Beneficence & Jazz Spastiks – Summer Night Sessions
Al fine di rintracciare con sufficiente precisione le vicissitudini di Beneficence (che abbiamo avuto il piacere di intervistare un paio d’anni fa), è necessario perforare un’ulteriore stratificazione dell’Hip-Hop più sotterraneo: una casistica del tutto singolare, la sua, partita con un primo singolo registrato agli albori degli anni ’90, per poi ritrovarsi a firmare il primo album ufficiale solo a metà del decennio successivo, conseguente al parziale accantonamento di una carriera divenuta più continua nella traiettoria meno giovane, percorrendo un tracciato del tutto inverso rispetto alla consuetudine di tantissimi altri colleghi di pari età, oggi più o meno longevi ma dal passato senz’altro più noto. Da un lato, Rahim Muhammad c’è sempre stato e nel New Jersey è riconosciuto per aver rivestito un ruolo pionieristico a favore della realtà locale, dall’altro, gli otto LP pubblicati negli ultimi diciannove anni costituiscono una dimostrazione di durevolezza più che rispettabile, nonostante l’esclusione dal boom di una golden age nella quale l’artista avrebbe senz’altro potuto dire la sua.
La purezza nell’amore per la musica è il concept principe di “Summer Night Sessions“, il quale presenta diverse similitudini progettuali rispetto ai più recenti lavori dell’mc, andando a confermare un senso di possibile conoscenza aprioristica – a cellophane intonso – del prodotto, una caratteristica chiaramente insita nella marcata identità di una figura che, a onor del vero, ha costantemente confezionato del buon Rap senza rischiare particolari uscite dal suo seminato. Pure stavolta, infatti, ritroviamo un format medio/lungo, una scaletta costruita sulla presenza di una moltitudine di ospiti e un numero esiguo di tracce soliste, testi impostati sul revivalismo citazionale dell’epoca d’oro e la preservazione dei veri valori della Cultura, nonché – di questo va dato atto – un forte intuito per cogliere beat infettivi e reminiscenti delle condizioni climatiche di quei tempi durante i quali la costa est soleva dominare il globo. La variante determinante è dunque costituita dalla partnership coi sottovalutati Jazz Spastiks, due scozzesi titolari di una possente attrattiva verso quel pertugio settoriale del quale sono oggi considerati veri specialisti, come pure di un’estetica fuori dai canoni per tutto il senso di semplicità e giocosità che la stessa riesce a emanare, concatenandosi alla perfezione al profilo non troppo appariscente che contraddistingue il Nostro.
Coconut Delight e Mr. Manyana (li si ama istantaneamente anche solo per i nickname, oltre che per la propensione a farsi foto promozionali nei parchi giochi mentre utilizzano macchinari che potrebbero essere della Fisher Price) risultano infatti imprescindibili per il buon esito dell’album, cui forniscono un suono ricco e profondo, ingegnato con metodicità e cura per il dettaglio nel suo spargere colori ovunque grazie alla varietà della strumentazione campionata; la vasta gamma proposta da questi nerd del campionatore costituisce un ideale contrappeso alle velleità di Beneficence, rapper innegabilmente dotato di peculiarità tecniche degne di rispetto, ma che necessita al contempo di un impianto produttivo variopinto per creare quel necessario contrasto dalla monotonia della cadenza e la quasi univocità nostalgica dei contenuti lirici. Non a caso, spesso è l’istantanea golosità dei suoni a generare quell’irresistibile voglia di ripetere l’esperienza di ascolto, perché alla fine dei conti il calco osseo del disco rimane fedele a un sentiero che il principale azionista della Ill Adrenaline Records ha già battuto in differenti tappe.
