Freak Tha Monsta – The D​.​O​.​P​.​E. Book

Voto: 4

Se ne parlava proprio qualche giorno fa, in occasione della tradizionale riunione estiva di RapManiacZ, davanti a un piatto di pasta e una birra fresca, conversando piacevolmente con persone legate dalla condivisione della medesima passione musicale, una situazione di valore incommensurabile se relazionata alla specificità della passione stessa e al fatto di non potersi vedere tutti i giorni per condurre discorsi così appassionanti. L’oggetto del disquisire era semplice e diretto: ma quanto era figo l’Hip-Hop dritto, ricco di carica esplosiva, barre, flow, campionamenti e batterie in grado di generare quel tasso adrenalinico oggi lasciato un po’ a terra dal susseguirsi di proposte che paiono copiarsi reciprocamente tra loro?

La noia ridondante provata per la maggior parte delle nuove uscite – dato incontrovertibile, perlomeno soggettivamente – costringe a cercare ovunque uno spiraglio di sole, alla ricerca di quell’anima che ai giorni nostri sembra sia stata accantonata in favore di innumerevoli dischi atteggiati, pieni di pose e avari di sostanza o di qualsiasi distinzione da un filone che, a parere personale, ha già espresso il suo pieno potenziale. Fortunatamente, le sorprese non mancano e la questione non riguarda solo l’essere veri e cercare materiale che corrisponda a tale concetto o che rievochi con nostalgia i tempi in cui era impossibile stilare una classifica delle pubblicazioni di spicco, tanta era la qualità disponibile: mai abbiamo disdegnato le novità, l’alternativo, lo sperimentale, avvertiamo semplicemente quel bisogno latente di tornare per un attimo all’essenza della disciplina svolta con microfono e giradischi, quell’abbinamento semplice ma letale per il nemico, la potenza delle rime abbinata al frastuono dei quattro quarti, rumore e comunicazione concepite secondo una ricetta infallibile, sempreverde, in grado di far rinascere le emozioni ricercate.

I Four Elements & Beyond riuscivano nell’intento poco più di un anno fa, pubblicando “Clock The Chemistry” ed emergendo finalmente da un incolpevole anonimato, grazie a un approccio tradizionale, atto a scongelare quell’attitudine del tutto newyorkese tipica di chi proviene dagli angoli dove tutto ha avuto inizio e manifestandola con capacità e grande orgoglio. L’esito della missione è pressoché identico per Freak Tha Monsta, il motore del collettivo in qualità di rapper e produttore, ambiti nei quali si esibisce con pari bravura, che ritorna in veste solista con un “The D.O.P.E. Book” molto interessante, non certo perché suoni come gli album di un tempo meritando dunque un bel voto, è semplicemente Hip-Hop fatto come le divinità comandano, con flow accattivante, schemi metrici di spessore, beat pesissimi e quella fotta intrinseca al luogo d’origine che di certo non s’insegna. Dieci pezzi, durata contenuta ma non troppo esigua, produzione che non sbaglia un beat pur senza proporre particolare innovazione, ospiti di valore, scratch entusiasmanti: sono gli ingredienti che costituiscono un forte richiamo alla pregiata tradizione culinaria locale, proposta con esperienza e sapienza artistica correttamente tramandata, tanto da indurre a richiedere assolutamente il bis!

Freak si esprime da veterano, attraverso la sicurezza di chi sa di aver adeguatamente pagato i suoi debiti col gioco e di meritare il privilegio di tenere un microfono in mano; d’altro canto, se la fama decide di veleggiare verso altre direzioni non è certo sua responsabilità, come dimostra rappando in maniera solida, a volte astratta, allacciando i pensieri con abili architetture di rime multiple in totale assenza di rancori o minacce, esprimendo semplicemente il proprio talento. Manifesta un’idea chiara e molto precisa del Rap che intende proporre, cercando di erigerlo al di sopra della marmaglia di pose artificiose che contraddistingue l’attualità, senza copiare i grandi del passato, dissotterrando piuttosto qualcosa che è sempre rimasto lì, alla vista di tutti, spesso ignorato, come già ha dimostrato in una discografia pregressa che merita più di un approfondimento. Tale idea è comprovata da passaggi quali “One Time”, validamente prodotta campionando il Jazz più scuro e notturno con gusto e testualmente scevra da cavolate campate per aria, una pura esibizione di stile priva del solito citazionismo/revisionismo scontato, come pure dalla solidissima “Odds Against Tomorrow”, distinta da una nota bassa di piano e un giretto melodico inserito ogni due quarti, per una delle molteplici prestazioni liriche di rilievo, ricca di hardcore nell’estetica.

