Edo. G – We Do Good

Voto: 4

Viviamo un’esistenza sempre meno reale, inconfutabilmente impostata su approdi facili, fama conquistata senza fatica giusto per la durata di un reel, propagando stupidaggini per le quali è difficile trovare un senso ma vantando comunque milioni di visualizzazioni. Ciò che più conta è apparire, fare statistica, essere numeri gettati a caso in un sistema, emulare atteggiamenti, copiare alla lettera ciò che fanno gli altri, a patto che tutto ciò sia seguito dalla massa, perché solo allora vorrà dire che conta davvero, facendo dell’imitazione una scorciatoia sin troppo facile per ottenere un po’ di quel protagonismo senza il quale la vita pare risultare tristemente vuota. Tuttavia, nonostante trovi collocamento in una minoranza sempre più circoscritta, esiste ancora chi persevera nel mantenere un pensiero indipendente, coscienzioso, educato, chi ha fatto tesoro dell’esperienza per trasformarla in altruismo, saggezza, intelligenza da mettere al servizio di chiunque sia ben predisposto verso elementi che paiono sempre meno attenzionati, dato che non fanno trend.

Edo. G non è mai stato alla moda, non ha mai registrato vendite milionarie, non è mai stato il rapper più conosciuto della storia, però conserva uno status leggendario, derivante proprio dallo sviluppo delle qualità umane sopra menzionate, nonché da una carriera pionieristica il cui contributo nel rendere Boston ciò che effettivamente rappresenta oggi, ovvero una fondazione basilare per l’underground alternativo alla scena newyorkese, è assolutamente incontestabile. Il fuoco che illuminava quei lontani esordi in compagnia dei Bulldogs arde ancora vivacemente, la necessità di esprimersi artisticamente non è stata appesantita dall’inevitabile trascorrere delle stagioni, portando il massimo grado di fedeltà a un percorso coerente, perseverante nel desiderio di superare i vari ostacoli che hanno contraddistinto – e a volte minato – la possibilità di emersione di una carriera sottovalutata nella stessa misura di quanto sia stata oggetto di rispetto, seppure il Rap riflessivo costituisca a questo punto un’opzione minoritaria rispetto al contorno di armi, sesso, ricchezze materiali e spaccio che polarizza la gran parte dei concetti dai più proposti.

We Do Good” è un disco che caratterizza fortemente il senso di umanità insito in un autore che nel suo invecchiare ha saputo mantenere intatta la propria arte, quel sottile giocare con le parole per stimolare su argomenti fondamentali ma troppo spesso riposti in un cassetto per evitare che diano fastidio o aprano un eccessivo numero di palpebre. La capacità di costruire concetti figurativi solidi, metaforici, che fungano da essenziale collante tra una barra e l’altra, è un esercizio che Edward non ha smesso di eseguire, continuando a scrivere testi interessanti, attenti, sensibili, ammonendo sulle conseguenze di determinate azioni senza mai criticare con asprezza, proprio come si faceva un tempo, ricordando qualche homie caduto troppo presto, smuovendo il black proud attraverso la presa di coscienza delle proprie capacità, tentando di rimuovere il luogo comune della sfuggente paternità afroamericana; argomenti che ha sempre privilegiato con maturità, anche quando l’anagrafica indicava un’età inferiore.

A Edo piace emozionare tanto quanto gradisce emozionarsi, come conferma la delicatezza musicale di una “Hope” che torna a guardare al sociale, alla necessità di mutare la prospettiva in positivo assumendo una mentalità ottimistica, per quanto sia complessa da formare a causa degli episodi che continuano a falciare la comunità cui appartiene con eccesso di ferite autoinflitte. La titletrack, baciata da archi Funk che convolano a nozze con un synth californiano, si avvale di metafore sportive riferite alla vita stessa, pone sotto i bagliori dei riflettori tutti quei baldi giovanotti che brandiscono armi senza ancora aver passato la pubertà solo per sentirsi qualcuno, ignari dei gravi danni inflitti alla loro stessa collettività. “Truth”, accompagnata da un indovinato coro da chiesa, trova soluzioni creative per le rime, invertendo soggetti e verbi per meglio far combaciare il tutto, ponendo davanti agli occhi quelle verità introspettive che potranno anche non piacere, ma esistono e punto.

Più brani mostrano una personalità ricca di bontà, ma non certo disposta a farsi calpestare o vedersi togliere ciò che si è guadagnato con tanta dedizione. Il senso di confronto espresso da “Gillie Shit”, un boom bap moderno, lucente, ma dannatamente efficace, non ha certo pretesa di schiaffeggiare nessuno, Edo non necessita di mezzi violenti nell’esercitare il suo prevalere, tantomeno di mitizzarlo; l’unica superiorità che conta è quella intellettiva, espressa in maniera chiara, diretta. In fin dei conti, una bestia che non morde è pur sempre tale. <<One hand punches, the other protects>> dice in una “Watch Out” sostenuta da un piacevole piano elettrico, idea esemplificata con eguale resa pure nella misteriosa – e quasi minacciosa – atmosfera autoprodotta che circonda “YO” facendone uno tra gli episodi di spicco dell’album, inoltrando un avvertimento di maniere forti certamente in dote a un personaggio pacifico, sì, eppure pronto a difendersi in qualsiasi tipo di vertenza.

Spicca di netto una prestazione tecnica coi fiocchi, ragionamenti, consigli e conclusioni vengono macinati a spron battuto infilando notevoli incastri di sillabe, privilegiando costanza e consistenza nel ritmo dell’andatura, vi è ricchezza di rime multiple interne alla barra, il flow è preciso, catturante, i testi interessanti ed esposti con una scioltezza atta a sottolineare una naturale vocazione metrica, un’abilità che il tempo non ha mai scalfito. Basti pensare a come Greg Nice, nel fugace cameo dell’omonima traccia, appaia una macchietta proveniente da un passato per lui chiaramente troppo distante, impostando un impietoso paragone con la vivacità tecnica di un attore principale che allaccia rime come se stesse bevendo un caffè (argomento, peraltro, curiosamente protagonista di una “Wake Up” molto stuzzicante nel possibile doppio significato proposto); il confronto anagrafico proposto su “Welcome” è differente, ma la conclusione è identica – e non dobbiamo specificare chi, tra Edo e King Magnetic, gestisca direttamente dalla cattedra quel gustoso loop di trombe.

“We Do Good” è un progetto breve ma completo, soddisfacente, ideale nel connubio tra le produzioni e i testi, attrezzato con un livello esecutivo tale da destare sorpresa. La rinnovata freschezza dimostrata da Edo. G attesta un momento di forma eccellente, che non lo aiuterà magari a fare tendenza, ma sicuramente ne alimenterà la reputazione insindacabile che si porta orgogliosamente appresso. D’altra parte, it’s Edo…

Tracklist

Edo. G – We Do Good (5th & Union 2023)

  1. Gillie Shit
  2. Greg Nice [Feat. Greg Nice]
  3. Hope [Feat. Seventh Sun and Khaleb]
  4. Master
  5. Truth
  6. Paid (Always Get)
  7. Watch Out
  8. Welcome [Feat. King Magnetic]
  9. YO
  10. We Do Good [Feat. Ruby Shabazz]
  11. Wake Up

Beatz

  • Edo. G: 1, 3, 4, 5, 9, 10
  • Torch: 2
  • Curt Cazal: 6
  • Kemp: 7
  • Tone Spliff: 8
  • Geronimo X: 11
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