Homeboy Sandman – Kindness For Weakness

Voto: 3,5

Il tempo è tiranno, d’altro canto viviamo momenti sempre più caotici e capita sovente di non riuscire a rincorrere tutto ciò che si vorrebbe. Homeboy Sandman festeggia quest’anno i dieci anni dalla sua prima pubblicazione, l’EP di debutto “Nuorishment”, decade nella quale raramente Angel Del Villar II è rimasto con le mani in mano rivelandosi un artista particolarmente prolifico e richiesto, dato che dal momento della pubblicazione del capostipite dei suoi lavori possiamo contare sei dischi ufficiali, otto EP ivi includendo anche la doppia fatica in compagnia di Aesop Rock (“Lice” e “Lice Two: Still Buggin'”) e infine un mixtape, il tutto costituente un corposo curriculum per giunta rafforzato dalla notevole domanda per ottenere i suoi servigi su prodotti terzi. Da tempo c’era la voglia di arricchire il nostro archivio recensendo qualcuno dei suoi album, ma per un motivo o per l’altro l’occasione è sempre fuggita rimandando tutto alla classica prossima volta. Oggi, invece, cerchiamo di rimediare rivolgendo l’attenzione verso “Kindness For Weakness”, che è già sul mercato da una decina di mesi – trovandoci ancora una volta in colpevole ritardo nei confronti dell’mc newyorkese di origini dominicane.

L’album ci fa intuire diverse sfaccettature della personalità del suo autore, caratterialmente poliedrico proprio come il suo modo di fare Hip-Hop. Diversi pezzi pongono in contrapposizione serietà e spasso, c’è molta attenzione per la tradizione ma non manca mai la sperimentazione e sono ben comprensibili i tratti di una persona conscia delle problematiche che la circondano, che sa analizzare i propri sentimenti con razionalità, che crede fermamente nella propria indipendenza disinteressandosi di mondanità e superficialità assortite. Ne consegue una raccolta di brani di larghi orizzonti, realizzata attraverso una generosa carrellata di crediti già legati all’artista in passato, tra i quali si collocano Paul White, Jonwayne, Edan ed El RTNC, in aggiunta a partecipazioni straordinarie del calibro di Large Professor.

Scendendo nel particolare, partiamo volutamente da “Eyes”, il chiaro highlight della prima parte del lavoro. Il beat, cortesia del multi-talento di Georgia Anne Muldrow, si distingue per l’estrema consistenza del set di batteria e l’ipnotico loop, una composizione che non deve attendere molti ascolti prima di penetrare il cervello, peculiarità che si aggiunge all’irresistibilità del ritornello e all’ilarità generata a getto continuo dal testo e dal modo di esprimersi del protagonista, la cui immodificabile tonalità vocale lo fa sembrare uno di quei personaggi che fanno crepare dalle risate senza mutare mai l’espressione facciale. Il suo è uno humour non sempre immediato, ma quando arriva spacca in due ed è questo il chiaro effetto di passaggi esilaranti come <<now I keep it low key like a baritone/remind me of the time I got some pussy while my parents home/just trying to get a nut and go unnoticed/anything beyond that is a bonus>>.

Il diverso approccio metrico del disco salta immediatamente all’occhio nel primo quarto d’ora di svolgimento, sia l’appena menzionato brano che l’introduttiva “Heart Sings” propongono un flow ricco di pause e battute totalmente vuote, contrariamente a una “Real New York” che spiazza violentemente accelerando il registro in maniera vertiginosa, con Sand capace di mettersi alla prova con una batteria frenetica sopra la quale la sua dizione non teme problematiche dinanzi alla rapidità di pronuncia richiesta dalle varie sillabe. “Talking (Bleep)”, uno dei passi più interessanti del lavoro, vede un ottimo lavoro tecnico nello stare a tempo e nel fornire espressività al brano, il beat creato da Edan è chiaramente ispirato dalla libertà del Jazz e non è certo semplice da affrontare, tuttavia tra wah-wah, organetto e synth fantasmagorico escono variazioni d’animo che si ricollegano concettualmente al titolo dell’album, dando vita a sei brevi strofe di sicuro spessore interpretativo.

