Aesop Rock and Tobacco – Malibu Ken
Ce ne occupiamo nel pieno dell’estate, non essendoci riusciti prima. Rimediamo col favore del relax, sebbene “Malibu Ken” – pubblicato lo scorso gennaio – si riveli subito un disco poco affine a spiagge, mojito e calura notturna; o meglio: l’interazione tra Aesop Rock e Tobacco, entrambi dotati di una personalità artistica di dimensioni debordanti, è per definizione immune a categorie e stagionalità, essendo l’uno e l’altro allergico a qualsivoglia compromesso con un’industria musicale abituata a operare attraverso schemi rigidissimi.
Che non sia il caso dei trentacinque minuti allestiti dal duo è dunque un dato desumibile perfino a scatola chiusa; fermo restando che non è semplice, neppure procedendo per esclusione, stabilire con esattezza le coordinate di un’operazione che nella spirale dell’acido desossiribonucleico ha incise originalità e bizzarria. Nel caso di Ian Bavitz, che su queste pagine è apparso con una certa frequenza, dovreste saperlo già; viceversa, il nome Thomas Fec potrebbe suonarvi del tutto sconosciuto – io l’ho perso di vista dopo la breve parentesi in casa Anticon (vedi “Fucked Up Friends” e “Maniac Meat”). Rimediamo in una manciata di righe: l’artista è voce e autore dei Black Moth Super Rainbow, band della Pennsylvania che si muove tra – riassumo senza tanti ricami – Elettronica, Rock e psichedelia, ma in parallelo lo ritroviamo da più di dieci anni nei panni (solisti) di un beatmaker vero e proprio, avvezzo a mischiare Hip-Hop e sintetizzatori con un tocco molto soggettivo.
Nel caso in esame, si presenta armato di sole macchine analogiche, impegnato in una prova dall’anima retro-futurista che non strizza l’occhio né al passato prossimo dei Mantronix né a quello più recente degli Hangar 18. Punto sul quale occorre essere diretti: il contributo del produttore potrebbe non incontrare i gusti di tutti, essendo lontano anni luce da ciò che ascoltiamo abitualmente. Tobacco opta infatti per una trama melodica che non ha nulla di ortodosso, scandita sì da tempi in quattro quarti e tuttavia densa di synth e set di batteria riferibili al decennio d’oro del Rock Elettronico: le tastiere di “Save Our Ship”, l’effettistica di “Dog Years” e le distorsioni di “1+1=13” sigillano l’estetica di “Malibu Ken” in un percorso a sé stante, ambientazione che comunque fa il paio con l’astrattismo lirico dell’mc originario di Northport.
Rispetto all’eccellente “The Impossible Kid”, uscito nell’aprile di tre anni fa, Aesop mitiga i toni dell’introspezione e si districa in sostanza tra storytelling (in prima persona o meno) e flussi di coscienza – come di consueto – non sempre agevoli da decrittare. In generale, nell’album prevale un humor a tinte scure, spesso corredato da un immaginario grottesco e ripugnante: così per il primo estratto video, “Acid King”, soprannome del diciassettenne Ricky Kasso, il quale proprio a Northport assassinò brutalmente un coetaneo – a suo dire con lo zampino di Satana e per l’opinione pubblica con la nefasta concausa dell’Heavy Metal. Il Nostro ricostruisce l’episodio con la solita inventiva (ecco come inquadra il periodo storico: <<here’s ‘84: Mary Lou Retton, Excitebike, AIDS, Jeopardy!/wake up the Orwell in me>>) e una scrittura dotata di dignità letteraria; aggiungete una strumentale sinistra, ossessiva, e il risultato sarà un brano di fattura pregevole.
Altrettanto vivida è la descrizione tutt’altro che indulgente di una condizione fisica (<<the pizza face is pepperoni, carbuncle and caper/I’m bunions and contusions, bumps, lumps and bruises/discoloring and other things I can’t reach with the loofah>>) e relazionale (<<one plate, one fork, itty-bitty lamp/I would offer you a drink, but I literally can’t/it feels like you’re camping when you’re sitting on the can/where the crib has always simulated living in a van>>) che in “Tuesday” è specchio di uno stato di isolamento e profondo senso d’inadeguatezza; temi sfiorati anche nel singolo numero due, l’introduttiva “Corn Maze”.
Come detto, però, una fetta consistente di “Malibu Ken” dà libero sfogo all’estro sconfinato del rapper e alle sue elucubrazioni mentali, ostiche come un Cubo di Rubik. Riassumere il canovaccio di “Save Our Ship”, dare una lettura univoca alle citazioni di giochi di prestigio che abbondano in “Sword Box” (nel mezzo ci scappa anche una battuta sull’Hip-Hop: <<pull a rabbit from a Stetson as a rapper/though it’s basically the same exact profession>>) e penetrare la malinconia di “Purple Moss” è quindi un compito abbastanza impegnativo; conseguentemente, suggerisco di gustare anzitutto l’enorme classe con cui Aesop Rock incastra rime e traccia abbinamenti metrici, esercizi nei quali non è mai stato secondo a nessuno.
Magari partendo da qui, un po’ per volta “Malibu Ken” svelerà i pregi di un progetto che richiede dosi ingenti di pazienza e partecipazione, mostrando il valore di un connubio che non si esaurisce nella propria atipicità. Tentar non nuoce.
Tracklist
Aesop Rock and Tobacco – Malibu Ken (Rhymesayers Entertainment 2019)
- Corn Maze
- Tuesday
- Save Our Ship
- Sword Box
- Dog Years
- Acid King
- Suicide Big Gulp
- 1+1=13
- Churro
- Purple Moss
Beatz
All tracks produced by Tobacco
Bra
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