Diabolic – Fightin Words
L’esercizio del battle Rap più puro, per quanto risulti imprescindibile data la natura stessa del genere, può dimostrarsi pericoloso qualora si decida di esagerarne nell’utilizzo. Si rischia di venire inevitabilmente etichettati, restando intrappolati a vita in una nicchia che, dopo qualche tempo, non sfocia più nell’interesse di alcuno, di limitare il proprio potenziale a un solo aspetto della scrittura di testi Hip-Hop in un mondo che invece vive della continua evoluzione stilistica e per sopravvivere all’interno del quale viene anzitutto richiesta versatilità. Quello di Diabolic non va frettolosamente confuso col solito Rap atto allo stirare avversari in serrata sequenza, o meglio, questo è solo uno degli aspetti che caratterizzano la sua dimensione artistica: “Fightin Words” il confronto a muso duro non lo disdegna affatto, ma anziché abusarne vi getta le proprie basi per espandere i propri orizzonti.
Sono sedici tracce che somigliano più ad altrettanti round di un incontro di arti marziali miste i quali non coinvolgono solo la tradizionale figura dell’antagonista incapace, ma pure l’ascoltatore, chiamato a rialzarsi al termine di ogni pezzo, gonfiare i polmoni per un grosso respiro e prepararsi al turno successivo. La rabbia repressa è sputata all’esterno con la forza di un tifone, fino a trasformarsi in vero e proprio accanimento, ma è altresì incanalata verso obiettivi ben precisi, scongiurando il troppo gratuito o il fine a se stesso. Nel suo incedere, Diabolic mette ogni singola goccia del suo sudore, la grinta è tipica di chi sa di poter godere di un’occasione, una soltanto, quindi l’impegno è massimo, dal primo pezzo all’ultimo. E’ un mc con la tendenza al politicamente scorretto, al devastare tutto ciò che lo infastidisce con veemenza – e fin qui nulla di nuovo: tuttavia, valutando capacità tecniche, varietà degli schemi metrici e metodo di scrittura, il collocamento non può che essere ben al di sopra della norma.
Ecco la versatilità di cui si parlava poche righe fa. E’ davvero difficile trovare una barra gettata lì a caso, il linguaggio figurativo è denso al punto di invitare al rewind istantaneo in un vasto assortimento di occasioni, la dizione è quanto di più sciolto si possa trovare, la gamma di vocaboli molto ricca e il controllo del fiato pressoché perfetto. L’energia è costante, quasi pressante: non a caso, tre dei primi quattro pezzi assalgono tenendo ritmi soffocanti, Premier in persona e il francese Junior Makhno – e più in là pure gli Snowgoons, 5th Seal e il frequente collaboratore Engineer – costruiscono ambientazioni perlopiù oscure, claustrofobiche, ideali per mitragliate di acrobazie verbali dense di assonanze (<<Yo, brace yourself for impact, I’m raisin’ hell with syntax/like Satan cast an ancient spell on this track>>) composte da sillabe che picchiano sulle battute con la stessa precisione di una macchina industriale. Se parte della forza dell’album vive sull’aggressione di pezzoni come “Introvert“, “Piss And Vinegar” e la conclusiva “Alien Manuscript“, l’artista alza ulteriormente l’asticella quando decide di mettere in campo sfera personale e storytelling, dando vita a episodi di altissima qualità.
Il pezzo da novanta del disco non può che essere “Victim’s Story”, un racconto imperniato sul bullismo diviso in due episodi, eccellente per come le scene si insinuano in successione nella mente dell’ascoltatore grazie alla dovizia nei vividi dettagli, posto in scena su un loop di piano opportunamente ipnotico. Brevi ma intensi cenni biografici sono invece lo strumento utilizzato per descrivere gli umori di “Feel Ya Pain” e “Bad Dream” (conferma, quest’ultima, che quando gli Snowgoons non s’intestardiscono sull’epico/cavalleresco spaccano di brutto), la prima rabbiosamente malinconica nella condivisione della sofferenza con chi prova simili sentimenti, la seconda che concentra in tre micidiali strofe tutte le disavventure di un personaggio preso da mille difficoltà, sentimentali, economiche e di tanti altri assortimenti. C’è spazio anche per un po’ d’invettiva politica, d’altro canto la scuola è pur sempre quella di Immortal Technique, ed “A.M.E.R.I.C.A.”, oltre che denunciare e polemizzare, denota ancora arguzia nello svolgimento di uno specifico argomento.
Diabolic si destreggia con disinvoltura anche in presenza dei suoi ospiti, senza mai farsi sovrastare da questi e comandando il suo stesso gioco: in “Game Time” eccelle nei doppi sensi (<<Body slam somebody, unload some sort of gat/and leave their pockets empty quicker than mobile quarterbacks>>) per un battle Rap dal sapore pugilistico dove appaiono – coerentemente – Vinnie Paz e Sean Price; improvvisa un’ideale fuga con R.A. The Rugged Man vestendo un ruolo sicuramente idoneo a entrambi, combinando immani disastri con la polizia alle calcagna in “Suffolk’s Most Wanted”; assembla una posse cut di larghe presenze costruita su pezzettini di violino squilibrati come il titolo (“Norman Bates”) guarnita dal flow a fuoco rapido di Locksmith e dai colpi bassi di Nino Bless (<<I grind harder than slaves that make Nikes>>).
“Fightin Words” non va dunque assoggettato ad apparenze troppo ingannevoli, è un disco d’indiscutibile intelligenza lirica, discreta varietà tematica, arricchito da un’accurata selezione dei beat e sostenuto da un’auto-motivazione lodevole. E’ un percorso di sedici tracce (diciotto per chi sceglie iTunes) che invita ad essere intrapreso in continuazione, un passo fondamentale per quella che auspichiamo possa essere l’ulteriore ascesa di un mc combattivo e che incastrare in una superficiale etichetta di punchline rapper si tradurrebbe nel più grossolano degli errori.
Tracklist
Diabolic – Fightin Words (Warhorse Records 2014)
- Diabolical Sound
- Introvert
- Higher [Feat. Celph Titled and Swave Sevah]
- Piss And Vinegar
- Suffolk’s Most Wanted [Feat. R.A. The Rugged Man]
- Feel Ya Pain
- Norman Bates [Feat. Taboo, Locksmith, Nino Bless, Apathy and Coal]
- Living In My Own Head [Feat. Block McCloud]
- My Attitude
- Victim’s Story
- Fightin Words
- Game Time [Feat. Sean Price and Vinnie Paz]
- A.M.E.R.I.C.A. (Truth Part 3)
- Here We Go [Feat. Coast]
- Bad Dream
- Alien Manuscript
Beatz
- Dj Premier: 1
- Junior Makhno: 2, 3, 4, 16
- Snowgoons: 5, 15
- Engineer: 6, 9, 13
- Level 13: 7, 8, 14
- BP: 10
- C-Lance: 11
- 5th Seal: 12
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