Dueling Experts (Recognize Ali and Verbal Kent) – Dueling Experts

Voto: 4

Lord Beatjitzu è l’uomo del mistero. Attivo da diversi anni nella produzione di beat destinati rigorosamente al formato tape e dedito alla riscoperta di tecniche di registrazione analogiche, ha creato nel tempo una significativa discografia esplicitamente ispirata da vecchie pellicole kung-fu tanto nel suono quanto nelle grafiche e nelle citazioni dirette, omaggi nemmeno troppo velati nei confronti di quanto realizzato da nove personaggi provenienti da Staten Island in tempi non sospetti. Emerge da qui il presupposto saliente del progetto “Dueling Experts“, il quale chiama a raccolta Verbal Kent e Recognize Ali al fine di completare l’inedito trio cogliendo artisti più che equipaggiati per gli scopi di un’operazione intensamente incontrovertibile, ribelle, sinergica nel riesumare la vera essenza dell’Hip-Hop a dimostrazione del fatto che tirare indietro l’orologio non è solo un fatto di nostalgia fine a se stessa.

Vero, il concept non è nulla di particolarmente originale: i quattordici pezzi sono intrisi esclusivamente di liriche da battaglia con le quali i due mc’s inscenano una sfida motivazionale reciproca a colpi di barre aggressive o, in alternativa, si scagliano congiuntamente contro lo scarso di turno. Ognuno sfodera la sua personale arte della guerra immergendosi nella squisita untuosità generata dal campionatore portatile della Roland, il Boss SP, fedele compagno di viaggio che Beatjitzu porta con sé ovunque, isolando la mente per dar vita alle sue intuizioni a bassa fedeltà. Seguendone le notevoli composizioni generate dallo strumento principale del produttore, determinante alla pari della scelta di masterizzare i brani direttamente su nastro in modo da sfornare quel risultato finale così squisitamente low in termini di qualità sonora, i Dueling chiudono dunque un cerchio tracciato con la precisione di un compasso.

Vero anche, infatti, che la propria offerta la si deve saper confezionare; ed è qui che l’operazione “Dueling Experts” diventa affascinante, svelando lo sconosciuto mondo di un produttore che a suo tempo aveva lanciato una serie di beat tape colorando ciascuna cassetta secondo la gerarchia dan del karate. Prendono quindi facilmente forma anche le fantasie dettate dal comunicato stampa di presentazione del trio, perché sembra davvero che l’insieme sia stato ricavato da una caverna buia la cui umidità riesce a penetrare nel suono, lasciando l’agognato forziere nelle mani del primo mc in grado di completare questa preziosa caccia al tesoro: per questa ragione non appare inconsueta la costante presenza di rumori di fondo, squinternati attacchi dei brani atti a evidenziare la disobbedienza della puntina o il nostalgico – questo sì – effetto di un nastro che solo per un secondo se ne va improvvisamente fuori sintonia.

Sopra un tale ben di Dio, Verbal Kent e Recognize Ali sopperiscono agli ovvi limiti argomentativi dettati dalla natura del disco spingendo l’acceleratore tecnico, ponendo l’accento sulla varietà di un flow sempre molto scorrevole e liscio anche a livello di dizione (notevoli, da questo punto di vista, i progressi del primo rispetto al passato), lavorando ciascuno secondo le proprie peculiarità. L’artista di Chicago costruisce con bravura interessanti giochi di parole catturando l’attenzione coi suoi tipici accostamenti figurativi, utilizzando spesso parole di uguale pronuncia ma differente significato per puntellare qualche punchline d’effetto; la sua timbrica profonda è come sempre attraente, da assegnare ai ritornelli creando un ricercato equilibrio nei confronti del collega di origine ghanese, sempre molto dinamico, sciolto e assai determinato nell’infliggere danni dal punto di vista lirico.

