Eminem – Music To Be Murdered By

Voto: 3

(Una piccola premessa è necessaria. Non aspettatevi le consuete disamine liriche, gli elenchi infiniti né tantomeno i dettagliati approfondimenti sul comparto musicale – anche perché non troverete nulla qui dentro che passerà alla storia in questo senso. Sarà una recensione anomala rispetto al solito)

C’è qualcosa di nuovo che possiamo dire a proposito di Eminem all’alba di questo 2020? In realtà molto poco. L’ex biondino – che poco meno di diciotto mesi fa, pungolato sul nervo dell’orgoglio, ha dimostrato di avere ancora nelle proprie corde una cospicua dose di fosforo – è oramai più vicino alla soglia dei cinquanta che al ricordo dei quaranta e non ha più una posizione ben definita nello scacchiere della scena. E’ di fatto una molecola isolata, senza vincoli, funzionale esclusivamente a se stessa e quindi (in potenza) libera di agire. Se, oltre all’età, ci mettiamo anche la garanzia di una sostanziosa pensione, di quelle che non ti costringono più a muovere blocchi a sette cifre di copie, ecco che i contorni della comfort zone ci sono tutti. Una situazione – per buttare lì un nome a caso – che ha permesso a Jay-Z di realizzare quel “4:44” che ha preso posto senza troppi complimenti tra le sue opere migliori. Non è però il caso di Music To Be Murdered By, che piuttosto mette in luce come Marshall Mathers, pur invecchiando, si ostini in un certo senso a non volerne proprio sapere di diventare grande.

Concedetemi di prenderla un po’ alla larga, perché in fondo una buona parte dei rimproveri che sono stati (anche da noi) mossi negli ultimi anni a Eminem sono gli stessi che si rincorrevano già nelle discussioni all’indomani del suo periodo d’oro, quando il millennio in corso aveva ancora l’odore tipico delle pagine fresche di stampa. E nessuno vuol andare a rivangare il trapassato; non vogliamo riesumare le varie “Hellbound”, “Any Man”, “Biterphobia” quanto piuttosto l’attitudine racchiusa in quei brani. Al netto del tono iper-nasale, della gioventù che non torna e degli abusi di sostanze miscelate all’inchiostro con cui scriveva sul quaderno ai tempi, quello di quei pezzi extracurricolari – e di buona parte dei suoi primi dischi – era uno Slim Shady che, quando sfoggiava la giocata, non sapevi mai su che lato ti avrebbe dribblato, mentre oggi punta quasi esclusivamente allo strappo sulla fascia. Nel finale di Godzilla arriva persino a stabilire un nuovo primato, sfogando ben undici sillabe al secondo sul beat, per circa mezzo minuto.

Senza dubbio notevole, per non dire impressionante; tutto quello che volete. Ma anche questo l’abbiamo già detto: solo perché le tue strofe bruciano l’autovelox, non significa che tu stia facendo dell’ottima musica. E un paio di brani più in là nella scaletta troviamo infatti Yah Yah, che ci viene in soccorso facendo da revisione paritaria alla nostra ipotesi di ricerca. In questo caso, infatti, l’ospite non è – con rispetto parlando – lo scomparso Juice WRLD (R.I.P.), bensì due emcee il cui calibro rientra nella categoria delle armi di distruzione di massa applicate al Rap: Royce Da 5’9’’ e Black Thought. E indovinate un po’? Niente intervalli alla Usain Bolt né stat-padding di sillabe alla lyrical miracle spiritual individual; con i pesi massimi in campo, non si bara. Eminem lo sa bene e, da primus inter pares, mette in piedi un’impalcatura lirica come era solito fare a bei tempi.

Anche l’arte di raccontare è parte del suo repertorio. E sono storie spesso dai risvolti sinistri e inquietanti. Lo era “Stan” e lo è Darkness, che lo vede parlare delle proprie paure e, al contempo, calarsi in prima persona nei panni dell’autore della strage del Mandalay Bay Hotel di Las Vegas: <<I should get ready for the show now/wait, is this the whole crowd? I thought this shit was sold out/but it’s only the opening act, it’s early, don’t overreact/then something told me relax/and just hope for the show to be packed/don’t wanna hit the stage before they fill each row to the max/’cause that’d be totally wack/you can’t murder a show nobody’s at>>.

Sono questi i lati di Eminem che anche nel 2020 riescono a far corrispondere una parte del suo contorno con quello invece tracciato da chi lo segue, a interesse però variabile, da un ventennio e oltre. Ma è un contorno incompleto, spesso solo tratteggiato, con spazi vuoti da riempire. Un po’ con la memoria e un po’ con la speranza. La speranza che, prima di appendere il microfono al chiodo, decida di mostrarsi un’ultima volta come una figura che non necessita di essere ripassata a china.

Tracklist

Eminem – Music To Be Murdered By (Aftermath Entertainment/Interscope Records/Shady Records 2020)

  1. Premonition (Intro)
  2. Unaccommodating [Feat. Young M.A]
  3. You Gon’ Learn [Feat. Royce da 5’9” and White Gold]
  4. Alfred (Interlude)
  5. Those Kinda Nights [Feat. Ed Sheeran]
  6. In Too Deep
  7. Godzilla [Feat. Juice WRLD]
  8. Darkness
  9. Leaving Heaven [Feat. Skylar Grey]
  10. Yah Yah [Feat. Black Thought, dEnAun, Q-Tip and Royce da 5’9”]
  11. Stepdad (Intro)
  12. Stepdad
  13. Marsh
  14. Never Love Again
  15. Little Engine
  16. Lock It Up [Feat. Anderson .Paak]
  17. Farewell
  18. No Regrets [Feat. Don Toliver]
  19. I Will [Feat. Joell Ortiz, KXNG Crooked and Royce da 5’9”]
  20. Alfred (Outro)

Beatz

  • Eminem, Mark Batson, Luis Resto, Dr. Dre and Dawaun Parker: 1
  • Eminem and Tim Suby: 2, 6
  • Eminem, Luis Resto and Royce da 5’9”: 3, 8
  • Andre Brissett, Dawaun Parker and Dr. Dre: 4
  • Eminem, D.A. Doman and Fred Gibson: 5
  • Eminem and D.A. Doman: 7, 18
  • Eminem and Skylar Grey: 9
  • dEnAun: 10
  • Dr. Dre: 11
  • Eminem, The Alchemist and Luis Resto: 12
  • Eminem and Luis Resto: 13, 19
  • Eminem, Dr. Dre, Dem Jointz, Trevor Lawrence Jr. and Dawaun Parker: 14
  • Trevor Lawrence Jr., Dawaun Parker, Eric “Blue Tooth” Griggs and Dr. Dre: 15
  • Dr. Dre, Dawaun Parker, Eric “Blue Tooth” Griggs, Trevor Lawrence Jr. and Dem Jointz: 16
  • Eminem and Ricky Racks: 17
  • Dr. Dre, Dawaun Parker and Andre Brissett: 20
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