Aesop Rock – Spirit World Field Guide
C’è tutto il fascino di quel punto interrogativo. Artisti diversi, per loro intrinseca natura, sollevano domande differenti in chi si appresta a concedere la propria attenzione. Certo, non è una prerogativa assoluta, ma spesso – parlando di Rap – possiamo almeno sperare in un semplice cosa; quando il livello si alza, entra in gioco anche il come. Perché, si sa, c’è modo e modo per raccontare qualcosa. E poi ci sono quei casi isolati e molto più rari, che possiamo definire quasi speciali. Quelli del dove. Quelli che ti spingono a chiederti e questa volta dove diavolo ci porterà? Insomma, quelli come Aesop Rock che, per quanto l’ultimo viaggio possa essere stato figo (e i giri assurdi nel suo album dei ricordi di certo non mancano), non ti trascinano mai due volte nello stesso luogo.
Alla guida di una parabola tanto imprevedibile quanto improbabile, nella sua fase post “None Shall Pass” il nostro è arrivato a sfiorare (senza mai intersecare del tutto) le pareti dell’ambulacro che argina le correnti del mainstream. Ai tempi di “The Impossible Kid” – che pare l’altro ieri, ma il calendario dice che sono già trascorsi quattro anni e mezzo! – tracciando la mia personale top 3 del 2016 parlavo di musica dal sottosuolo divenuta commestibile per tutti e non solo per i vermi. Nessun dumb down per coccolare l’accidia di chi, premendo play, ama mettere le pantofole al cervello, ci mancherebbe. Più semplicemente, la possibilità di assimilare appieno tutto ciò che transita in cuffia in tempo reale, senza dover per forza passare prima ogni strofa attraverso i rotori di una macchina Enigma.
La stessa immediatezza la ritroviamo in qualità di interlinea anche tra i capitoli di “Spirit World Field Guide”; una sorta di Virgilio che ci accompagna attraverso quel refugium peccatorum in passato solo suggerito alle – e, di riflesso, dalle – cellule a griglia del nostro cerebro. Siamo invitati per la prima volta ad andare oltre quei cancelli (“The Gates”), là dove le ansie di Aesop Rock vestono i panni del Grande Architetto e danno origine a piccole creature iridescenti, presenze intrise di rancore e melodici frammenti dalla consistenza gommosa con un’anima a 16 bit. E’ un viaggio da fermi che nasce da altri viaggi. Di quelli veri. Perù, Cambogia, Thailandia; senza un palco nella destinazione né un microfono nella valigia. Un po’ come avvenne dopo la sua fuga da New York. Lontano da tutto e da tutti, il signor Bavitz, pur consapevole delle possibili ripercussioni negative (“Kodokushi”), trova il proprio agio e la sua penna riprende a respirare.
Inutile soffermarsi di nuovo sulla pulizia tecnica delle sue strofe, storicamente appaganti ai sensi quanto – e torniamo all’influenza delle cartucce a 16 bit – uno speedrun su un quadro di “Super Mario World”. Ciò che veramente dà peso all’arte di Aesop Rock è la teatralità che infonde anche ai momenti più trascurabili. Puoi aspettarti che un rapper parli di paranoia, meno che lo faccia attraverso gli occhi di Fido che abbaia istericamente alla porta in piena notte, dopo aver sentito un rumore all’esterno come nel caso di “Dog At The Door” (<<feet on leaves/uh, it’s probably a cat/might be a guy with an ax/might be a trap, shit, it’s probably a trap/might be a possum in the trash/it’s probably a trap>>). In “Button Masher” si mette a ritagliare un’astronave dal cartone; “Flies” lo vede alle prese con alcuni odiosi moscerini della frutta (<<flies buzz around the sink/lunch on crumbs, fuck y’all think/everything was fine, not a single peep/it happened overnight, must’ve been the açaí>>), mentre in “Side Quest” si lancia in una sfida di equilibrismo lirico su terreni dai tempi impervi. L’assurdo coniugato alla prassi si conferma essere il suo pantone preferito.
Il cuore musicale di “Spirit World Field Guide” si alimenta della stessa linfa (fatta in casa), a base di synth e schitarrate, che ossigenava i ventricoli del bimbo impossibile. Un trademark – ma non l’unico – dell’ex jukie, che fino all’ultimo non sai mai cosa metterà in scena, né con quali parole andrà a chiudere quell’assurda barra che stai ascoltando (a tal proposito: a chi diavolo verrebbe mai in mente di appaiare <<sacred valley balance>> a <<omega fatty acids>>?!). Dopo oltre vent’anni di passerella, Aesop Rock tratta ancora il vocabolario come fosse uno dei suoi animaletti. Lo tiene al guinzaglio e lo porta regolarmente a passeggio, mostrandolo con sincero orgoglio ai passanti che lo notano. Lo ripeto: oltre vent’anni! Stesso amore, stesso rispetto. E vi pare poco?
Tracklist
Aesop Rock – Spirit World Field Guide (Rhymesayers Entertainment 2020)
- Hello From The Spirit World
- The Gates
- Button Masher
- Dog At The Door
- Gauze
- Pizza Alley
- Crystal Sword
- Boot Soup
- Coveralls
- Jumping Coffin
- Holy Waterfall
- Flies
- Salt
- Sleeper Car
- 1 To 10
- Attaboy
- Kodokushi
- Fixed and Dilated
- Side Quest
- Marble Cake
- The Four Winds
Beatz
All tracks produced by Aesop Rock except track #14 by Hanni El Khatib and Leon Michels with the additional production by Aesop Rock
Scratch
All scratches by Dj Zone
li9uidsnake
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