Blo/B – B movie
<<Dici questo quanto cazzo rappa? Giro b movie in 4K>> (“The driller killer”). La domanda è lecita e cominciamo a porcela anche noi, considerato che Blo/B è alla seconda pubblicazione ufficiale in circa un anno e mezzo, ha appena co-realizzato il sequel del progetto Drammachine e, fatta eccezione per “Cipriani” di Gionni Grano, ha preso parte a tutte le uscite targate Make Rap Great Again. Quindi, prima di addentrarci nella disamina di “B movie”, possiamo già fornire un dato incontrovertibile: in pochi hanno rappato tanto quanto Luca nel corso degli ultimi ventiquattro mesi; quotazione che precipita ancora più in basso se ci riferiamo anche alla qualità degli incastri, qui su livelli che non stentiamo a definire eccelsi.
L’mc di Bresso manda a casa una vagonata di rapper fin dai “Titoli di testa”: <<non è Rap Trap, mille sfumature, Eron/ma ho sentito la tua roba e sto rivalutando l’ero/vorrei dire bravo, spacchi capo, no puedo/l’assassino sono io, ammazzo il gioco, no Cluedo/Moncler oversized più gonfio del tuo ego/vengo a rovinarti l’instore vestito tuxedo>>. A un appassionato medio di questa disciplina le sei barre citate dovrebbero indurre un irrefrenabile principio di salivazione: per la gustosa geometria del flow, per la tenuta stagna di ogni chiusura, per il lessico e le citazioni, per la fotta che sigilla tutto in una sventagliata di mitra. Condividiamo dunque l’autoanalisi di Blo, che in “Critters” dice <<da quando fotte un cazzo, spacco il triplo tipo surplus>>; certo non perché un disco come “Età dell’oro” ci convincesse poco (anzi…), ma è pur vero che l’applicazione letterale dello slogan <<non voglio dire un cazzo, lo voglio dire da Dio>> (ancora “The driller killer”, accompagnata da una clip sulle immagini di “2019 – Dopo la caduta di New York” di Sergio Martino) sembra calzare al Nostro con particolare efficacia.
I trentatré minuti di “B movie” vengono infatti spesi interamente per documentare un’abilità al microfono che non teme confronti di alcun tipo: è autocelebrazione, sì, però confortata da uno spessore artistico che i più millantano senza fornire prove concrete. Dal canto suo, Blodi non si limita a dirlo: lo dimostra; con quell’atteggiamento biliare che ci piace a prescindere (<<prendo tutto quanto, non soltanto una tantum/sopra l’uno, sono il numero zero, Jayson Tatum/fanculo one love, per nessuno one love>> – “Sotto il vestito niente”) e risparmiandoci tutta la retorica che gravita attorno all’argomento (<<non sono un vecchio rapper che ti parla di ricordi/che non smolla e porta a casa ancora mille al mese lordi/…/voi Allevi, io faccio scuola, voi allievi/quadrato rosso sangue su tela come Malevič>>). In aggiunta a ciò, è impossibile non sottolineare la densità di riferimenti – alti o bassi che siano – infilati nella totalità delle tracce con una disinvoltura che a tratti lascia basiti: Blo pesca dal mazzo cosette come <<sbuffo fumo, fanculo il Protocollo di Kyoto/belle forme al punto giusto, logo Yohji Yamamoto/distintivi, chiacchere su chiacchere e bling bling/le pistole nelle stories, le brutte zone nel green screen/…/astratto, di strada l’autoritratto, Kandinskij/‘sta crema qua va a ruba alle panche, nutella biscuits>> (“Titoli di coda”), intrecciando associazioni mentali che in più di un’occasione richiedono l’assistenza immediata di Google.
Detto del protagonista, c’è dell’altro. C’è un concept – come sempre in senso lato – che non soltanto trova una generosa corrispondenza nei tanti omaggi al mondo della celluloide distribuiti qua e là, ma ha ispirato un accorto lavoro di grafica e montaggio che di per sé meriterebbe un plauso. Ci sono tre episodi (“Yuppies”, “Macchie solari” e “Remo Williams”) che combinano storytelling e scrittura creativa, restituendoci vivide istantanee di scenari urbani e quotidianità. C’è una vera e propria strategia operativa – applicata con successo all’intero catalogo M*R*G*A – declinata da un lato nel sostegno costante dei soliti noti (in questo caso Gionni Gioielli e Armani Doc), dall’altro nell’attivazione di collaborazioni non preventivabili (MadBuddy, Stokka e addirittura lo statunitense Camoflauge Monk) e, in via contestuale, nella ricerca di nuovi accoliti; pregio addizionale di “B movie” è appunto quello di farci conoscere i produttori Fano e Gerry (aka The Departed), responsabili di quasi metà album con strumentali graffiate, ipnotiche (“Reazione a catena”) e visionarie (“Sotto il vestito niente”).
Alla fine della proiezione, rigorosamente in VHS, tra gli appunti abbiamo un potenziale elenco di nomination per il prossimo festival del cinema indipendente: miglior disco (“B movie”); miglior artista solista (Blo/B); miglior collettivo (Make Rap Great Again); miglior featuring (Gionni Gioielli in “Reazione a catena”); miglior punchline (<<i vostri dischi c’hanno il cazzo corto, è merda K-Pop>> e <<ai leghisti segaioli leverei il porno interracial>>); miglior produzione (“The barbarians”). Qualche premio, se la giuria voterà in piena coscienza, arriverà senz’altro.
Tracklist
Blo/B – B movie (Make Rap Great Again 2020)
- Titoli di testa
- Reazione a catena [Feat. Gionni Gioielli]
- The driller killer
- Yuppies
- The barbarians [Feat. Armani Doc]
- Macchie solari [Feat. MadBuddy]
- Critters
- Remo Williams [Feat. Stokka]
- Sotto il vestito niente
- The wild angels
- Videodrome
- Nude per l’assassino [Feat. Gentle T]
- Titoli di coda
Beatz
- Gionni Gioielli: 1, 3, 5, 10, 12
- The Departed: 2, 4, 7, 8, 9, 11
- Clone: 6
- Camoflauge Monk: 13
Bra
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