Common – The Dreamer/The Believer
Sono davvero pochi gli artisti che possono vantare una discografia come quella di Common, titolare di una carriera che ha quasi sempre accostato la prolificità delle uscite alla qualità del lavoro registrato. Proprio per questo “Universal Mind Control”, la penultima delle uscite in ordine cronologico, aveva completamente spiazzato critica e fan, trattandosi di un album che pareva fatto a scopo di puro lucro, nemmeno avvicinabile al nome di un rapper di talento e persino contrario ai punti fermi manifestati dall’artista in precedenza. Se “UMC” era quindi una deviazione di percorso (e una caduta di stile), “The Dreamer/The Believer” rappresenta una contro-sterzata nel percorso evolutivo umano, culturale ed artistico, rispolverando le radici concettuali dell’Hip-Hop coscienzioso di cui Common stesso è da anni fiera bandiera attraverso un mix di politica, sentimenti, vicinanza alla comunità, orgoglio delle proprie origini e semplice voglia di stare assieme alle persone più care.
“The Dreamer/The Believer”, l’uno la conseguenza dell’altro, è un insieme di emozioni diverse, dense, che riescono a toccare numerose corde poste in profondità, lasciando un dolce riverbero dentro. Non si riescono a descrivere con altre parole se non queste le magiche sensazioni che nascono dall’ascolto di “Blue Sky”, inizialmente filtrata fino ad apparire chiara, trasparente, arricchita da un cantato di grande effetto, ma il concetto può essere benissimo esteso al valore di “The Believer”, impreziosita da un sontuoso John Legend e dai picchi lirici di un Common vicino alla poesia (<<I know that God watches/from one King’s dream he was able to Barack us>>). Il lyricist di qualità viene fuori soprattutto in pezzi costruiti su figure e similitudini, come nel caso di “Lovin’ I Lost”, che esprime le sofferenze per un amore perduto sopra un Jazz delicato ma compatto, o “Cloth”, che riesce ad evocare immagini che uniscono i due amanti del testo in una forma univoca. E’ un tatto che emerge pure nella musicalità di “Windows”, composta da due strofe che esplorano la sofferenza di una ragazza impenetrabile, cresciuta senza la figura paterna, girando il resto del testo sulla responsabilità che l’essere padre comporta, modo di scrivere intelligente nel collegare concetti differenti utilizzando un tratto ad essi comune.
L’abilità di Common è anche il saper miscelare liriche conscious e strada, tenendo presenti tutti i pezzi che compongono il percorso per giungere dov’è oggi. Sa essere attento alla sua figura di guida per le persone in difficoltà, offrendo loro la sua esperienza, ma tiene al contempo acceso il fuoco originale che ogni mc ha combattuto dentro di sé per emergere, sentimento questo evidente in “Sweet”, la quale va a cozzare contro gli zuccherini R’n’B di oggi, anche attraverso una breve e documentata diss nei confronti di Drake. “Ghetto Dreams” è invece un ottimo duetto con un (finalmente) vigoroso Nas, le liriche mitizzano la donna dei propri sogni usando arguzia nei concetti e nelle parole e il beat picchia straordinariamente forte, contraddistinto com’è da un’energia che ben si mescola alla delicatezza riscontrabile in altri brani.
I quali sono episodi che rischiano apparentemente di creare sensazioni contraddittorie, nel senso che “Gold”, “Cloth” e la festosa “Celebrate” possono trarre in inganno per l’eccessiva accondiscendenza nei confronti di pezzi cantati proprio come quelli disprezzati in “Sweet”, ma bisogna pure sottolineare che alla fine prevale sempre il senso di gradevolezza che tali episodi riescono a trasmettere. “The Dreamer/The Believer” può quindi essere interpretato come un simbolico rinsaldo del legame con le origini, per costruire una ripartenza fresca dopo un incidente di percorso. Common comunica tutto ciò attraverso dei segnali tangibili, rappresentati dal ritorno all’affidamento della produzione sulle spalle di un No I.D. bravo nel coordinare, arrangiare e suonare, dalle continue citazioni affettive dirette alla sua Chicago e dalla necessità di far capire al pubblico di non essersi venduto all’industria (<<Nigga you’re Hollywood/no, nigga I’m Chicago/so I crack his head with the motherfuckin’ bottle>>).
Ne consegue un altro colpo andato a segno, un altro album di grande elevazione spirituale e culturale, di tangibile spessore tecnico (sentire “Raw” e il suo testo ricco di giochi di parole per credere) e di riferimenti alla propria comunità, la stessa che nei tempi della dura schiavitù osava sognare, ma soprattutto credere di poter condurre, un giorno, una vita migliore.
Tracklist
Common – The Dreamer/The Believer (Warner Bros. Records 2011)
- The Dreamer [Feat. Maya Angelou]
- Ghetto Dreams [Feat. Nas]
- Blue Sky
- Sweet
- Gold
- Lovin’ I Lost
- Raw (How You Like It)
- Cloth
- Celebrate
- Windows
- The Believer [Feat. John Legend]
- Pops Belief
Beatz
All tracks produced by No.I.D.
Scratch
- The Twilight Tone: 2
Mistadave
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