Czarface and MF Doom – Czarface Meets Metal Face
Considerato il notevole peso generato da un esordio annoverabile tra i classici del recente panorama underground – dato l’immutato entusiasmo con cui ancora oggi infiliamo la nostra preziosa copia in CD nel lettore di turno – una sommatoria di cinque dischi pubblicati in un eguale numero di anni, tenendo a mente il diverso rendimento di ciascuno, non può che produrre dei quesiti di legittima paternità. La storia del progetto Czarface, tirando le sue pur giovani somme, pare dimostrare una tendenza inversa tra quantità e qualità delle uscite, evidenziando un riscontrabile calo d’intensità di quei twin powers che scossero positivamente il mondo Hip-Hop nel duemilatredici, riflessione senz’altro confermata dalla generica ridondanza concettuale offerta nelle ultime due puntate della saga (escludendo “First Weapon Drawn”, che non può fornire un termine di paragone completo nella sua natura di opera strumentale), in ogni caso sorrette da una coesione chimica nata non certo ieri.
Per tornare sulle scene così presto, Inspectah Deck, Esoteric, 7L e Todd Spadafore necessitavano certamente di una scossa che in qualche modo alterasse la sensazione stagnante creatasi attorno al loro giocattolo e, da questo punto di vista (nonché da quello del marketing), l’estesa presenza di MF Doom nella figura di villain a lui sempre congeniale è immediatamente parsa una mossa logica e coerente, ragionamento derivante dalle premesse gettate a tempo debito con “Ka-Bang!” come pure dalle numerose affinità tematiche riscontrabili nell’ovvio riferimento ai toni fumettistici atti a caratterizzare tanto le strofe quanto le rappresentazioni grafiche che negli anni hanno accompagnato queste due realtà.
Nonostante l’entusiastico scenario costruitovi attorno, “Czarface Meets Metal Face” si rivela presto essere un ulteriore passo indietro compiuto da un super-gruppo sopito dall’impossibilità di spremere alcunché di creativo da un progetto che, con tutta probabilità, ha già espresso tutte le potenzialità a sua disposizione, limitandosi a restare un mero riciclo di sé. Complice una scaletta sequenziata in maniera discutibile, l’album impiega difatti parecchio nel prendere ritmo mostrando quel poco di ciò che sarebbe potuto essere, né è d’ausilio la generica mancanza d’energia riscontrabile nella maggior parte dei pezzi, aspetto che va a pesare negativamente su un lavoro produttivo come di consueto pertinente al tema trattato e assai interessante nella sua opera di rinnovamento rispetto a quanto già offerto in passato, con particolare lode verso alcune scure melodie generate attraverso un cospicuo utilizzo del sintetizzatore e di bassi molto profondi, resi puliti da un mixaggio sicuramente efficace.
Capita quindi di frequente che pezzi caratterizzati da sample particolarmente indovinati (“Meddle With Metal”) e costruzioni sonore particolarmente dense (“Badness Of Madness”) risultino mal corrisposti dalle controparti impegnate al microfono, spesso limitate dalla pigrizia dei flow e dalla mancanza di un congruo numero di barre che entusiasmino davvero, creando un rapporto lontano dall’ideale tra la bassezza dei bpm e la fiacchezza complessiva dell’esposizione lirica.
Deck, il soggetto sul quale si poggia sempre il maggior numero di aspettative, è lontano dall’intensità delle prestazioni offerte in precedenza pur vivendo i suoi indubbi picchi lirici: intrecci come <<watch this magic trick, quickly cut this bitch in half/then walk off colder than a winter draft/ask Mulder and Scully, Deck’s style, X-File/extra-terrestrial, wow/alien flow, cooler, super-saiyan blow>> non sono certo il massimo che la casa potesse offrire, in particolar modo se spittati con così poca vitalità. Nel mentre, Esoteric si accontenta di risultare sistematicamente deludente cercando con eccessiva insistenza la referenza popolare di turno come se non riuscisse a riempire le sue barre con null’altro, generando una schiera di rime infarcite di similitudini, personaggi di fumetti e film attinenti, cercando soluzioni metriche troppo simili tra loro denotando una notevole mancanza d’ispirazione e vigore, giungendo infine a offrire una punteggiatura quasi annoiata del suo flow. Doom, poi, non fa certo scoccare la scintilla, apparendo realmente motivato solo in una manciata di tracce, troppo poco per scacciare il suo personale torpore generale.
