De La Soul – And The Anonymous Nobody
“And The Anonymous Nobody” era l’attesissimo ritorno dei De La Soul a un’era geologica di distanza (musicalmente parlando) dal loro ultimo album ufficiale, ben dodici anni. Ha mosso i suoi primi passi attraverso una campagna Kickstarter, procedimento realizzativo senza dubbio inusuale per artisti famosi in così larghe proporzioni, e il successo – neanche a dirlo – è stato letteralmente strepitoso: seicentomila dollari raccolti in un mese abbondante sono cifre mai raggiunte prima in un progetto del genere e sono lì a testimoniare l’enorme affetto che il mondo intero prova per questo trio di mostri sacri. Che fare con tale abbondanza di raccolto? Pos, Dave e Maseo hanno portato in studio quanti più musicisti possibili per registrare ore su ore (nella fattispecie circa trecento…) di nastri strumentali, scelta che da un lato ricorda quanto i De La siano sempre stati abili nel rinnovarsi e dall’altro sottolinea il loro non voler ricadere nella voragine delle vili leggi su sample e diritti d’autore, traendo ogni campione dalla scrematura delle loro stesse esecuzioni.
Premesse eccitanti, considerata la forte propensione del trio a osare senza curarsi troppo dei pregiudizi, tuttavia mal corrisposte dall’amaro senso di delusione – raramente così intenso – provato a cose fatte. Ci perdoneranno quindi i lettori per il nostro mancato accodamento incondizionato a una critica che ha già promosso un lavoro ritenuto superlativo e inarrivabile in confronto a quanto sentito quest’anno, che ha già sentenziato un presunto ma impalpabile potere rivoluzionario sprigionato dal progetto, sottolineando una grandezza che noi per primi suggelliamo come indiscutibile, ma che a personale opinione non può certo essere comprovata da quanto ascoltato più volte qui, sperando a ogni occasione di aver sbagliato album. Non c’è alcuna volontà di disquisire negativamente in maniera del tutto gratuita su “And The Anonymous Nobody”, né pretendevamo un risultato più tradizionale – non sarebbe, in fondo, nelle corde di tre personaggi il cui estro è universalmente riconosciuto quale motore del loro successo. Tuttavia ci è assai indigesto continuare a sentir parlare di innovazione dell’Hip-Hop per partito preso, solo perché l’autore in questo caso porti l’altisonante nome De La Soul: non solo l’Hip-Hop qui arranca avvolto da un piattume di inaspettata inconsistenza, ma è pure divorato da una composizione che si addentra in una moltitudine non meglio precisata di generi che denota una preoccupante assenza di omogeneità e che di certo è definibile in molte maniere, fuorché originale o innovativa, perché ciò significa essersi colpevolmente dimenticati di “Check Your Head”, dei The Roots e via citando.
Come dovremmo mai giudicare, ad esempio, un non necessario bisogno di ricercare il featuring a effetto, date le presenze di Snoop e 2 Chainz? Il fascino della voce del talentuoso asso di Long Beach non è in discussione e anche in questo caso il suo ruolo lo svolge, ma il beat banalotto e molle determina presto il mancato successo di “Pain”; e perché servirsi di un rapper non certo noto per le sue abilità liriche, sprecando uno dei pochi beat finalmente sensati? Temiamo che la risposta possa essere reperibile nelle classifiche di vendita iTunes… Il problema è che sono troppi gli aspetti di cui sfugge il senso. Il pezzo successivo all’intro, da che mondo è mondo, in un album Hip-Hop ha il compito di rilasciare le prime scariche di energia, di contagiare l’ascoltatore permettendogli di ambientarsi, dettando il ritmo per tutto ciò verrà in seguito; non è questo il risultato di “Royalty Capes”, arrangiata nemmeno in maniera malvagia ma del tutto priva di grinta, un aspetto che nel particolare coinvolge pure la prestazione di Pos e Dave. L’idea che l’album stenti a decollare è poi corroborata da passaggi quali “Property Of spitkicker.com”, accattivante per come combina i sopra menzionati col talento cristallino di Roc Marciano in un mood per lui differente, ma era allora davvero necessario ricorrere a fior di musicisti per ottenerne un giro di batteria mediocre e due note di synth?
Passiamo alle sperimentazioni, diciamo così, più accese. “Lord Intended” è una composizione Rap’n’Roll valida ma inutilmente lunga, sorprende negativamente l’idea di non far terminare il pezzo in maniera naturale aggiungendovi ben quattro minuti di inutili assoli assortiti e falsetti a malapena sopportabili. “Drawn” ci offre ben cinque minuti in compagnia di una soporifera Yukimi Nagano prima di lasciare spazio a un’oramai tardiva strofa di Posdnuos, ricordandoci che ai Little Dragon preferiamo di gran lunga Cibo Matto e Adam Yauch. “Snoopies” è solo un’altra occasione per ricordarci che troppo spesso i protagonisti sono gli ospiti invece che i De La Soul e, con rispetto parlando per i Talking Heads, dei trip di David Byrne in un contesto di questo tipo ne avremmo fatto volentieri a meno. La beffa finale? Se dall’accattivante loop sentito nella porzione Hip-Hop della traccia fosse stato ricavato un pezzo a sé, forse avremmo parlato di bomba.
