Brother Ali – Champion EP
Brother Ali pubblica “Champion EP” a dodici mesi esatti da “Shadows On The Sun” (da cui attinge per il primo brano della tracklist, proposto in versione remix) e tre anni prima dell’acclamato “The Undisputed Truth”, l’undici maggio del duemilaquattro. L’mc, accasato alla Rhymesayers degli Atmosphere fin dal suo esordio su nastro (“Rites Of Passage”), sulla media distanza dei quaranta minuti offre una delle sue prove migliori in assoluto; merito di un lavoro che non presenta cali qualitativi: dalla dimensione tecnica alle diverse chiavi tematiche, passando per l’ottima interpretazione e il contributo decisivo di Ant (il quale, fatta eccezione per “Mourning In America And Dreaming In Color”, lo affiancherà sempre), l’album – che è mini solo sulla carta – si rivela un’operazione accurata e per nulla assimilabile a quei progetti di transizione che spesso si collocano tra un’uscita e la seguente, magari col fine di smaltire un po’ di materiale di risulta.
Al contrario, col senno di poi verrebbe da dire che “Champion EP” rappresenti la definitiva conferma del talento cristallino di Ali, qui alle prese con nove tracce che ne mettono in evidenza la totalità dei pregi emersi in una carriera oramai ventennale. Ed è in particolare l’attitudine da battle rapper, richiamata fin dalla bella copertina – un dipinto di George Thompson – e via via ridimensionata negli impegni successivi, a indicare la misura di una cifra artistica composita e di tutto rispetto: la titletrack, stornata su un sample Reggae (versione a mio giudizio più gustosa dell’originale e dotata di una strofa aggiuntiva), alla pigra muscolarità del genere oppone inventiva e sarcasmo (<<for real, I be diligently killin the soliloquies/of these millipedes that try to pass themselves off as ill mc’s/I weave a web of words so intricately/that the English dictionary lacks an adjective to fit me>>), “Bad Ma Fucka”, che nel refrain infila pure un’armonica, è invece energia allo stato puro (<<I come from a time when rhyming was true self defining/ain’t no time for whining, protecting your little hymen/if your crew’s really the shit, prove it in your set/you really should get off the stage, you’re too pretty to sweat>>).
Quel che si dice un inizio col botto, prima di lasciare campo libero al Brother Ali più riflessivo. Come nei semplici propositi di “Self Taught” (<<I spit with an intensity you have to witness/look close, my blood on the back of the tickets/it’s that religious, it’s what I teach my son/how to read the Qur’an and how a party is won>>) e nel Blues incalzante di “Waheedah’s Hands” (<<nineteen years old I used to preach to the people and/teach their children that God’s voice was deep within/travel overseas learning how to live and breath/what I believe ain’t waterin’ my seeds child>>), episodi in cui ritroviamo anche quei riferimenti religiosi che ne costellano sovente le liriche. Ciò non circoscrive, tuttavia, il perimetro argomentativo dell’EP, completato dalla lunga strofa di “Love On Display” (annessi e connessi dell’ambito musicale), “Heads Down” (sull’amore fisico, ma da un angolo davvero insolito) e “Chain Link” (si parla di lavoro e divario sociale).
Come quindi s’intuisce – lo anticipavamo sopra – Ant e Brother Ali non si sono affatto risparmiati: alla sua seconda collaborazione, il duo individua con chiarezza quegli stessi equilibri che riproporrà con successo fino al più recente “All The Beauty In This Whole Life”, puntata conclusiva (ad oggi) di un cammino che, osservato nella sua interezza, colpisce tanto per la grande concretezza delle parole spese dal protagonista, quanto per il taglio ad hoc dei suoni che gli sono stati forniti. Tornando a “Champion EP”: quindici anni portati con grande disinvoltura.
Tracklist
Brother Ali – Champion EP (Rhymesayers Entertainment 2004)
- Champion (Remix)
- Bad Ma Fucka
- Sleepwalker
- Love On Display
- Self Taught
- Heads Down (You Haven’t Done That Yet)
- Chain Link
- Waheedah’s Hands
- Rain Water
Beatz
All tracks produced by Ant
Scratch
All scratches by Ant
Bra
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