Claver Gold – Requiem
Recensire alcuni titoli è estremamente difficile. Parlo di quei dischi in cui il confine tra persona e artista diventa così sfumato da sembrare assente. Come puoi giudicare un progetto del genere? Come puoi separare la musica da ciò che la musica dice? Se c’è una vita – letteralmente – tra quelle tracce, come puoi commentarle utilizzando categorie quali bello o brutto? E quali sono i criteri da usare? “Requiem”, il nuovo album di Claver Gold, ci pone di fronte a queste e altre difficoltà. Protagonista dell’album, come ci suggerisce Murubutu nell’intro, è il passato del rapper marchigiano; un passato pesante, cupo, difficile, che fa malissimo (<<vengo da quei giorni complicati, fumo e derivati/da chi guarda indietro con gli occhi terrorizzati>> – “Ballo coi lupi”).
Che sia una storia d’amore (<<di te vestita di vergogna sotto l’armatura/di me che ripetevo un giorno diverrai matura/di noi che sapevamo bene non ci fosse cura>> – “Ricordati di ricordare”), la propria opinione sulla scena (<<io son rimasto povero ma onesto/verso una cultura che più vivo e più detesto>> – “Non c’è show”), la provincia, l’amicizia, un lutto, la dipendenza dall’eroina (quasi onnipresente in “Requiem”), Claver Gold riesce sempre a impressionare. La scelta delle parole, il loro incastro, il tono sono praticamente perfetti e il risultato finisce per essere maggiore della somma delle parti. Claver rappa da Dio, ma davvero, solo che l’ascoltatore è troppo preso dalle emozioni per rendersi conto (anche) della forma. E’ vero, i testi sono spessi ermetici, ti fanno sudare, ma quando si coglie la chiave di lettura (o quando si pensa di averla afferrata), ecco la soddisfazione. Detto per inciso, ciò significa che questo non è un disco per tutti e forse nemmeno per molti. Richiede un ascolto che è solo dei veri appassionati, di chi riconosce le citazioni contenute, degli amanti del genere dotati di una certa – diciamo così – sensibilità. In un certo senso mi dispiace scriverlo, ma è così. Pregio? Difetto? Decidete voi.
D’altro canto, “Requiem” presenta anche momenti di pausa e di relativa leggerezza. Scelta azzeccatissima: quasi venti tracce (un’ora tonda) e tutte di un certo peso sarebbero state troppe per chiunque. Magari non a caso, la tracklist sembra divisa in due segmenti: il primo totalmente scuro, malinconico, riflessivo e spietato; il secondo, che riteniamo cominci con “Un motivo”, fa riprendere un po’ di respiro presentando brani da battaglia (l’appena citata “Un motivo” e “Non c’è show”), quelli più tranquilli (“Carpa Koi”) e addirittura scampoli di positività (“Libertà”) – sempre nel modo claveriano, ovviamente. Tutto rose e fiori? Non per forza: “La notte delle streghe” e “Uno come me” sono due episodi meno riusciti, la prima per una certa insipidità musicale e la seconda, a mio avviso, per l’eccessiva lentezza.
Capitolo collaborazioni. Nessuno può parlare meglio della provincia di Fibra che, col suo stile completamente opposto a quello di Claver, arricchisce “Dejavù senza fiato” invece che indebolirla; l’intervento di Davide Shorty in “Notte di vino” si fa apprezzare dopo qualche ascolto – cosa che non accade a StephKill, forse per quella debolezza strutturale di cui sopra riscontrata in “Uno come me”; Egreen è il solito carro armato (<<la mia bibbia l’ho presa su spade liquide/…/dai, spiegalo a ‘sti nuovi imbecilli/che avremo rime per i figli dei figli dei loro figli/anzi no, lascia stare che è tempo perso/chi avrà voglia chiuda il cerchio alla fine di questo verso>>); Lord Bean sprizza carisma da ogni barra (<<prima di tutto lo si fa per se stessi/che poi se ti entro in testa è solo un gioco di riflessi/…/dimmi cosa sai se non hai il wi-fi>>); Ghemon azzecca strofa e, soprattutto, ritornello; Tmhh, col suo cambio di flow, si mangia la strumentale; Rancore…è Rancore e di più non si può dire.
Dal punto di vista strumentale, infine, la maggior parte dei beat sono come d’abitudine di Dj West: la sintonia con Claver è oramai assoluta, non esiste l’uno senza l’altro ed è pacifico dire che esiste una base alla Dj West che associamo senza sforzo al flow e alla scrittura dell’mc. Chapeau, quindi, per il traguardo; nello specifico, le atmosfere più azzeccate sono quelli di “Un motivo” e “Il meglio di me”. Per il resto, spicca il lavoro egregio di Kd-One (ascoltatelo se non lo conoscete bene) per “Libertà” e, soprattutto, quello dei Kintsugi, autori di quel gioiello di “Carpa Koi” che potrebbe essere il momento più bello (ops!) dell’album.
Cos’altro dire? A opinione di chi scrive, l’Hip-Hop italiano è in una fase di stallo per quel che riguarda la pubblicazione dei cosiddetti classici, di conseguenza i protagonisti di oggi e il loro ruolo verranno inquadrati e ricordati in base alla qualità media della loro discografia, non per la singola uscita di pregio. Ebbene, da questo punto di vista Claver Gold ci sta abituando fin troppo bene e con “Requiem” – un disco che definire personale è poco – ne abbiamo avuta l’ennesima prova.
Tracklist
Claver Gold – Requiem (Glory Hole Records 2017)
- Dies irae [Feat. Murubutu]
- Ballo coi lupi
- La notte delle streghe
- Ricordati di ricordare
- Dejavù senza fiato [Feat. Fabri Fibra]
- Requiem 55
- Quando sei con lui
- Notte di vino [Feat. Davide Shorty]
- Uno come me [Feat. StephKill]
- Un motivo [Feat. Egreen]
- Non c’è show [Feat. Lord Bean]
- Prima di decidere [Feat. Ghemon]
- Libertà [Feat. Tmhh]
- Il meglio di me [Feat. Rancore]
- Luca
- Carpa Koi
- Outro
Beatz
- Dj West: 1, 3, 4, 6, 8, 10, 14, 17
- Kuma: 2
- Dj West e Dr. Testo: 5
- James Logan: 7
- Hybrido: 9
- Lil Thug: 11
- Kd-One: 12, 13
- Dj West e Daniele Inox: 15
- Kintsugi: 16
Scratch
- Dj T-Robb: 11, 17
Mr. Bushsdoc
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