First Division – Overworked & Underpaid

Voto: 3,5

FirstDivision2015500Per chi naviga nei bassifondi dell’underground, il concetto è ben noto. Ci si ammazza di lavoro per ricevere in cambio un guadagno non proporzionato rispetto agli sforzi effettuati, composti da sacrifici di tempo, soldi, massacranti trasferte fatte per autopromuoversi ed esibirsi davanti a quattro gatti, il che è frustrante se paragonato ai milioni di dollari fatti da gente di dubbie capacità. Fortunatamente, c’è ancora chi suda forte e utilizza le poche risorse disponibili per realizzare un prodotto serio e coerente e i First Division fanno certamente parte della compagnia. Il duo è composto dagli mc’s Expertise e Shylow, quest’ultimo anche turntablist di ottimo livello che avevamo già avuto l’occasione di sentire all’opera su numerosi dischi, in particolar modo quelli di Marco Polo il quale figura qui sia per il personale contributo al lavoro alle macchine che come organizzatore della spedizione, avendo altresì offerto alcune delle sue connessioni con noti mc’s della scena.

L’operazione, nel suo complesso, è orientata a presentare un album dai concetti fortemente conservativi, ragion per la quale ogni singolo beat è posto in opera osservando attentamente i canoni del boom bap più tradizionale e l’approccio lirico del duo viene affrontato relazionandosi con le epoche che hanno fatto storia. Il pezzo forte del disco è certamente rappresentato dall’apparato musicale, non è neppure lontanamente riscontrabile un beat che possa essere considerato superfluo e ciò è dovuto a una composizione che pesca a piene mani dalla formula sacra sussurrata dalle voci del passato, poggiando le sue fondamenta su casse dure, rullanti secchi e gustose selezioni di campioni stesi sui quattro quarti. Sull’operato di Marco Polo – soggettivamente considerato uno degli indiscussi maestri moderni del campionatore – si può tranquillamente andare ad occhi chiusi e le sei basi da lui proposte non fanno che avvalorare questa tesi, in particolare una “Stand Down” che propone un alternarsi tra due sample di taglio cortissimo già apprezzato in altri suoi dischi, una “Connect Four” che indovina il sample di piano e infine una “WTF” che ospita selezioni orchestrali. Simili strutture compositive fanno pure parte delle proposte di Beatwyze, che utilizza concetti del tutto similari per l’allestimento delle batterie e per la gestione della strumentazione scelta per i campioni (lo si sente soprattutto in “Stillnaffek”) e trova il momento di maggior splendore grazie all’assemblaggio dei sample vocali che compongono la potente “No Nonsense”.

I due producono la maggior parte dell’album, ma la rosa comprende anche Kev Brown, che procura una chitarra irresistibile per “Grind State”, cui offre anche il ritornello, nonché Dj Premier, che per un istante ricrea vecchie magie sviluppando “This Iz Tha Time” su due differenti sezioni di piano ed archi che marcano il confine tra ritornello e strofe, tirando fuori un beat magari non originalissimo ma che provoca comunque forti dolori cervicali. Con tutta questa bontà del Signore a disposizione, Expertise e Shylow non riescono tuttavia a tirare fuori una prestazione lirica di qualità, il loro approccio metrico è sufficientemente scorrevole ma gli schemi mancano dell’elasticità necessaria, alcuni intrecci sono carini ma non eccessivamente complicati e il problema di fondo è rappresentato della povertà tematica, nel senso che ogni pezzo è prettamente incentrato sulla difesa della tradizione Hip-Hop. Ciascuna traccia parla di purezza, attaccamento, dedizione, di confronto a muso duro con il faker di turno o usa l’accostamento militare per avvalorare il proprio spirito battagliero, il lavoro al microfono è certamente intenso, ma di poca sostanza.

Se gli intenti sono apprezzabili, molto spesso non lo è l’esecuzione, in particolare quando si cade rovinosamente su cliché scontati costruendo alcuni testi avvalendosi di frasi marchiate golden age (è il caso di “Like This”), territorio già esplorato da altri e con migliori risultati, oltretutto pesa il fatto che i pezzi non varino mai dalla struttura strofa/coro/strofa, i ritornelli non presentano originalità alcuna e le caratteristiche dei due mc’s sono così simili da non riuscire a creare il contrasto che ha sempre reso vincenti i pregevoli tag team della vecchia scuola. L’impressione finale su “Overworked & Underpaid” è comunque positiva, siamo del tutto certi che se amate la struttura canonica del boom bap questo lavoro entrerà molto agevolmente nella vostra rotazione, tuttavia se si fosse riscontrata una maggiore perizia lirica le valutazioni sarebbero state sicuramente differenti rispetto a quanto segnalato sopra.

Track List

First Division – Overworked & Underpaid (Slice of Spice 2015)

  1. Intro
  2. The Session
  3. Grind State [Feat. Kev Brown]
  4. Brand Recognition
  5. WTF [Feat. Rah Digga]
  6. Stand Down
  7. Stillnaffek [Feat. 9th Uno, Fear and Tekniq]
  8. Pure
  9. Like This
  10. Spittin’ Flames [Feat. Hannibal Stax]
  11. This Iz Tha Time
  12. Connect Four [Feat. MindsOne]
  13. Liberation
  14. No Nonsense
  15. The C.D.C. (Cypher For Disease Control) [Feat. Skoob, Supastition, Torae, Prince Po, Baron and Ruste Juxx]
  16. The Bigger Picture

Beatz

  • Marco Polo: 1, 4, 5, 6, 10, 12
  • Beatwyze: 2, 7, 8, 14
  • Kev Brown: 3
  • Killing Skills: 9
  • Dj Premier: 11
  • The Doppelgangaz: 13
  • Jake One: 15
  • Griz-lee: 16

 

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