Quello del pezzo appena citato è un sottile equilibrio nel quale Homeboy Sandman conduce bene la sua partita, bilanciando idoneamente i suoi ingredienti caratteriali. Da questo punto d’osservazione, “Sly Fox” è un concept di notevole rilevanza, il lavoro metrico è di prima qualità dato l’impervio tempo proposto dal beat e il testo coglie il pretesto di un rapporto sentimentale per svelarele alcune difficoltà del protagonista nel trovare un legame solido, la lei in questione viene adeguatamente descritta a livello caratteriale (<<every now and then she lighten up/but then I do some shit that I don’t even mean to do that make her tighten up/like texting her too early in the morning when she still asleep/she asked me not to in a way that wasn’t too sweet>>) prima di smantellare del tutto la già precaria serietà del pezzo in maniera comica (<<oh the beat’s over…./but she plays soccer too, she’s hot!>>). “Seam By Seam” tratta invece l’argomento in maniera del tutto impegnata, evidenziando tra gradevoli giochi di assonanze un bisogno di completezza che sembra sfuggire con preoccupante puntualità. Molto intima, poi, è pure “God”, accompagnata da un delicato flauto, che apre verso le proprie convinzioni spirituali, qui esplicate dalla stessa persona che un paio di pezzi dopo attacca il brano intonando un buon compleanno in spagnolo…

La realizzazione, tuttavia, non sempre riesce a misurarsi adeguatamente con la qualità delle idee. “It’s Cold”, considerandone il solo potenziale, è una bomba che avrebbe fatto molto più rumore senza un’esecuzione del coro davvero scadente, perché l’idea del tema portante è messa giù bene (vedasi le similitudini dell’ultima parte), lo schema metrico a multiliner continua con variazione di suono di strofa in strofa funziona benissimo e il beat firmato da Large Pro è una vera chicca. “Earth, Wind, Fire, Water” propone una gradevole passerella di velocità metrica – yU spacca, come sempre – ma la produzione è assai caotica e poco consistente. “Speak Truth” poteva rivelarsi un’idea attraente data la reunion con Aesop Rock, salvo scoprire che né lui, né gli altri due ospiti – Kurious e Breeze Brewin – sono presenti nel pezzo ma solo nel coro, uno spreco che ha dell’assurdo.

La sommatoria delle impressioni suscitate da “Kindness For Weakness” determina comunque un lavoro ben più che soddisfacente, che vi consigliamo caldamente di recuperare qualora non aveste avuto – come noi – l’opportunità di approfondirlo prima d’ora. E’ un disco che invoglia a saperne di più dello spessore artistico del suo autore, pertanto, quando il tempo cesserà di essere tiranno, non esiteremo a cogliere l’occasione per tuffarci in un doveroso riesame dei suoi lavori passati.

Tracklist

Homeboy Sandman – Kindness For Weakness (Stones Throw Records 2016)

  1. Heart Sings
  2. Eyes
  3. Real New York [Feat. I Am Many]
  4. Seam By Seam [Feat. Until The Ribbon Breaks]
  5. It’s Cold [Feat. Steve Arrington]
  6. Talking (Bleep)
  7. Gumshoe
  8. Keep It Real [Feat. Mystro]
  9. Earth, Wind, Fire, Water [Feat. yU, Tah Phrum Duh Bush and Shad]
  10. Funhouse
  11. Sly Fox
  12. God
  13. Nonbelievers
  14. Speak Truth [Feat. Kurious, Breeze Brewin and Aesop Rock]

Beatz

  • Jonwayne: 1
  • Georgia Anne Muldrow: 2
  • 2 Hungry Bros: 3
  • Until The Ribbon Breaks: 4
  • Large Professor: 5
  • Edan: 6
  • RJD2: 7
  • Nin Vibe: 8
  • V-Man: 9
  • Eric Lau: 10
  • Paul White: 11, 12
  • El RTNC: 13
  • J57: 14
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