Edo. G – After All These Years
Da sempre abituato a superare numerosi ostacoli per costruirsi una carriera discografica continuativa, Edo. G deve evidentemente aver fatto il callo al sovvertire puntualmente i pronostici. Difatti, mentre colleghi che ebbero, come lui, successo agli albori degli anni novanta hanno fatto perdere le proprie tracce da tempo, lui continua imperterrito ad andare controcorrente sfornando prodotti in rapida successione che hanno quale minimo comune denominatore la qualità e l’amore per l’Hip-Hop, ambedue motori di un personaggio che a quarantaquattro primavere sembra raccogliere energie sempre nuove, invece di perdere quota.
In questo particolare momento della sua vita artistica, l’mc di Roxbury, Massachusetts, è particolarmente prolifico, giungendo a offrire il terzo album solista dell’ultimo quadriennio, operazione riuscita grazie al successo ottenuto dalla particolare campagna raccoglifondi promossa utilizzando Kickstarter e attraverso la quale ogni fan che lo desiderasse ha aderito con un contributo al pagamento delle spese per la produzione e la registrazione del disco, ricevendo in cambio – oltre alla sua versione digitale in download gratuito – diversi bundle a seconda dell’offerta. Il fatto che l’iniziativa sia riuscita a raggiungere la quota minima per la sua esecuzione è un segno del grande supporto dei fan, ripagati da Edo con gl’interessi. Il suo è un lavoro sintetico ma tutto di sostanza, undici ottime tracce che, senza fronzoli, offrono il solito Edo. G di sempre, alimentato da un fervente animo battagliero in perenne lotta per le sue cause personali, siano atte a preservare la Cultura o tese verso quelle strade bostoniane che da una vita fungono da scenari per i suoi Rap.
Dopo tutti questi anni, giusto per parafrasare il titolo, l’asso di Boston è ancora in grado di realizzare dischi con una cura minuziosa e inalterata: versi strutturati con la precisione di un calibro pervengono attraverso fiumi di barre ricche di giochi di parole, intelligenti riferimenti colmi di citazioni culturali americane, spesso sportive (<<Edo’s a Lion in the middle, like Ndamukong Suh>> è un riferimento multiplo molto fine – e ce ne sono tanti altri…), e di metafore, altro piatto forte della casa, che nella loro semplicità riescono sempre a stuzzicare il cervello di chi si trova all’ascolto. Gli schemi metrici posseggono la consueta e forte dose di multiliners che percorrono indisturbate la loro sequenza centrando un bersaglio dietro l’altro, un’altra dimostrazione della forte componente motivazionale che spinge quest’artista alla continua ricerca di nuove strade per srotolare con competenza i suoi pensieri, facendosi seguire con rinnovata curiosità.
Per essere un disco di undici tracce, “After All These Years” presenta un cospicuo numero di ospiti, tutti molto competenti sia nell’apporto di rime di spessore che nella produzione dei beat, questi ultimi forniti da leggende come pure da perfetti semisconosciuti, ma al di là della fama di ognuno ciò che se ne ricava è un sound molto omogeneo, traguardo davvero notevole per la vicinanza di qualità tra gli uni e gli altri, ragion per la quale non sorprende più di tanto trovarsi a elogiare i lavori di Blezz ed Explizit One alla pari del ben più noto Marco Polo. Poi, si sa, comporre il numero di Pete Rock è sempre cosa buona e giusta, nonché un bel modo per festeggiare il decimo anniversario di “My Own Worst Enemy”, tanto più se la chiamata sfocia in tre pezzi uno migliore dell’altro, composti da melodie morbide e gradevoli cantati (“Let Da Horns Blow”), boom bap secchi e ipnotici (l’introduttiva “2 Turntables & A Mic”) e intuizioni semplici ma assemblate con la sapienza di chi sa come creare hit irresistibili (“Make Music”).
E, già che siamo in tema di reunion, uno dei pezzi da novanta è rappresentato dalla concept track firmata Special Teamz, autoprodotta usufruendo di sample vocali pitchati e ben mescolati assieme, strutturata da tre strofe dove Edo, Jaysaun e Slaine intersecano differenti storie aventi il tema dell’abuso sulle donne quale elemento accomunante. Si spazia quindi da una leggenda come Chuck D che chiude l’album in “Fight”, pezzo che picchia durissimo sposandosi bene con l’accuratezza del flow di Edo grazie a una manipolazione dal sapore anni ottanta tipica di Vanderslice, fino al notevole duetto con King Magnetic (eccellente l’ultima strofa, dove King costruisce barre citando titoli dei vecchi successi di Edo e dei Bulldogs), col quale l’interazione è davvero ispirata e ben supportata dal taglia-e-cuci Soul di 9th Wonder. Meno veterani sono invece G.Dot e Born, presenti in “Listen”, ma il duo prova di crescere nella direzione giusta a ogni test cui viene sottoposto, meritando l’opportunità promozionale che Edo sta portando avanti nei loro confronti su più fronti.
Insomma, after all these years laggiù nel sottosuolo si può vivere ancora piuttosto bene. Colui che tanto tempo fa mise Boston sulla mappa dell’Hip-Hop non ha perso la voglia di misurarsi con se stesso, di proporre musica di grande spessore condividendo le sue riflessioni con chiunque le voglia sentire, cercando di intrattenere ma pure di offrire al contempo dei preziosi consigli per le generazioni a venire, siano esse impegnate a districarsi per le difficili strade dei ghetti piuttosto che a costruirsi una carriera musicale indipendente in un’industria impietosa e incompetente. Spesso si parla a vanvera di leggende viventi, in questo caso tale titolo è pienamente consono alla figura mastodontica di Edo.
Tracklist
Edo. G – After All These Years (5th & Union 2014)
- 2 Turntables & A Mic
- Back & Forth [Feat. King Magnetic]
- The Anthem
- Make Music
- 16’s [Feat. Guilty Simpson]
- U N I
- Neva Die (Boom Bap)
- Love [Feat. Camp Lo]
- Let Da Horns Blow [Feat. Walter Beasley]
- Da Beef Goes On [Feat. Special Teamz]
- Listen [Feat. G.Dot & Born]
- Fight [Feat. Chuck D]
Beatz
- Pete Rock: 1, 4, 9
- 9th Wonder: 2
- Obatron: 3
- Explizit One: 5
- Blezz: 6
- Marco Polo: 7
- ThatKid LMD: 8
- Special Teamz: 10
- Jas Productionz: 11
- Vanderslice: 12
Scratch
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