De La Soul – De La Soul Is Dead
L’autoironia, la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, è una qualità che apprezzo molto negli esseri umani. Qui ve ne sono tre (numero perfetto, anzi magico), vengono da Long Island, si fanno chiamare Pos, Trugoy e Maseo, e di certo non hanno solo l’autoironia dalla loro parte. Nel loro secondo disco, i De La Soul dimostrano infatti di essere degli artisti capaci di reinventarsi completamente, senza per questo risentirne dal punto di vista creativo.
Avrebbero potuto tranquillamente proseguire lungo il sentiero tracciato dal celeberrimo “3 Feet High & Rising”, un esordio che ha dato loro fama e popolarità ovunque, oltre ad aver demolito numerosi stereotipi dell’Hip-Hop di quel periodo grazie al suono e all’attitudine innovativi con cui i Nostri si sono presentati. Ma, evidentemente, il successo e l’immagine di mc’s allegri e spensierati (a un’occhiata superficiale, ma c’era molto altro sotto…) sono andati loro stretti; perciò, due anni dopo, all’uscita del secondo album, hanno deciso di dichiararsi praticamente morti… “De La Soul Is Dead” rende chiaro questo concetto fin dalla copertina: un vaso rotto con delle margherite appassite, in netta antitesi ai colori sgargianti e ai fiori che spuntavano dappertutto sul disco precedente.
La da.i.s.y. age è oramai terminata e ha lasciato il posto a una realtà più dura e difficile (ascoltate e seguite sul booklet la storiella a puntate del tipo che trova per caso un tape dei De La…). Come potrà il terzetto più fuori dal mucchio dell’Hip-Hop americano farcela contro tutte quelle stupide regole non scritte che vogliono che il Rap si basi solo su argomenti come papponi, pistole, droga e che i rapper infarciscano i loro testi di oscenità e invettive? Come faranno i nostri eroi a superare l’ondata di cinismo e di chiusura mentale verso qualunque forma di espressione diversa dal solito? Semplice: con l’intelligenza e l’ironia che li contraddistingue.
“…Is Dead” è un album a suo modo estremo, spiazzante, geniale; è un tritatutto dove ci sono finiti deliranti skit, fruscii di vecchi vinili e sample assurdi (tenete presente che dietro le quinte si aggira sempre quell’avanzo di manicomio di nome Paul Huston aka Prinse Pawl aka Prince Paul). E non crediate che manchino singoli di successo come quelli contenuti in “3 Feet…”: da “Ring Ring Ring” a “Saturdays”, fino a “Keepin’ The Faith”, ci sono tutti e hanno tutte le qualità necessarie per entrarvi nel cervello e non uscirne più (all’epoca hanno avuto un buon airplay persino nelle radio italiane, che è tutto dire!).
Qua e là, nel marasma generale, si intravedono poi anche altri membri delle Native Tongues, la loro celebre crew: A.T.C.Q., Jungle Brothers e Black Sheep. Se, come me, avete adorato un disco epocale quanto “3 Feet High & Rising”, se, come me, vi siete avvicinati all’Hip-Hop grazie (anche) alla musica di Pos, Trugoy e Maseo, allora non potrete ignorare “De La Soul Is Dead” per capire davvero quanto i De La Soul siano in realtà vivi e vegeti nel loro secondo album.
Tracklist
De La Soul – De La Soul Is Dead (Tommy Boy Music 1991)
- Intro
- Oodles Of O’s
- Talkin’ Bout Hey Love
- Pease Porridge
- Skit 1
- Johnny’s Dead aka Vincent Mason (Live From The BK Lounge)
- A Roller Skating Jam Named “Saturdays” [Feat. Q-Tip and Vinia Mojica]
- WRMS’ Dedication To The Bitty
- Bitties In The BK Lounge [Feat. Almond Joy]
- Skit 2
- My Brother’s A Basehead
- Let, Let Me In
- Afro Connections At A Hi 5 (In The Eyes Of The Hoodlum)
- Rap De Rap Show [Feat. Bobby Simmons, Chris Height, Divine Styler, Jungle Brothers, Kim Carter and Q-Tip]
- Millie Pulled A Pistol On Santa
- Who Do U Worship?
- Skit 3
- Kicked Out The House
- Pass The Plugs
- Not Ovet Till The Fat Lady Plays The Demo
- Ring Ring Ring (Ha Ha Hey)
- WRMS: Cat’s In Control [Feat. Cat Jackson]
- Skit 4
- Shwingalokate
- Fanatic Of The B Word
- Keepin’ The Faith
- Skit 5
Beatz
All tracks produced by De La Soul and Prince Paul
Al-X
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