Il disco è scorrevole e non solo per la brevità di alcuni pezzi – d’altro canto, quando si cresce a pane e Wu-Tang Clan è impossibile che le decisioni produttive riescano a deludere anche solo in minima parte. Così, pare a volte verosimile che il nastro sia stato estratto dalla sua sede, pestato e poi ricollocato al suo posto con la classica matita girata nell’ingranaggio, causando ad esempio quella stonatura reperibile all’inizio di una “The Middle Finger” che non funge solo da opposizione ideologica verso l’attuale incompetenza lirica, ma è pure un vero e proprio dito medio nei confronti di quelle strumentali incolori, prive di sostanza e create senza il minimo sforzo, tutte uguali e opportunamente patinate per la grande platea di adolescenti. Una risposta fornita con toni piuttosto forti, coniugando una batteria da scossa cervicale immediata (e nell’album non ce n’è una che non provochi tale effetto), suoni gustosamente filtrati e un grido pitchato e strozzato come suggerisce l’istinto del momento, senza passaggi secondari che possano alterare l’idea originaria – né, aggiungiamo, la scelta del sample appare casuale, trattandosi di “You Turn Me On” delle LaBelle, già utilizzato in “Gettin’ High” di Ol’ Dirty Bastard e “False Things Must Perish” dei Gravediggaz.

Gestire l’ascolto di brani come “Two Isn’t Enough” senza provare una congrua dose di esaltazione è un’impresa titanica, il suo giro killer di violino è perfetto per generare quell’ambientazione guerriera desiderata, accompagnando opportunamente il concetto portante del testo, un uno/due da knockout immediato se considerato il posizionamento in scaletta appena precedente rispetto ad altro materiale esplosivo, ovvero “The Cause Of My Ignorance” (i più ferrati non esiteranno a collegarne il piano all’intro di “Music To Driveby” dei Comptons Most Wanted), dove il ritmo lirico non vede pecche e la programmazione della batteria gioca ancora una volta un ruolo predominante nella gradevolezza del pezzo, accentuando quella sensazione di boom bap cupo così ben esemplificata da episodi come “Part Of Life”, che va via tutta d’un fiato col suo bel sample di trombe, o “The Art Of Fighting Without Fighting”, altro eccellente beat il cui denso sapore orientale è generato dai campioni estratti, fiati e cantato in sottofondo, di nuovo scelte più che consone per evocare climatiche belligeranti sempre opportunamente sostenute dal livello del tasso tecnico.

Ovvio, si può puntare il dito sul fatto che ogni traccia alla fine della fiera parli sempre della stessa cosa e che proprio per questo non sarebbe dispiaciuta qualche acrobazia lirica in più; capita difatti che ce la si cavi con qualche rima bonaria di troppo (“Dark Ninjas”: <<I don’t think there’s anybody worse than you/on the flipside the experts are the textbook of versatile>>; “Arnold Palmer Sipping Arnold Palmers”: <<self made, fuck a label I sign myself/I’m Picasso with the writing pen, everything I write’s a gem>>), ma nella nostra personale opinione non si tratta di nulla in grado di minare l’evidente longevità di un disco che non prende ostaggi fin dal primo ascolto. Di quelli che si bevono in un unico sorso, determinando un senso di soddisfazione da voler riprovare nel più breve tempo possibile.

Tracklist

Dueling Experts (Recognize Ali and Verbal Kent) – Dueling Experts (Mello Music Group 2020)

  1. The Dueling Experts
  2. Pray Hands Emoji
  3. Part Of Life
  4. Dark Ninjas
  5. The Middle Finger
  6. The Art Of Fighting Without Fighting
  7. Two Isn’t Enough
  8. The Cause Of My Ignorance
  9. A Secret Document
  10. Arnold Palmer Sipping Arnold Palmers
  11. Black Belt
  12. Stones In Glass House
  13. Baby Shark
  14. Your Fragile Limbs

Beatz

All tracks produced by Lord Beatjitzu

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