Denzel Curry – Melt My Eyez, See Your Future
Ve ne siete mai accorti? Denzel Curry sta bene praticamente su tutto. Personalmente, ne sono sempre più convinto. E’ un po’ come quella t-shirt nera che non manca (quasi) mai nel guardaroba di nessuno, Denzel è proprio come quella. E’ letteralmente un colore sempre complementare alla strumentale. E intendo a qualsiasi tipologia di strumentale. E’ scarna e sussurrata come quella di “African Samurai”? E’ ipnotica (ed è pure già stata giustiziata oltre un decennio fa da MF DOOM)? E’ il più incazzoso dei boom bap? Oppure è una miscela corretta al Drum’n’Bass come nel caso della più recente “Zatoichi”? Non importa, non è previsto un finale alternativo.
L’ultima nominata nell’elenco (la trovate più in basso) è pure il primo contatto ufficiale che il sottoscritto ha avuto con “Melt My Eyez, See Your Future”; un titolo così intrigante che mi avrebbe strappato la promessa di un ascolto anche se a posizionarlo sugli scaffali digitali fosse stato Troy Ave in persona. E “Zatoichi” ha per l’appunto stimolato allo stesso modo quell’area del mio cervello – la più vulnerabile al baiting linguistico – che da sempre vede nelle titolazioni bizzarre e originali un vermone ben più grasso rispetto agli inflazionatissimi “Get Money” e “My Bitch” di turno. Ma soprattutto – perché alla fine è ciò che importa, altrimenti ogni brano di Westside Gunn sarebbe un capolavoro – oltre il titolo, il vermone c’era davvero.
Perché – scusate l’insistenza, ma vi prometto che ci siamo quasi – “Zatoichi” è diversa da quello che ci si aspetta di ascoltare pensando alla doppia acca. Al suo classico blueprint. Ed è squisitamente paradossale (e per questo, kudos anche a slowthai e ai produttori Jonnywood e Powers Pleasant) il fatto che tale diversità prenda vita attraverso uno dei campionamenti più usurati della storia. E’ quel genere di rischio che il rapper medio (e infatti non questo è il caso) preferisce non prendersi. E “Melt My Eyez, See Your Future” è pieno zeppo di momenti come questo.
Che Denzel Curry ci tenesse particolarmente è più che un dato di fatto. Siamo nel 2022, ma il titolo dell’album e il concept gli si erano piantati al di sotto della calotta cranica già nel lontano 2018. L’idea era lì. Come un embrione congelato. L’aveva immaginata, ma non era pronta a vedere la luce. E ci sono voluti nel frattempo altri due album – e qualche collaborazione contagiosa – prima di trovare mezzi, materiali e il sistema migliore per far uso di entrambi. Per trovare lo slancio che desse finalmente un volto a se stesso invece che mostrare solo una facciata del suo poliedrico estro. L’ascolto lo chiarisce. Le sue parole, al magazine Loud & Quiet, fugano ogni dubbio: solitamente, i miei dischi sono chiassosi e aggressivi. Forse un poco fuori di testa e un po’ strani. E io mi nascondo sempre dietro a qualche personalità. Questa volta però non avete a che fare con un personaggio. Non con Zeltron, con Raven Miyagi o Aquarius’killa. In sostanza, questo è un disco che parla di me, Denzel Curry. Nessun alter ego né altro. Solo Denzel Curry. Punto e a capo.
Arrivati qui – dopo avervi tediato ripetutamente con “Zatoichi”, che era funzionale al fil rouge del ragionamento – credo sia giusto nominare nello specifico anche qualche pezzo, a partire dal flusso (in piena) di coscienza di “Melt Session #1”, incanalato dalle eleganti atmosfere di Robert Glasper. Le rime si incrociano nell’alveo dei ricordi di Denzel e danno forma a ciò che invece sarebbe più facile lasciare senza (<<dealt with thoughts of suicide, women I’ve objectified/couldn’t see it through my eyes so for that, I apologize/I’m just hypnotized, working hard to empathize/strung out on love addiction and groupies when souls collide/I’ve been this way since the day I turned six/I’ve been touched before, way before I touched my…>>). In “X-Wing” lo ascoltiamo destreggiarsi su un beat Trap, mentre fa a pezzi il lato più consunto del mainstream sfoderando le sue stesse armi. E poi c’è “Walkin”, un esercizio di stile che non rinuncia alla sua narrazione, con due strofe tirate come un nodo scorsoio. Giunta a metà, la strumentale cambia passo; lui però non batte ciglio, aggiusta il tiro e prosegue come uno schiacciasassi. Quando è in forma così, i beat devono girare con la scorta armata.
Prima di “Melt My Eyez, See Your Future” consideravo Denzel Curry alla stregua di un enigma. Lo ascoltavo – e non poco; ma finivo sempre per pensare tra me e me: mi piace un sacco quello che fa. Mi piace come lo fa… Ma non capisco bene cosa faccia. Chi è Denzel Curry? Me lo chiedevo, senza riuscire a dare una risposta. Problema risolto.
Tracklist
Denzel Curry – Melt My Eyez, See Your Future (PH/Loma Vista Recordings 2022)
- Melt Session #1 [Feat. Robert Glasper]
- Walkin
- Worst Comes To Worst
- John Wayne [Feat. Buzzy Lee]
- The Last
- Mental [Feat. Saul Williams and Bridget Perez]
- Troubles [Feat. T-Pain]
- Ain’t No Way [Feat. 6LACK, Rico Nasty, J.I.D. and Jasiah]
- X-Wing
- Angelz [Feat. Karriem Riggins]
- The Smell Of Death
- Sanjuro [Feat. 454]
- Zatoichi [Feat. slowthai]
- The Ills
Beatz
- Robert Glasper: 1
- Kal Banx: 2
- Dot Da Genius and Naz: 3
- JPEGMAFIA: 4
- FnZ and HWLS: 5
- J Gramm, Mike Hector and Elijah Fox: 6
- Kenny Beats and Dj Khalil: 7
- Powers Pleasant, Sucuki and LO: 8
- DRTWRK, Clutch George and Darko: 9
- Karriem Riggins and Mickey De Grand IV: 10
- Thundercat: 11
- Cardogotwings: 12
- Powers Pleasant and Jonnywood: 13
- Noah Goldstein and Dot Da Genius: 14
li9uidsnake
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