Brain – Leocadia
Brain è uno di quegli artisti talmente particolareggiati all’interno della scena da rivelarsi davvero unico: le sue peculiarità si riscontrano in ogni caratteristica di questa musica, miste a un vissuto molto interessante del quale ci dà spaccati sempre folli e coinvolgenti, superandosi proprio nel suo ultimo disco. L’album è iconicamente chiamato come sua moglie, “Leocadia”, e raccoglie gli ultimi anni dell’mc bolognese, passati tra crisi esistenziali, dubbi, tradimenti, sorrisi e tanto, tanto amore, alle volte manifestato in modo più criptico ed ermetico, altre sprigionato in tutta la sua forza vitale. La grafica è curata da Claver Gold e sulla cover si nota subito una chiazza rossa che, come accennato da Francesco stesso, amplifica la simbologia del suo disco, fatto di ansia e sangue.
In realtà, “Leocadia” è anche molto più di ciò: è un progetto che finalmente raccoglie ogni aspetto di Brain, collezionando tutte le sue chicche tecniche e liriche intervallate all’esperienza personale. L’apertura è infatti affidata a “Roulette russa”, traccia costituita prevalentemente da punchline e che assurge bene al compito di spalancare la tracklist, essendo subito seguita da alcuni dei brani più intimi del disco, ad esempio la titletrack e soprattutto “31 luglio”, in cui Brain esprime al meglio il suo grande amore per la figlia. L’essere padre è un argomento poco ricorrente nella musica Hip-Hop, laddove è molto più comune si configuri la dialettica dell’essere figlio, per questo una traccia di tale portata, forse non facilmente assimilabile da un pubblico di ventenni, riesce a rivelarsi molto interessante e d’immediata centralità – già all’interno di “Pace nella confusione” l’mc aveva voluto affrontare l’argomento, ma qui ha trovato lo spazio necessario per farlo al meglio. A percepirsi, inoltre, è il fatto di avere di fronte una persona che ha vissuto cambiamenti molto radicali, probabilmente al cospetto di dubbi e gravità, uscendone magari non sempre vincitore ma a testa alta e portando sempre la propria musica con sé; oggi in modo diverso da ieri.
Oltre ad essere tecnicamente mostruoso, come dimostrato in “Ancora in volo” (l’episodio più fruibile del disco), il Nostro è passato dall’impetuoso fluire del suo “BrainStorm” a un’analisi che in certe occasioni diventa molto più razionale, senza comunque rinunciare a passaggi più violenti ed aggressivi quali “Vuoto”, brano in cui Brain si sfoga verso l’aridità emotiva che lo circonda tramite uno splendido storytelling che racconta la storia di un surrogato passionale dominato in verità dall’egoismo e dalla menzogna. L’espediente di utilizzare delle storie soltanto saltuariamente evidenzia uno dei punti forti dell’mcing: Brain è tra i pochi a possedere argomentazioni quasi sempre chiare, limpide, mentre di solito siamo abituati ad ascoltare rapper che abbozzano una tematica e si lasciano andare a futili giri di parole nello svolgimento del testo. Ad ulteriore conferma del tono familiare che permea “Leocadia”, il protagonista chiama a sé pressoché esclusivamente figure con le quali ha già collaborato in passato: molte le presenze targate Glory Hole, da Stephkill e Claver Gold a Lord Madness e Kahiro, poi Inoki, sua moglie Micha Soul, Franketti, Dutch Nazari e l’immancabile Brenno, con cui ha realizzato “Incubo di una notte di mezza estate”. Che si tratti di featuring sinceri e solidissimi lo testimoniano i risultati: lo stile sempre nostalgico e uggioso di Claver Gold si mischia perfettamente a quello di Brain, idem per Lord Madness che dona al tutto una grande boccata d’ossigeno grazie alla sua voce molto particolare; queste le due partecipazioni più riuscite, ma è doveroso citare l’abilità di Micha nell’abbracciare l’ascoltatore grazie al suo timbro caldo.
Le produzioni, infine, sono variegate grazie alla presenza di producer di diversa estrazione, dal bravo Godblesscomputers, già nell’ultimo disco di Willie Peyote, al solito e impeccabile Yazee, quindi Anagogia, Doublejay, Tysha, Grabe e Giò Lama; lo stile di Brain, ben definito e più vicino a un timbro classico, si adatta a un ventaglio di produttori così denso e “Leocadia” non soffre di alcuna incoerenza interna, ulteriore testimonianza di una bravura tecnica che a mio giudizio pone l’mc bolognese sul podio dei migliori artisti Hip-Hop italiani.
Tracklist
Brain – Leocadia (Glory Hole Records 2016)
- Roulette russa
- Punti di vista [Feat. Micha Soul]
- Leocadia
- Ancora in volo
- Scelti a caso [Feat. Kahiro e Franketti]
- Caffè
- 31 luglio [Feat. Micha Soul]
- Icaro [Feat. Dutch Nazari, Claver Gold e Micha Soul]
- SCS [Feat. Brenno e Lord Madness]
- Vuoto
- Il pescatore di sogni [Feat. Inoki]
- La notte arriva tardi [Feat. Stephkill]
Beatz
- Anagogia: 1, 12
- Godblesscomputers: 2
- Doublejay: 3, 7
- Yazee: 4, 9, 11
- Grabe: 5, 8
- Tysha: 6
- Giò Lama: 10
Michele Garribba
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