House Of Pain – Same As It Ever Was
Dopo i fasti della gettonatissima “Jump Around”, gli House Of Pain erano attesi a una seconda prova che non sempre riesce a tenere fede alle alte attese generate attorno al seguito di un grande successo come fu “Fine Malt Lyrics”, con il serio rischio di sfornare quello che spesso si rivela essere un sequel dell’originale piuttosto che una prova a sé stante. Pericolo, nei fatti, scongiurato: alcuni dei principi sonori di quel primo disco sono rimasti intatti anche in “Same As It Ever Was”, dotato di suoni scuri, trombe spezzate e rielaborate, campioni ossessivi in pieno stile Soul Assassins (Dj Muggs è meno presente, ma decisivo), ma fioriscono contemporaneamente maggiori personalizzazioni da parte di Dj Lethal, che proprio da qui comincia a delineare uno stile produttivo di gusto Blues/Jazz che avrebbe avuto la sua apoteosi in “Truth Crushed To Earth Shall Rise Again”.
Il giusto compromesso tra il mantenimento di una parte del vecchio stile e l’innovazione è stata la chiave del successo di questo secondo sforzo, nel quale il sodalizio tra la cupezza dei suoni e le rime di Everlast (Danny Boy è sempre marginale) è ancora forte e sfocia nella realizzazione di nuovi classici (rimasti però underground) come “On Point”, ancora oggi una delle migliori prestazioni al microfono del sempre minaccioso rapper, “I’m A Swing It”, linea di basso killer e sample azzeccatissimo che arriva in crescendo, “It Ain’t A Crime”, intelligente rielaborazione del beat di “This Is Compton” dei CMW che ci regala un Everlast in veste (allora) inedita di storyteller, la grandiosa “Who’s The Man”, già presente nella colonna sonora dell’omonimo film qui giustamente inclusa, al contrario dell’ottima “Legend”, estromessa e rimasta inspiegabilmente un singolo a sé.
Ottima la scelta di prendere una produzione esterna per variare il risultato finale, con un Diamond D in forma smagliante a regalare una gemma quale “Word Is Bond”, come anche l’idea di pescare suoni diversi dal passato con l’interlude “All That” e “Where I’m From”, nelle quali dominano corde pizzicate e fiati. Per ascoltare l’album al meglio è comunque necessario avere un impianto che tenga bene i bassi, pena il rischio di non riuscire ad apprezzare le linee pesanti di “Keep It Comin'”, “Over There Shit” e dell’introduttiva “Back From The Dead”, la quale avverte in maniera simbolica che gli House Of Pain, dati per morti dopo il successone di due anni prima, sono qui per restare.
Un lavoro dunque ben riuscito, che prevedibilmente non ha bissato i successi commerciali dell’esordio ma ha potenziato l’immagine onesta e il rispetto nei confronti degli House Of Pain all’interno di un movimento molto difficile da penetrare per tre ragazzi bianchi che avevano appena fatto saltare l’intero globo.
Tracklist
House Of Pain – Same As It Ever Was (Tommy Boy Music 1994)
- Back From The Dead
- I’m A Swing It
- All That
- On Point
- Runnin’ Up On Ya
- Over There Shit
- Word Is Bond [Feat. Diamond D]
- Keep It Comin’
- Interlude
- Same As It Ever Was
- It Ain’t A Crime
- Where I’m From
- Still Got A Lotta Love
- Who’s The Man
- On Point (Lethal Dose Remix)
Beatz
- Dj Muggs and The Baka Boys: 1
- Dj Lethal: 2, 3, 4, 9, 12, 13, 14, 15
- Dj Muggs: 5, 6, 8, 10
- Diamond D: 7
- Dj Lethal and Dj Muggs: 11
Scratch
All scratches by Dj Lethal
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