A conferma di quanto detto, è impossibile non innamorarsi in prima battuta dei meravigliosi archi campionati per “Nod Your Head”, collocata in apertura per contornare nel dettaglio il manifesto artistico dell’operazione, piuttosto che del fenomenale Jazz/Funk liberato su una “Escape To A Place” che indovina proprio tutto, compreso un sample vocale che cozza a puntino col resto dell’impasto, oppure ancora di quella “The Boom” che è superlativa per la capacità di far muovere il capo tra nord e sud grazie a una ritmica cui non si può opporre resistenza alcuna, merito incrementato dalla partecipazione di uno Skyzoo che ultimamente nel Jazz ci sguazza a piacimento, ancora meglio se con una tecnica metrica originale e avanzata come la sua. Proprio quest’ultimo punto introduce una delle principali considerazioni valutative da effettuarsi, nel senso che Beneficence non si esime certo dal comprovare abilità ed esperienza al microfono, se non altro visti i buonissimi intrecci lavorati in blocchi che sanno variare dalla quartina alla terzina nella medesima strofa e le rime fatte cadere in coincidenza piuttosto che in differita della quarta misura del beat, raggruppamento di caratteristiche in grado di rendere apprezzabili i pochi episodi solitari come la romantica “Day One”, bonus track che fornisce finalmente l’attesa virata nei temi, come pure “Mic Epps”, musicalmente carica di quella verve invece assente dal flow.
Tuttavia, questo ancoraggio alle solite soluzioni espressivo/argomentative detta una decisa differenza di resa nel confronto tanto con l’appena menzionato Skyzoo, quanto con il J-Live di turno, uno che il vocabolario se lo mangia tutte le mattine a colazione giocando molto su tonalità e particolarità del lessico, strumenti grazie ai quali il newyorkese fa funzionare quasi da solo una “Park Jam Prodigies” stranamente scarna, per quanto gradevolmente impolverata nel sottofondo. Rakaa è altresì propedeutico per una “Man Vs. Machine” che si propone di rinsaldare il legame tra ritmo e vibrazioni dell’anima su una proposta che avrebbe ben figurato in qualsiasi disco dei Dilated Peoples, così come Awon risulta abbinarsi in maniera del tutto naturale alle delicate pulsazioni di “Do This, Do That” grazie a quella vocalità profonda, in grado di adagiarsi sul Jazz come salsa di soia su un succulento sushi, comparazione sostenibile a occhi chiusi pure per Kid Abstract, il quale ci mette tutta la poesia richiesta per il messaggio della titletrack. La pimpante “Wicked & Wild” e “Rhymin’ Teknicians” aggiungono invece poco alle coinvolgenti atmosfere ritmiche, in quanto Beneficence, Doodlebug e l’immancabile Sensei sembrano perdersi nel revisionismo più classico, tra nostalgiche misurazioni contro i nuovi pivellini e riferimenti celebrativi di luoghi ed eventi, sfociando così nella ripetitività tematica.
Ne derivano somme del tutto simili a quelle espresse in passato nei riguardi del rapper un tempo affiliato agli Artifacts: “Summer Night Sessions” è un disco di ottimi e rispettabili intenti, dato che l’amore per la musica è un sostegno di vitale importanza; Beneficence, pur con la sua bravura, non si discosta dagli annessi e connessi di una zona di comfort che batte da tempo, ma attrae a sé in maniera sistematica l’ennesima realtà in grado di fornire un’eccellente produzione ai suoi testi. E attirerà inevitabilmente chiunque desideri riassaporare determinate atmosfere, utenza alla quale si consiglia caldamente l’acquisto, meglio ancora se con la possibilità di dare in pasto al piatto un bel vinile colorato.
Tracklist
Beneficence & Jazz Spastiks – Summer Night Sessions (Ill Adrenaline Records 2023)
- Nod Your Head (Sessions Intro)
- Lingo [Feat. Saukrates]
- Do This, Do That [Feat. Awon]
- Mic Epps
- Wicked & Wild [Feat. Doodlebug]
- The Boom [Feat. Skyzoo]
- Check 1, 2 (JS Interlude)
- Man Vs. Machine [Feat. Rakaa/Iriscience]
- Park Jam Prodigies [Feat. J-Live]
- Rhymin’ Teknicians [Feat. El Da Sensei]
- Real Funk
- Escape To A Place
- Summer Night Sessions [Feat. Kid Abstrakt and Shabaam Sahdeeq]
- Day One (Bonus Track) [Feat. Anthony David]
Beatz
All tracks produced by Jazz Spastiks
Scratch
All scratches by Jazz Spastiks
Mistadave
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