Flying Lotus – Flamagra

Voto: n.g.

Verrebbe da dire che stavolta Flying Lotus l’abbia fatta davvero grossa. Letteralmente: ha raccolto quasi settanta minuti di musica, si è lasciato suggestionare da un concept che intreccia mitologia, cosmogonia e (post)afro-futurismo, ha convocato – come di consueto – un’élite di collaboratori che impressiona già sulla carta. La genesi di “Flamagra” è cosa nota: negli ultimi cinque anni, ovvero subito dopo aver licenziato “You’re Dead!” e tra una ripresa e l’altra di “Kuso”, Steven ha lavorato a un progetto ispirato solo da un’immagine, quella di un fuoco perpetuo che brucia su una collina; un incontro fortuito con David fire walk with me Lynch ha innescato la fatidica scintilla che ha consentito al produttore di organizzare il tutto secondo una direzione più precisa, dando così senso compiuto a quanto stazionava ancora nel limbo delle idee.

Questo il sunto di un’operazione che sappiamo in partenza essere ibrida e frammentata; perciò, sull’argomento, conviene evitare di ripetersi, entrando nell’ottica che la musica di FlyLo proceda per accelerazioni e decelerazioni, divaghi tra parentesi e intervalli, adotti – giacché il Nostro parla anche il linguaggio cinematografico – un montaggio discontinuo. Prendere o lasciare, piuttosto che stare a pontificare su quel che avrebbe potuto cestinare e quel che avrebbe dovuto completare, guarnire, imbellettare; tanto più che “Flamagra” ha in dote un’inattesa organicità, pur raggiungendo un minutaggio mai toccato prima dal Loto Volante. Spezzettarlo a proprio uso e consumo ci sembra dunque un errore: meglio farsi condurre dal fluire di un album che straborda sovente oltre gli argini, manierista – oltre che ambizioso, visionario – e tuttavia trasparente nel suo esserlo.

Va da sé che la recensione imponga ugualmente una piccola cernita, finalizzata all’individuazione degli snodi principali della lunga tracklist; ed è senz’altro “More”, il singolo che ha anticipato di qualche settimana l’uscita, a reclamare per sé le prime, meritatissime attenzioni: sopra una strumentale molto asciutta, impreziosita dalle tastiere di Taylor Graves, Anderson .Paak riflette con lucidità sul protagonismo dei nostri tempi (<<there’s gotta be more to life than myself/…/gotta be somethin’ more that I can’t tell>>), palesando un’intesa col padrone di casa che ci auguriamo offra ulteriori sviluppi. Di segno opposto la spigolosa “Yellow Belly”, con Tierra Whack che doma le mitragliate di clap attraverso un ironico spoken word, e l’astrattismo di “Actually Virtual”, con Palaceer Lazaro del duo Shabazz Palaces (<<style dirty, let’s fly low and hurry/Khalil is present, put the reverence with the essence/amongst the peasants, you far flung of his blessing/you sick of messin’ with him, fans hit this at the wedding>>).

Citazione obbligata per il sample delizioso di “La Planète Sauvage” di Alain Goraguer (che ai più farà tornare in mente “Come On Feet” di Quasimoto): dà un’andatura bella rotonda all’ottima “Black Balloons Reprise”, con Denzel Curry al microfono; ma è chiaro che “Flamagra” si muova spesso a ridosso della cornice Hip-Hop, spingendo sul pedale delle contaminazioni più estrose. Così la coppia “Spontaneous”/“Takashi”, eighties e Pop la prima, sontuosa e frenetica la seconda; del tutto fuori di testa – né poteva essere altrimenti – “Fire Is Coming” con David Lynch (qui nei panni di Gordon Cole?), caotica e rumorosa; scenario presto sostituito dall’interludio acustico “Say Something”, realizzato con archi e piano, e l’eterea “Debbie Is Depressed” (alle corde c’è Miguel Atwood-Ferguson); infine l’R’n’B ubriaco di “Carrots”, i cui synth cullano il falsetto di Toro y Moi.

E via di seguito. Potremmo ricominciare da capo e sfrondare la scaletta da diversi angoli di osservazione (magari pescando “Post Requisite”, in video da un anno e mezzo, o la cupa “Land Of Honey”), senza che il risultato cambi di una virgola. Ovvero: Flying Lotus conferma una libertà compositiva che è croce e delizia del suo percorso artistico, perché abbina disordine e imprevedibilità a una cifra stilistica che è costantemente sopra le righe; spetta quindi all’ascoltatore entrare in sintonia con le sue prove nervose, le scale vertiginose e i brutali stacchi di scena che dosa senza risparmiarsi. Non occorre tirarla per le lunghe, né – di nuovo – assegnare un voto numerico: l’esperienza diretta risponderà a qualsiasi domanda (laddove ne abbiate). Enjoy!

Tracklist

Flying Lotus – Flamagra (Warp Records 2019)

  1. Heroes
  2. Post Requisite
  3. Heroes In A Half Shell
  4. More [Feat. Anderson .Paak]
  5. Capillaries
  6. Burning Down The House [Feat. George Clinton]
  7. Spontaneous [Feat. Little Dragon]
  8. Takashi
  9. Pilgrim Side Eye
  10. All Spies
  11. Yellow Belly [Feat. Tierra Whack]
  12. Black Balloons Reprise [Feat. Denzel Curry]
  13. Fire Is Coming [Feat. David Lynch]
  14. Inside Your Home
  15. Actually Virtual [Feat. Shabazz Palaces]
  16. Andromeda
  17. Remind U
  18. Say Something
  19. Debbie Is Depressed
  20. Find Your Own Way Home
  21. The Climb [Feat. Thundercat]
  22. Pygmy
  23. 9 Carrots [Feat. Toro y Moi]
  24. FF4
  25. Land Of Honey [Feat. Solange]
  26. Thank U Malcolm
  27. Hot Oct.

Beatz

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