Bassi Maestro – Mia maesta’
Parlare di Davide Bassi è quasi come parlare dell’Hip-Hop italiano tutto, nel senso che è difficile scindere l’uno dall’altro: attivo dalla fine degli anni ottanta, la sua carriera solista – al netto di un paio di demo (“Furia solista” e “Bastian contrario”), EP, mixtape e progetti collaborativi vari – conta ben dodici titoli ufficiali pubblicati nel corso di oltre vent’anni, ovvero da “Contro gli estimatori” a “Mia maestà”. Si tratta di un percorso numericamente da record, in grado di riassumere pregi, difetti, vezzi, vizi e tic di un genere musicale che ha vissuto numerose fasi transitorie e oggi è alle prese con un riassestamento su cui ritengo sia prematuro tracciare un bilancio definitivo; dal canto suo e a seguito di un lustro durante il quale non s’è certo risparmiato (“Stanno tutti bene”, “Guarda in cielo”, il lancio di una serie in streaming, una nuova label, diversi tape in free download…), Busdeez si posiziona nella sua personalissima comfort zone con un’operazione che rispecchia gli alti e i bassi dei suoi album precedenti, spesso genuini, viscerali, sinceri, tuttavia fin troppo omogenei e sforniti di grandi sorprese – fanno eccezione “Musica che non si tocca” e “Per la mia gente”, non a caso realizzati l’uno con Dj Shocca e l’altro con Ghemon e Marco Polo.
Che “Mia maestà” abbia un peso specifico consistente, al di là dei sessantacinque minuti di durata della versione iTunes, lo si capisce fin dalle battute iniziali grazie a un dittico (“Ridefinizione” e il singolo “Metà rapper metà uomo”) che prima reclama i meriti acquisiti (<<unisco generazioni come i blocchi di Lego/non blocchi il Diavolo in me, quando ringrazi prego/…/ho milioni di barre, tu hai fatto una strofina/l’autolavaggio è il tuo futuro, bro, strofina>>) e poi riduce le distanze tra vita quotidiana e artistica (<<diviso da una scure tra famiglia e lavoro, tra voi e loro/non trovo il suono, sono abbagliato dai tuoi dischi d’oro>>). Il tema, però, ritorna con minime variazioni già nei due brani successivi, “Ancora in giro” e “Fottuto O.G.”, saturando subito il capitolo autocelebrazione & orgoglio; stesso discorso per “Poco cash” e “$$$”, che hanno registri differenti ma in sostanza originano dal medesimo spunto.
L’impressione è che la tracklist andasse un po’ sfoltita e mi riferisco tanto ai potenziali doppioni quanto alle sviste più macroscopiche. Penso ai quattro skit di cui si poteva fare a meno, ai cori imperdonabili (“L.B.D.L.”) e alle collaborazioni di Vegas Jones, Gemitaiz (su quel beat arranca!) e CdB (hanno anche la sfiga di ricevere il microfono da un Nitro che va a doppia velocità e se ne viene fuori con barre tipo <<vale tudo, nulla è condannato/sarò nudo e crudo come Joe D’Amato>>: blow!). Non aiuta, purtroppo, un impianto musicale cui manca un tratto comune, gestito per intero da un Bassi Maestro che alterna prove convincenti a strumentali poco ispirate; rientrano nel secondo insieme “Fottuto O.G.”, “Gesù Cristo” e la seconda metà di “Poco cash”, che emulano il sound del momento con risultati rivedibili, così come “Ancora in giro” e “Sorry”, per le quali sono stati selezionati due sample abbastanza noiosi.
E’ altrove, allora, che si rinvengono le note positive di “Mia maestà”. Nella leggerezza di “Non muovono il collo”, ad esempio, con Cock Dini e Fabri Fibra su una base che fa il verso alla vecchia scuola; nell’onestà di “Sorry” (<<mi spiace per le mosse semi-commerciali/ho calcolato male i miei piani/dovrei saperlo bene che le cose non funzionano fatte a metà/o rappresenti il male o resti nella tua città/…/mi spiace per i synth programmati male/per le marchette, per le strofe un po’ a cazzo di cane>>); nelle parole semplici e dirette di “Nessuno può togliermi quello che ho” e in quelle appassionate di “Un’altra specie”; nelle formule infallibili della posse track “Benvenuti a Milano”; nelle punchline di “Rock on” (<<mi sa che la tua mamma poteva evitarci il parto/mi sa che dici cose che ha detto il tuo amico al parco>>).
L’incostanza e la prolissità da un lato, l’esperienza e l’amore incondizionato per l’Hip-Hop dall’altro; sono questi, sintetizzando, i due estremi che delimitano il perimetro dell’ultimo disco di Bassi Maestro e, fermo restando il rispetto per una figura apicale quale la sua, accodarci in silenzio agli applausi per partito preso proprio non rispecchia il nostro modo di fare. Ne consegue il consiglio di ascoltare “Mia maestà” moderando le aspettative, perché non è il colpo di coda di un indiscusso veterano né la rivincita della tradizione durante il periodo di massima diffusione di generi ibridi e non sempre inquadrabili con definizioni esatte; è Bassi Maestro e tanto basta, a prescindere da gusti e opinioni.
Tracklist
Bassi Maestro – Mia maestà (Com Era Records 2017)
- Ridefinizione
- Metà rapper metà uomo
- Alle poste (skit)
- Ancora in giro
- Fottuto O.G.
- Non muovono il collo [Feat. Fabri Fibra]
- Poco cash [Feat. Vegas Jones]
- Alla radio (skit)
- Sorry
- Solo un altro inverno [Feat. Gemitaiz]
- Nessuno può togliermi quello che ho
- Social man pt. 1 (skit)
- Prendi tutto [Feat. Nitro e CdB]
- Gesù Cristo
- $$$
- Benvenuti a Milano [Feat. Lazza, Lanz Khan, Pepito Rella e Axos]
- Social man pt. 2 (skit)
- Un’altra specie
- L.B.D.L.
- Shhh! (bonus track)
- Rock on (bonus track)
- Shhh! (instrumental) (bonus track)
Beatz
- Bassi Maestro: 1, 2, 4, 5, 6, 9, 11, 14, 15, 18, 19, 20, 21, 22
- Bassi Maestro e Boston George: 7
- Bassi Maestro e Loop Therapy: 10
- Biggie Paul: 13
- Bassi Maestro e K-Sluggah: 16
Scratch
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