Non bastasse ciò, si aggiungono scelte esecutive davvero carenti. Episodi come “Astral Traveling” sono un’ode all’anti-originalità, non si vede francamente molto costrutto nel riproporre ancora una struttura che varia – per quanto buoni essi siano – beat a ogni cambio di mc, citando peraltro così esplicitamente “Speak Ya Clout” nell’ultima frazione della mini-staffetta. “Captain Brunch” non è altro che il remix di “Captain Crunch” con un ottimo sample di trombe, ma senza la strofa di Deck e allestito su un drum beat sinistramente simile a quello di “Hazmat Rap”, un riempitivo utile alla stregua di “Don’t Spoil It”, il beat più moscio del lotto sopra il quale l’Ispettore rilascia una strofa solitaria impostata totalmente su citazioni di noti black movies. “Nautical Depth”, nella quale Daniel Dumile giunge finalmente ai livelli attesi, e la tesa “MF Czar” sono senza dubbio vincenti dal lato musicale, ma in fin dei conti si finisce a parlare sempre e solo di “Star Wars”, Marvel e fantomatici eroi che tentano di salvare l’Hip-Hop.
Le enormi potenzialità dell’album rimangono così per lo più inespresse, con significative eccezioni però. “Phantoms” vede i tre protagonisti allinearsi adeguatamente a livello tematico, interfacciandosi con un ospite arguto e competente come Open Mike Eagle, il quale s’inserisce a puntino in un contesto di questo tipo; in più lo switch di beat a metà pezzo è certamente memorabile grazie a quel synth così profondo e minaccioso ed Esoteric tira fuori il meglio di sé sganciando una strofa interamente impostata su allitterazioni. “Bomb Thrown”, nettamente il pezzo più bello del disco, tiene perfettamente fede alle attese col suo indovinatissimo sample vocale, gli intermezzi con l’organo sono senza dubbio un’ottima idea e Doom ruba finalmente lo show apparendo più pimpante, capace di accostare più rime interne e tenere uno schema metrico accattivante.
La saga Czarface pare in conclusione paragonabile alla classica serie televisiva che ha segnato un importante solco nei cuori del pubblico, la quale – giunta all’ennesima stagione – arranca seguendo una direzione imprecisa e puntando tutto sull’affezione per gli attori, riproponendo di fatto lo stesso polpettone. In quei casi, gli autori possiedono un ventaglio di scelte che si riduce a una stretta dei tempi nell’allestire una decorosa fine per la storia, oppure alla ricerca dell’inaspettato colpo di scena per ricaricare il contesto di linfa vitale. Confidiamo in una decisione saggia, perché ritrovarsi tra un anno a discutere di un altro progetto così sarebbe davvero dannoso alla bontà di quanto proposto in precedenza.
Tracklist
Czarface and MF Doom – Czarface Meets Metal Face (Silver Age 2018)
- Take Your Medicine
- Meddle With Metal
- Badness Of Madness
- Close Talker
- Forever People
- Captain Crunch
- Don’t Spoil It
- Phantoms [Fear. Open Mike Eagle and Kendra Morris]
- Bomb Thrown
- You Masked For It
- Astral Traveling [Feat. Vinnie Paz]
- Nautical Depth
- Stun Gun
- MF Czar
- Captain Brunch
- Sleeping Dogs
Beatz
All tracks produced by The Czar-Keys
Mistadave
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