Cypress Hill – Till Death Do Us Part
Torna il gruppo pro-weed più celebre della scena Hip-Hop mondiale, i Cypress Hill. Per il loro atteso settimo disco in studio, il frontman B-Real ha annunciato alla stampa che “Till Death Do Us Part” avrebbe segnato un ritorno alle origini musicali del gruppo; dopo un’affermazione del genere, sarebbe lecito aspettarsi, senza troppa ingenuità, un nuovo “Black Sunday” o qualcosa di simile, ma il primo singolo estratto, “What’s Your Number?”, ha onestamente spiazzato un po’ tutti: un allegro motivetto dal sapore Rock/Reggae che racconta di una tranquilla serata in un club dove B-Real conosce una bella ragazza – a Tim Armstrong, leader e chitarrista dei leggendari punk-rockers Rancid, è affidato il compito di risuonare i giri in levare di “Guns Of Brixton” dei Clash (trovo, tuttavia, che per questo compito il buon Tim sia stato pressoché sprecato, tanto valeva campionare l’originale). Il brano segna così una delle scelte sonore che i Cypress Hill hanno adottato per “Till Death Do Us Part”, quella che indica un progressivo distacco dal Rock duro che influenzava i due album precedenti e la contestuale sterzata verso la musica giamaicana, nei cui svariati generi B-Real e soci si cimentano in più di un’occasione: la Dancehall del ganja-anthem “Ganja Bus” e il Dub di “Busted In The Hood” (un aggiornamento del classico dei Beastie Boys “Paul Revere”).
Ma Dj Muggs esplora anche altre strade, conferendo ritmiche sostenute, sonorità più Elettroniche (dovute a un discreto uso di sintetizzatori) ed atmosfere insolitamente club (!) a tracce come “Money”, “Another Body Drops”, “Street Wars” ed “Once Again” (in quest’ultima, non so perché, mi aspetto sempre un’entrata del Real Slim Shady in persona…), così come negli interludi (“Number Seven” è quello che più si avvicina all’universo sonoro di “Dust”, la sua più recente fatica solista). Nei dischi dei Cypress Hill (escludendo, naturalmente, le raccolte di remix) è assai raro trovare beatmaker che sostituiscono l’autorevole figura di Muggs (dobbiamo risalire a “Temples Of Boom”, quando “Killa Hill Niggas” era curata da RZA); stavolta, ad apportare ulteriore varietà alla già ricca insalata di “Till Death Do Us Part” ci pensano The Alchemist, responsabile dell’energia tutta latina di “Latin Thugs” (pezzo spanglish già annunciato come secondo singolo), e Fredwreck, cui tocca la titletrack (anche qui, però, sempre senza sapere il perché, ci vedrei bene un altro personaggio di successo, un certo 50…).
Eppure, riflettendo sulle parole di B-Real, il sottoscritto ha la vaga impressione che i conti non tornino più di tanto: com’è che in mezzo a sedici tracce percepisco qualcosa di simile alle origini dei Cypress Hill appena in due, tre episodi (primo fra tutti “One Last Cigarette”, il pezzo migliore del disco anche grazie a un bellissimo campione di Piero Piccioni)? In quasi quindici anni di onorata carriera, costellata di milioni di dischi venduti e di live in giro per il mondo, i Cypress si confermano senza dubbio uno dei più longevi gruppi Hip-Hop della storia; soprattutto con i loro ultimi lavori, però, ci hanno abituato ai cambi di rotta (che, in tutta sincerità, non sempre hanno convinto). In “Till Death Do Us Part” si sono tirati a lucido e hanno nuovamente modificato il look alla loro musica: pochi teschi, poche schitarrate, tanta voglia di divertirsi, tanti suoni scintillanti, ancora tanto fumo (e ci mancherebbe, stiamo parlando dei Cypress Hill!), ma l’arrosto dei bei tempi temo cominci a latitare…
Tracklist
Cypress Hill – Till Death Do Us Part (Columbia/Sony Music 2004)
- Another Body Drops
- Till Death Comes
- Latin Thugs [Feat. Tego Calderon]
- Ganja Bus [Feat. Damian Marley]
- Busted In The Hood
- Money
- Never Know
- Last Laugh [Feat. Prodigy and Twin]
- Bong Hit
- What’s Your Number? [Feat. Tim Armstrong]
- Once Again
- Number Seven
- One Last Cigarette
- Street Wars
- Till Death Do Us Part
- Eulogy
Beatz
- Dj Muggs: 1, 2, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 16
- The Alchemist: 3
- Fredwreck: 15
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