Achille Idol – Immortale
Achille Lauro, romano, classe ’90, professione idolo, ma anche rapper (che nel 2014 è un po’ come usare due sinonimi). Figura paradigmatica di una nuova generazione di artisti legati in maniera ossessiva (e a volte anche preoccupante) al proprio personaggio, Achille ha numerosi difetti e alcuni importantissimi pregi che non devono essere ignorati. Andiamo con ordine, posponendo l’eventuale analisi sul personaggio e soffermandoci sui meriti e demeriti del Nostro.
Il disco, pubblicato da Roccia Music, è una raccolta di brani che prendono in considerazione due principali attitudini: quella più swag/tamarra e una sorta di storytelling legato in qualche modo a un vissuto piuttosto intenso (non voglio usare il termine gangsta perché è più fuorviante che altro). Ovviamente, è una questione di gusti scegliere quale delle due direzioni sia la più interessante, ma ci sono almeno un paio di osservazioni oggettive da fare sulla tecnica di Achille L. Ben lungi dall’essere un incapace (mi prendo tutta la responsabilità della cosa), Achille non ha inventato assolutamente nulla e basa il suo scrivere su dei versi molto ermetici, con quelle tipiche linee prive di passaggi intermedi e preposizioni, mettendo spesso in conclusione dei termini più o meno nazionalpopolari che riassumono il concetto espresso: nulla di nuovo, appunto. La cosa particolare è che Achille questa costruzione la esaspera, infilandola praticamente ovunque, rendendosi non sempre immediatamente comprensibile (qualcuno mi deve ancora spiegare su una panca a re) e generando però nell’ascoltare più e più volte la sensazione che ci sia più del singolo termine utilizzato.
Sfortunatamente, questo è anche il punto debole del Rap di Achille. Mi spiego: finché si tratta di non esprimere il minimo concetto e suonare in maniera aggressiva e sensuale (il connubio scelto è una cosa molto figa, anche se posso capire perché non convinca gli appassionati di delivery e fotta…) va tutto liscio, i brani o scorrono via in maniera indolore (esclusi i featuring, su cui torneremo poi) o addirittura colpiscono nel segno. Questo è il caso della coppia di canzoni che aprono il disco (con ottime musiche interamente affidate al buon Luca Pace aka The Night Skinny), “G” e “Contromano”, come dei due singoli killer “Real royal street Rap” (con un Marra in gran forma, anche se personalmente ho il dubbio che si limiti a interpretare bene un testo scritto da Achille – altrimenti sarebbero incredibili le sue capacità mimetiche) e l’ottima “No Twitter“. Ora, intendiamoci, sono brani che non dicono assolutamente nulla, ma o hanno dei beat adatti (specie quelli di TNS e Frenetik) o un incedere sul ritmo che funziona, nonostante si tratti spesso di versi con chiusura fulminea e dove l’incastro è assente (ma occhio, in “G” e “Contromano” si può scorgere un grande talento nel fare il Rap, a livello di flow). Quelli sono i brani che, se da una parte possono irritare buona parte dei lettori di RapManiacZ, dall’altra riescono a far emergere ciò che può davvero rendere Achille una roba a sé (fuori e dentro la scena).
Sull’altro versante vengono però schierati anche brani molto deboli come “Las Vegas” (con il featuring di uno dei peggiori mc’s mai ascoltati in vita mia, Nigga Dium) e “Insalatiera”, con il buon Noyz Narcos che riesce puntualmente a lasciarmi indifferente nonostante il plauso generale della maggioranza. Qui, a dare problemi sono i beat: volgari, sintetici e senza una costruzione interessante. E forse anche la mancanza di quell’ironia che salva i brani di cui sopra. Quando poi, invece, ci si getta nel mondo della profondità, iniziano proprio i guai: prendete tutte le tracce, dalla prima all’ultima, e fate un tentativo nel capire esattamente cosa si stia dicendo. Trincerato dietro a una complessità formale che ammazza ogni anelito di significato, Achille parla tantissimo senza dire nulla su brani con beat noiosi e ritornelli cantati alla membro di segugio (aka cazzo di cane), come nella raccapricciante “Rich forever” o in “Nessuno” (col mio rapper spreferito di sempre, lo straordinario Gemitaiz, che non andrebbe arrestato per spaccio ma per cattivo Rap), così come “Ghost” e “Lost for life”.
Credo in sostanza che una semplificata alle liriche, una costruzione migliore, una durata inferiore e dei beat differenti avrebbero reso giustizia a questi ventidue brani (quello con Coez ad esempio ha del potenziale, ma la sua durata porta fisiologicamente alla noia), ma è altrettanto vero che forse avremmo avuto un altro disco di un altro rapper. Che dire, dunque? Achille non ha fatto un bel disco, ha le idee confuse e non sa costruire belle canzoni, perciò il giudizio è negativo; in virtù del buono che ho sentito, tuttavia, rientra nella lista di coloro che potrebbero davvero fare ottime cose in futuro, indipendentemente dalle pose che si ostina ad assumere e dal genere affrontato. E spero che nessuno mi linci per il mio ottimismo.
Tracklist
Achille Idol – Immortale (Roccia Music 2014)
- Dio disse
- G
- Contromano
- Tu che ne sai
- Real royal street Rap [Feat. Marracash]
- Scelgo le stelle [Feat. Coez]
- Las Vegas [Feat. Nigga Dium]
- Ghost
- Lost for life
- No Twitter
- Nessuno [Feat. Gemitaiz]
- Groupie
- Drink lungo [Feat. Read e E. Caputo]
- Santana
- Insalatiera [Feat. Noyz Narcos]
- Rich forever [Feat. Sonia Margot]
- Macedonia
- Bear grylls
- Pantaloni verdi [Feat. Rasty Kilo]
- Super Quark
- Trainspotting – good rmx
- Motorini rmx [Feat. Simon P]
Beatz
- 3D: 1, 14, 16, 21
- The Night Skinny: 2, 3
- Banf: 4, 6, 9, 11, 15
- Ackeejuice Rockers: 5
- Frenetik: 7, 10, 12, 18
- The Ceasars: 8
- 3D e Depha: 13
- Depha: 17
- Dr. Cream: 19
- Dogslife: 20
- Shablo: 22
Jonathan
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