Blo/B e Tosses – L’elefante nella stanza

Facciamo a meno della solita premessa, avendo già ampiamente tracciato i contorni di un profilo artistico che sulle nostre pagine ha trovato spesso spazio, dai due “Drammachine” agli imprescindibili “Età dell’oro”, “MoMa” e “B movie”, passando per progetti seminali quali Banhana Sapiens e Maad Block, l’intera traiettoria di Make Rap Great Again e un paio di gustose interviste: forse non dovremmo neppure essere così espliciti, ma Blo/B è tra i nostri rapper italiani preferiti di sempre. Per questa ragione, quando l’mc originario di Bresso entra in studio le aspettative vanno subito alle stelle; tanto più se è in compagnia di Tosses, le cui precedenti collaborazioni con Effe Kappa, Pessimo 17 e Gionni Gioielli – tra gli altri – si sono rivelate più che fruttuose. Aggiungiamo che, con la chiusura di MxRxGxA, il subentro di Think Fast Records e il necessario riassestamento di una nicchia nella quale i protagonisti sono sovente gli stessi, “L’elefante nella stanza” ha smosso un quid in più di curiosità per una sorta di passaggio di consegne che, come stiamo per chiarire, non ha fatto registrare strappi significativi.

Al contrario, tra i dieci brani proposti (per mezz’ora di durata) è facile riconoscere una cifra stilistica che è appunto la risultante di quel lustro fitto, intenso e per certi versi selvaggio: l’arte, le bastonate impietose, il sarcasmo, l’iperrealismo di alcune descrizioni, le combinazioni con melodie acide, tra la psichedelia e il Blues Rock di “Woodstock”, costituiscono il fulcro di un’uscita che poggia su certezze consolidate, a partire da un atteggiamento intransigente quando il tema è la dignità – <<per la hit hai grattato col naso tappato/la carriera a fine vita, chiedi il feat a Cappato>> (l’introduttiva “N.121 rouge d’enfer”). E se per qualcuno il Rap trionfa a Sanremo giacché sul palco salgono Geolier, Guè, Luchè e Gigi D’Alessio (Rapologia, suvvia…), i nostri due antieroi pubblicano il loro disco nel pieno di quella stramba settimana e porgono con gentilezza il dito medio a questo zozzo carrozzone – <<odio ‘sta musica, ma lei mi dice che mi ama/mi richiama in lacrime quando la tratto come una puttana>> (“Black Dahlia Exotica Club”, con una strofa in extrabeat di Toni Zeno e un macigno puntellato di graffi).

Qui si fa così, senza facili accomodamenti. Gli squarci visionari (<<Ligabue urbano, vedo bestie/con le prede sanguinanti tra le zanne>>“Franco Nero in Westwood total look”) e la contestuale aderenza a una realtà che non ha nulla di romanzato (<<vengo dal niente, perché qua non c’è niente/né cash, né malavita, bella vita proprio niente/la piazza sempre piena di crema, una sac à poche/al giardino vendono le delizie ma non è Bosch>>“10g di polvere di stelle”) danno al racconto un equilibrio molto preciso, il cui taglio hardcore e il linguaggio articolato, poco comprensibile per chi non disponga degli strumenti attraverso i quali decrittarlo, conducono a una scaletta affilatissima, frutto di un’intesa che coinvolge il duo tanto quanto gli ospiti convocati. Un intreccio di livore, brutalità e sonorità crude che in “Collage di libera violenza” con Mera (<<bella la hit, parla di soldi che non fai/io ho shit stupefacente che ti cracka Spotify>>), “Punto linea superficie” con RollzRois (<<Blo, presidente eletto, bevo Jefferson/non chiudo il game, riscrivo l’alfabeto, Jasper Johns>>) e “Rettangoli viola su marmo di Candoglia” con Pessimo 17 pone l’asticella sul margine dell’eccellenza.

Poi una manciata di curvature, a riconferma di una competenza che non si esaurisce certo nella produzione in serie di punchline. L’assurdo storytelling di “Monika Sport alla MFW”, che a un momento di tensione con la propria compagna, su un ipnotico beat drumless, fa seguire una concatenazione di immagini e associazioni mentali grazie alle quali, come per la Alice di “Eyes Wide Shut”, la soluzione al problema si palesa in tutta la sua semplicità… Infine, l’introspettiva “Autoritratto a cavallo della tigre” riannoda i fili di relazioni familiari, ricordi e ambizioni per tracciare un bilancio molto lucido, la cui conclusione – <<non sono un vincente, perdo sempre meno ogni volta>> – affonda in quella genuina sincerità che da sempre ritroviamo nelle barre di Luca. Spirito che, altresì in quei quattro <<grazie a Dio>> ripetuti in “Franco Nero…” citando “Benedetto Craxi”, è il segno distintivo di un percorso a suo modo di successo, se questo viene misurato dal rispetto e dalla riconoscenza restituiti dalla scena underground.

Perciò, parafrasando Blo/B, a quelli che anche oggi salveranno l’Hip-Hop domani siamo soliti preferire quanti si limitano a fare questa cosa esattamente come andrebbe fatta. A loro – dunque anche a Blodi e Tosses – va il merito di ingrossare quell’elefante che solo i bugiardi possono dire di non aver notato lì nel centro alla stanza.

Tracklist

Blo/B e Tosses – L’elefante nella stanza (Think Fast Records 2024)

  1. N.121 rouge d’enfer
  2. Black Dahlia Exotica Club [Feat. Toni Zeno]
  3. Franco Nero in Westwood total look
  4. Lex Luger in Paradiso [Feat. Squito Babe e Armani Doc]
  5. 10g di polvere di stelle
  6. Collage di libera violenza [Feat. Mera]
  7. Punto linea superficie [Feat. RollzRois]
  8. Monika Sport alla MFW
  9. Rettangoli viola su marmo di Candoglia [Feat. Pessimo 17]
  10. Autoritratto a cavallo della tigre

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