Blo/B, Mastino e Apoc – Drammachine II
A quasi un lustro da quello che si supponeva sarebbe stato un primo e unico atto, riecco a sorpresa Blo/B, Musteeno e Apoc con “Drammachine II”, otto bombe su dieci tracce – l’iniziale “Christine” e soprattutto “Vertigo” proprio non mi convincono – che confermano l’eccellente alchimia complessiva della triade, con i due mc’s milanesi perfettamente complementari tra di loro per stile e attitudine e il beatmaker marchigiano a condurre con maestria le danze attraverso sonorità che spaziano da atmosfere cupe e spigolose ad altre decisamente più classiche e rotonde.
In “Drammachine II” si viaggia rigorosamente on the road – per l’occasione su una monumentale Lincoln Continental – bazzicando zone buie e di rado battute dai turisti del Rap, ambientazione che massimizza la potenza di fuoco dell’affiatatissima coppia al microfono, in grado di colpire sempre e comunque, vuoi con i ganci rabbiosi, veloci e ravvicinati tipici di Blo/B, vuoi con l’approccio invece più elaborato e da media distanza di Musteeno. Alternanza e varietà di stili di combattimento che mandano irrimediabilmente knock out e ciò a prescindere dalla tematica trattata, con rime e beat che picchiano duro e profondo sia quando si racconta del mondo in cui viviamo, sia quando lo sguardo è rivolto verso la propria immagine riflessa.
Per comprendere l’ineluttabilità di questa combinazione è sufficiente l’abbrivio orientaleggiante e deep di “Fogna di Calcutta”, molotov lanciata verso una società che riesce a essere contemporaneamente social e sola (<<schermo che ti aliena/ritmo che t’allena/lo stress carburante e grasso nella catena/dai balconi urla, c’è la tragedia greca/fragili, si fumano cristalli di Boemia>> – Blo/B; <<questo posto non ha occhi, non vede, non sente e non parla/fa del silenzio la sua arma/dimentica quello che guarda/…/tace le sue colpe, sbotta per l’incazzatura/gusto da gourmet, poi mangia cibo spazzatura/…/piena di tattoo ma niente tatto/indossa facce nuove e muore alla Benjamin Button>> – Musteeno).
Una società fatta di volti e non di persone, dove ciò che conta è come ti vedono gli altri (il bel singolo “Mille poesie”: <<chi piange per niente, qui chi piange è perdente/le lacrime spese le rispediscono al mittente/la malattia è la cura, l’ingresso in discoteca/facce da Caravaggio, disagio in pinacoteca>> – Blo/B; <<i volti ci raccontano storie, sono libri aperti/le rughe come righi, negli occhi mari e deserti/…/la verità nello sguardo in cui ti ci rivedi/i tuoi problemi sono il vento in poppa, tira in barca i remi>> – Musteeno) e il sogno sovrasta l’ambizione (“Koun Senbei”: <<la nostra vita è un’autostrada per gli inferi in mezzo al deserto/in corsa verso un girone eterno/mentre il resto è fermo/rincorrendo sogni troppo grandi per il tuo cassetto/…/nessuna cernita, tutti nel calderone/cosa bolle in pentola?/Macché, non si ricordano neanche il nome/in un film che dura solo pochi istanti/come si può crescere col cuore piccolo e con gli occhi grandi?>>).
Per resistere in un contesto simile è necessario fare affidamento solo su se stessi (“Non (h) odio”: <<sei già in ginocchio, non ti servirà pregare o imprecare/affidandoti a divinità pagane/te ne puoi fregare di ogni gioia contemplata/il frate maestro di cerimonia è Torquemada>>), non subendo le avversità ma reagendo con una fredda e forte determinazione (“John Wayne Gacy”: <<fuck filosofia, do perle ai porci sopra i bassi/io vi guardo storto dietro occhiali spessi come Onassis/…/c’ho fantasmi criptati in testa più dei conti in Lussemburgo/legge del più forte contro legge del più furbo/ormai li guardo, parlo poco, li seziono da chirurgo>>).
C’è poi un po’ di spazio anche per la scena Rap italiana, strapazzata ma con distacco in “Disordine da stress” (big up per il sample di “La tua casa comoda” de Il Balletto di Bronzo, Progressive Rock nostrano anno 1973): <<si chiamano fratelli/ma rappare non è un’arte, è uno sporco, fottuto rally>> – Blo/B; <<’sti rapper sono finger food da aperitivo/li uccido quando entro nel mood, sono recidivo/divido l’opinione, se scrivo c’ho una biro che impala/il caos genera vita, i versi il suo mandala>> – Musteeno. Ovvero subito prima del “Mostro finale”, magistrale sintesi del “Drammachine II” pensiero su una strumentale semplicemente da paura (<<è un’energia che logora/alchimia che folgora/un’elegia infinita conduce su questo Golgotha/luce t’appartiene come fosse genetica/fa mosse frenetiche, scosse d’onda energetica/…/arrivato fino a qui sovverto simboli/singoli gesti semplici ne avverto i sintomi/quindi sì, non smetto di dirmi che posso farcela/e ancora una vittoria verrà, lupus in fabula>> – Musteeno; <<le vostre vite vuote, la vita da criminale/le bocche aperte piene di liquido seminale/un manifesto rosso col titolo minimale/voglio un chilo di tritolo piazzato nel Viminale/schiaffi in faccia l’unica cosa che vi rimane/un biglietto per l’inferno rimane da vidimare/…/se la verità fa male/abbandona il gioco davanti al mostro finale/tra stelle bruciate subito come le streghe a Salem>> – Blo/B).
Al termine di quest’impegnativo ma al tempo stesso gratificante viaggio, una sola, granitica certezza: “Drammachine II” è davvero un discone e questo sia perché è antitetico rispetto a tutto ciò che si ascolta al giorno d’oggi, non solo come suoni e rime ma proprio come motivazione, approccio e obiettivi, sia perché, oggettivamente, suona da Dio. Amen.
Tracklist
Blo/B, Mastino e Apoc – Drammachine II (GattoPirata Dischi 2020)
- Christine
- Fogna di Calcutta
- Non (h) odio
- Corvi
- John Wayne Gacy
- Mille poesie
- Vertigo [Feat. Mattak e Johnny Roy]
- Koun Senbei
- Disordine da stress
- Mostro finale
Beatz
Tutte le produzioni di Apoc
Scratch
- Dj MS: 3
- Dj Shocca: 6
Gabriele Bacchilega
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