesso all’anima più Soul del Wu-Tang Clan; si tratta, onestamente, di argomenti che non riescono a sviare un giudizio comunque tiepido a prescindere dall’angolo d’osservazione: di fronte alla prevedibilità delle idee proposte non c’è esperimento isolato o deriva evolutiva che tenga, salvo ritrovare un protagonista in forma come mai prima e una schiera di beatmaker altrettanto ispirati.
Spiace dirlo, ma ciò non accade. Manca l’energia di un tempo, il taglio musicale non è affatto memorabile e in più di un’occasione, nonostante la durata sia abbastanza contenuta (trentasei minuti), è quasi inevitabile skippare oltre. “Wise Words”, ad esempio, è un pistolotto retorico e noioso su una strumentale che riprende “Be Alright” degli Zapp come già fece Dj Daryl per “Keep Ya Head Up” di 2Pac; “Soul & Substance” ha senz’altro un tiro migliore, ma il beat di Mediate Soul è soporifero come pochi; “Cali Sun” è un tuffo sconclusionato e svogliato nel sound west coast cui contribuisce, guarda caso, Kurupt. Gli spunti più interessanti affiorano allora quando il Rap imbecca toni meno dimessi, ovvero in “Food” (basta una cassa per riconoscere il solito 9th Wonder, però il pezzo è piacevole) e “Things Just Ain’t The Same“, oppure quando dalle strumentali, pur nella loro semplicità, riecheggia lo spirito mai sopito del Wu-Tang Clan (Inspectah Deck ci riesce con “R U Listening”).
Non aspettatevi sorprese, tuttavia, perché “Selling My Soul” ne è del tutto privo. A scanso di equivoci: siate o meno dei fan della fenice, il consiglio è di non acquistare a scatola chiusa.
Tracklist
Masta Killa – Selling My Soul (Nature Sounds/Royal Lion 2012)
- Skit
- Intro
- Soul & Substance
- R U Listening
- Things Just Ain’t The Same
- Part 2
- Cali Sun [Feat. Kurupt]
- What U See
- Food
- Skit
- All Natural
- Wise Words
- Divine Glory
- Skit
- Dirty Soul [Feat. Ol’ Dirty Bastard]
Beatz
- Allah Mathematics: 2, 11
- Mediate Soul: 3
- Inspectah Deck: 4
- PF Cuttin: 5
- Dash: 7
- Koolade: 8
- 9th Wonder: 9
- Jamel Irief: 12, 13
- Blackinati: 15
Bra
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