Beans – End It All
Un anno e mezzo dopo il ritorno neanche troppo antipop del Consorzio per quello che probabilmente potrebbe essere l’ultimo respiro musicale della congrega tutta unita, ovvero il leggermente insipido ma tutto sommato soddisfacente “Fluorescent Black”, Beans, senza dubbio il membro più prolifico della compagnia, torna a coltivare il suo smisurato ego con “End It All” accasandosi alla fattoria Anticon dopo anni di onorata carriera marchiata Warp. Perché parlo di smisurato ego? Semplicemente perché Beans (e oramai dovremmo conoscerlo bene) non si è mai discostato dalle tematiche proprie del Consortium e da dieci anni non fa che ripeterci quanto sia meglio di te, più fresh di te, più stiloso di te, più tecnico di te, più ben vestito di te e quanto tu sia wack e falso e quanto tu, e dico tu, sia incapace di tenere in mano il microfono. Oltre a vestirti malissimo.
C’è qualcosa di male? No, perché Beans non si ferma a facili proclami ma dimostra concretamente ciò che dice. Che Robert Stewart sia un paroliere con la P maiuscola è assodato, inutile spiegare come pochi altri siano capaci di domare il beat alla sua maniera e come quasi nessuno sia capace di risultare geniale andando fuori tempo o interrompendo una barra a metà battuta e ricominciandone un’altra che-incredibilmente-risulterà-a-tempo-con-tutto-il-resto-senza-aver-perso-il-filo-del-discorso. Questo è lo stile di Beans e potrà pure schifare, annoiare, causare movimenti innaturali del collo, ma è il suo stile e nessun cretino potrà andare a dissentire di persona con l’mc in questione, che non perderebbe occasione di dimostrare, come da dieci anni a questa parte, quanto lui sia più fresh, stiloso, tecnico e tu wack – ecc…
Per potersi concentrare ancora di più sul culto della sua persona, Beans non preme un solo tasto in tutto il disco, affidando l’intera produzione a nomi mica da ridere del calibro di Nobody, Four Tet, Tobacco, Son Lux, Dan Bitney e non solo. Insomma, Beans è Beans e come al solito ti spacca il culo senza se e senza ma, la lista dei produttori è allettante, i presupposti per sbavare ci sarebbero tutti, però “End It All” non è proprio un capolavoro e rimanda a chissà quando il grande lavoro che Bob potrebbe realizzare se facesse fruttare tutte le potenzialità che possiede. “End It All” dura poco più di mezz’ora, con una media matematica di due minuti a traccia, il che se da un lato aumenta la scorrevolezza del disco, dall’altro lascia poco spazio all’evoluzione e allo sviluppo delle idee messe in campo, conferendo all’insieme un vago sentore da mixtape, da raccolgo un po’ di materiale di gente brava che stimo e ci rimo sopra.
Comunque, nonostante i grandi e numerosi nomi coinvolti, il problema di fondo non è nemmeno quello dell’omogeneità musicale del progetto, poiché anche stavolta il denominatore comune è l’Elettronica, da quella minimale di Nobody in “Death Sweater” e Son Lux in “Blue Movie”, a quella più stratificata di Ade Firth nella brillante “Superstar Destroyer” o di Tobacco che, tanto per cambiare, spruzza acidità in lungo e in largo in “Glass Coffins”. Rimane invece l’amaro in bocca per alcuni episodi cui si sarebbe potuto dedicare più tempo e ricerca per superare la barriera dell’autocompiacimento per il solo fatto di aver trovato una buona idea: gli studi percussivi buttati giù dai Bumps (progetto del batterista dei Tortoise Dan Bitney, uscito sotto Stones Throw) su “Electric Eliminator” sarebbero potuti andare ben oltre i due minuti del break sconnesso, così come in “Mellow You Out” l’ospitata di Tunde Adebimpe dei TV On The Radio non va oltre qualche coretto e qualche eco chiuso nei soliti due minuti di cui sopra, con Beans che tra l’altro dimostra un limite tecnico non da poco, quello di possedere un flow poco adattabile alle situazioni, troppo robotico e poco flessibile, come evidenziato anche nei 53 secondi firmati Four Tet di “Anvil Falling” o in “Hunter”.
Quest’ultimo aspetto non fa che confermare quanto “End It All” sia un disco frettoloso; e non solo per la sua breve durata, che non è necessariamente un difetto, bensì per la presenza di troppi vuoti, troppi aspetti poco studiati i quali non fanno che alimentare una continua sensazione di incompiuto. In ogni caso, la qualità è qualità e la sufficienza è ampiamente giustificata.
Tracklist
Beans – End It All (Anticon Records 2011)
- Superstar Destroyer
- Death Sweater
- Glue Traps
- Electric Eliminator
- Electric Bitch
- Glass Coffins
- Blue Movie
- Mellow You Out
- Air Is Free
- Forever Living Fresh
- Anvil Falling
- Hardliner
- Hunter
Beatz
- Ade Firth: 1
- Nobody: 2
- Four Tet: 3, 11
- The Bumps: 4
- Sam Fog: 5
- Tobacco: 6
- Son Lux and Nedelka Prescott: 7
- In Flagranti and Tunde Adebimpe: 8
- In Flagranti: 9
- That Kid Prolific: 10
- Fred Bigot: 12
- Clark: 13
agent.org
Ultimi post di agent.org (vedi tutti)
- Hail Mary Mallon – Are You Gonna Eat That? - 19 Luglio 2011
- Shabazz Palaces – Black Up - 19 Luglio 2011
- Danny Brown – The Hybrid - 2 Maggio 2011