Cosa salvare, dunque? Ovvio: i momenti in cui i De La Soul fanno ciò che sanno fare meglio – cioè rappare da Dio. Sorvoliamo sulla natura fastidiosamente Pop della melensa “Greyhounds”, perché è innegabile l’abilità nel costruire testi densi di immagini ben definite, che danno ispirazione per la storia dei due personaggi introdotta da Pos con immutata classe e senso del dramma (<<hides that he is a shark/suggests a few apartments, never hints to the home/that’s what he wanna do/she just wanna new zip code for an old dream/lost in an appetite now the big apple might/find her habit of a queen>>). Di “Memory Of… (Us)” possiamo dire che è bellissima e amaramente dolce, Estelle offre una prestazione superiore e Pete Rock congegna suoni attualizzati aggiungedovi il suo inconfondibile tocco (leggasi: una cassa che picchia davvero!), lasciando che gli archi esaltino un testo molto ben scritto, che evidenzia numerose preziosità tecniche e un’ottima espressività, ingredienti che circoscrivono nettamente il miglior brano tra i presenti.
Se pezzi come la già citata “Lord Intended” falliscono miseramente nel sostenere gli intenti innovativi dell’operazione, “Here In After” arriva piuttosto in coda nella scaletta, ma dimostra – meglio tardi che mai – come il disco poteva/doveva essere grazie alla rinsaldata e vincente unione collaborativa tra il trio e Damon Albarn, già particolarmente prolifica in passato. Chiude “Exodus” con la sua perfetta simmetria tra ritmo e barre, soppesando una carriera che, a discapito dei traguardi e della fama, è rimasta in qualche modo sottovalutata, come i protagonisti stessi sentono di dover affermare con una punta polemica appena accennata (<<it’s the years that we own and we earned them/see the bridges we built now are burned down/even though a few friends just returned them/shit and shit there we affirm them/but the pattern has always been righteous/we know darkness/so we wipe dust>>).
Sprazzi di grandezza che giungono in quantità troppo ridotte e soprattutto con colpevole ritardo, costringendoci a dipingere “And The Anonymous Nobody” come l’album che non avremmo mai voluto sentire dai De La Soul. Non è così Hip-Hop come si vuol far credere, non è lo stravolgimento planetario di cui si chiacchiera tanto in giro. E’ sicuramente tra i dischi dell’anno; sì, tra i più deludenti.
Tracklist
De La Soul – And The Anonymous Nobody (AOI Records 2016)
- Genesis [Feat. Jill Scott]
- Royalty Capes
- Pain [Feat. Snoop Dogg]
- Property Of spitkicker.com [Feat. Roc Marciano]
- Memory Of… (Us) [Feat. Estelle and Pete Rock]
- CBGB’s
- Lord Intended [Feat. Justin Hawkins]
- Snoopies [Feat. David Byrne]
- Greyhounds [Feat. Usher]
- Sexy Bitch
- Trainwreck
- Drawn [Feat. Little Dragon]
- Whoodeeni [Feat. 2 Chainz]
- Nosed Up
- You Go Dave (A Goldblatt Presentation) [Feat. David Goldblatt]
- Here In After [Feat. Damon Albarn]
- Exodus
Beatz
- The Anonymous Nobodies: 1, 17
- Dave/Plug Too with the co-production by Davey Chegwidden and The Anonymous Nobodies: 2
- Supa Dave West with the co-production by De La Soul: 3
- Dave/Plug Too with the co-production by The Anonymous Nobodies: 4
- Pete Rock with the co-production by De La Soul and Supa Dave West: 5
- Dave/Plug Too with the co-production by Ethan Phillips: 6
- The Anonymous Nobodies with the co-production by Joshua Matthew Lopez: 7
- Pos Plug Won with the co-production by Money Mark, Supa David West, Joshua Matthew Lopez and Davey Chegwidden: 8
- Ethan Phillips with the co-production by The Anonymous Nobodies and Davey Chegwidden: 9
- Pos Plug Won: 10
- Supa Dave West with the co-production by The Anonymous Nobodies: 11
- The Anonymous Nobodies with the co-production by Kaveh Rastegar, Dave Palmer and Davey Chegwidden: 12
- Dave Jolicoeur: 13
- Supa Dave West: 14
- Ethan Phillips and Davey Chegwidden with the co-production by The Anonymous Nobodies: 15
- The Anonymous Nobodies with the co-production by Kaveh Rastegar, Joshua Matthew Lopez and Davey Chegwidden: 16
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