“The Bone Collector” si snoda attraverso un basso possente, il mini-loop di piano è perfetto, il battle Rap si sviluppa attraverso metafore e richiami mitologici, il cemento della Grande Mela riverbera nelle casse dando luogo a una mescolanza che fa funzionare pure la vigorosa “Verbal Expert”, la quale evidenzia una particolare attenzione nella varietà costruttiva della sezione ritmica utilizzando un piatto sporco e un rullante quadrato, situazione territoriale ideale per condividere il palco col mortifero Daniel Son (<<ran the game so long, I feel my legs hurt/…/I dont’ Rap, I speak my pain>>), formando un’abbinata di sicuro apprezzamento. Diverso l’approccio di Recognize Ali, che morde l’elegante arpeggio di “Jubei’s Sword” offrendo contenuti più prevedibili ma comunque godibili, mentre Freak offre una dimostrazione di superiorità lirica che ben si accoppia alla rocciosa strumentale; melodica risulta invece “Pages Of A Pro”, la quale affronta il medesimo tema perseverando nel suscitare interesse per gli intrecci, pescando pure un orchestrale sample di violino. Il senso di lealtà verso la crew è fervido, concetto idoneamente espresso da “My Brothers’ Keeper”, la quale rinsalda il profondo legame artistico con Miggs e WRD Life attraverso una chimica che permette loro di intersecarsi a occhi chiusi grazie al miscuglio di tonalità vocali e stili differenti, tanto qui quanto nella gustosa “Incredible Accuracy”, prima di chiudere in maniera scenica con l’impronta morale di “Meeting Of The Minds”, un racconto dal taglio cinematografico, uno dei tanti modi per attestare la versatilità delle proprie capacità e le lezioni stilistiche imparate strada facendo.

“The D.O.P.E. Book”, il cui titolo è ispirato al concetto analitico di data on previous engagements utilizzato dai cecchini per assicurarsi che il primo colpo sia quello giusto, è un disco pulsante, reale, accurato, in grado di riaccendere quella miccia che conduce dritta all’esplosione di quelle emozioni di cui si discuteva in apertura, grazie a un mix di ottima fattura tra liriche e suoni. Non costituirà una novità eclatante e l’abbiamo premesso, tuttavia questo colpo Freak Tha Monsta l’ha studiato e calibrato molto bene, grazie a un Rap che suona come si deve, non scade forzatamente nel vintage e al contempo sorregge una tradizione onorevole, la quale merita di essere portata avanti da chi talentuoso e preparato lo è davvero, non certo da caricature tutte uguali che cercano i loro cinque minuti di fama sui social…

Tracklist

Freak Tha Monsta – The D​.​O​.​P​.​E. Book (2703026 Records DK 2024)

  1. The Prologue
  2. The Bone Collector
  3. Verbal Expert [Feat. Daniel Son and Tone Spliff]
  4. My Brothers’ Keeper [Feat. F.E.B.]
  5. Jubei’s Sword [Feat. Recognize Ali]
  6. Incredible Accuracy [Feat. F.E.B.]
  7. Odds Against Tomorrow [Feat. Tone Spliff]
  8. One Time [Feat. Miggs Sonny]
  9. Pages Of A Pro
  10. Meeting Of The Minds

Beatz

All tracks produced by Freak Tha Monsta

Scratch

  • Dj Akil: 2, 9
  • Dj TMB: 5
  • Dj C.S.P.: 8
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