Blu and Evidence – Los Angeles

Voto: 4

A cinque anni dalla lunga e rovente notte d’estate che ci raccontava sopra i beat di Oh No, Blu ritorna nella sua “Los Angeles” con un partner diverso ma di pari caratura, Evidence. Habitués delle uscite in coppia, mc e produttore hanno già collaborato in passato (in piena epopea degli Step Brothers, ad esempio, l’uno figurava su “Lord Steppington” e l’altro su “Good To Be Home”), perciò non stupisce che qui – come vedremo – l’intesa abbia dato il risultato sperato. Di per sé, lo storico parlava chiaro: prima con Exile, poi con Ta’Raach nei C.R.A.C. Knuckles e Mainframe nei Johnson&Jonson, fino al buon “Bad News” (siamo alla scorsa estate) con Real Bad Man, il più giovane dei due ha eretto una carriera scandita da interazioni significative (e che non possiamo certo elencare una a una), fidelizzando quote di appassionati dal gusto mediamente esigente; nel caso del Perretta, l’esperienza solista, la fratellanza con Alchemist e l’exploit dei Dilated Peoples hanno sì un peso maggiore dei dischi ai quali ha fornito un’impronta musicale univoca, tuttavia il suo contributo a “Secrets & Escapes” di Brother Ali e a “Rule Of Thirds” di Planet Asia non è passato inosservato.

Nei circa quaranta minuti di durata, “Los Angeles” offre a entrambi l’occasione per mettere in risalto abilità comprovate: lo storytelling di Blu, elemento ricorrente all’interno delle sue liriche, abbraccia la versatilità di Evidence e si lascia guidare da atmosfere che puntano in direzione opposta alla (presunta) solarità della Città degli Angeli. I binari del progetto sono saldamente inchiodati a uno stile che, fin dai tempi di “People’s Choice”, “Shatter Proof” e “Global Dynamics” (se associate il ‘97 alla preistoria, googlate!), ha contribuito a riscrivere le regole più regionalistiche della west coast; oggi, venute meno molte di quelle distinzioni, Mr. Slow Flow continua a esprimere un tocco personale anche in una scena underground che tende a uniformare, a ragionare per formule. Approccio di segno inverso rispetto a quello del Nostro, il cui estro figura tra le componenti primarie di un metodo compositivo cesellato con cura, articolato, speso quasi con parsimonia, offrendo alla controparte una cartella dall’elevato potenziale.

Sopra i tagli chirurgici e visionari di Ev (uno su tutti: la coda di “Do I Stand A Chance” dei The Montclairs che diventa l’ipnotico lamento di “Three Wheel Motion”), Blu non fatica a trovare la giusta ispirazione, raccogliendo storie, immagini e riferimenti direttamente dalla protagonista dell’album. Una città che tramanda violenza, degrado e devastazione (<<fuck the damn flag, we flag rags/killin’ the other in the opposite color/…/crack had hit the city like bombs over Baghdad/cash got stashed in Glad bags>>“The Land”), lasciando sulle proprie strade interminabili scie insanguinate (<<in the Los, we all lost one/they slaughter son on Slauson, pull out the gauge on Gage/Manchester means coffin in Compton/bodies get found on Greenleaf with their fuckin’ heads cut off>>“Wild Wild West”, con pitch dal brano “The Game” dei Joint Effort). Il richiamo, qua e là reso esplicito, è alla tradizione del Gangsta Rap, presente – è ovvio – nel background dei due artisti californiani e adattato alla sensibilità di una scrittura che si muove nel solco della cronaca e del realismo, mettendo in evidenza l’ottimo lessico e una tecnica solidissima.

La titletrack, non a caso, nella strofa introduttiva di Blu brilla grazie a uno schema metrico che chiude rime sia alla fine che all’inizio del verso (<<got/laid by a hot/babe, so hot that I got/shade, make sure that you got/shades, folks get blinded by/fame, get signed and buy/chains, end up broke in five/days, magic, fuck, what are the prophylactic?/Now we got/AIDS>>), addizionando il flow vivace di Nana nel tratto successivo. Riescono altresì gli abbinamenti con Med in “LA Tourists” (con efficace switch del beat), Cashus King e Self Jupiter in “LA Traffic” e lo stesso Evidence nella nostalgica “Wish You Were Here”, per un altro tocco di elevata sartoria in fase compositiva (il campione è “Wishing You Were Here” della band Chicago); in generale, non c’è episodio che deluda e l’ascolto scorre senza intoppi da principio a fine – semmai registriamo una prevedibile ridondanza contenutistica, dato il canovaccio volutamente rettilineo.

Nel pieno della stagione dei tormentoni, delle hit che strizzano l’occhio al Reggaeton e dei featuring più improbabili, “Los Angeles” è un riparo sicuro. E non è escluso che, rientrando nel solito tran tran, lasciandosi alle spalle vacanze, ombrelloni e birrette in spiaggia, abbia ancora un po’ di cartucce da sparare. Staremo a vedere.

Tracklist

Blu and Evidence – Los Angeles (Bigger Picture Recordings/New World Color 2024)

  1. Live From 54th
  2. The Land
  3. Los Angeles [Feat. Nana]
  4. Three Wheel Motion [Feat. Kokane]
  5. LA Tourists [Feat. Med]
  6. LA Traffic [Feat. Cashus King and Self Jupiter]
  7. The Cold/Outro Music By Brew & Trav
  8. Hell [Feat. Propaganda]
  9. Heaven [Feat. C.S. Armstrong]
  10. Wish You Were Here [Feat. Evidence]
  11. Lights @ Night [Feat. Domo Genesis and Navy Blue]
  12. Wild Wild West
  13. The LA

Beatz

All tracks produced by Evidence

Scratch

  • Exile: 3
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