Gentle T e Mr. Squito – La visione di Pantaleo

Commentando “Bar sport” – eravamo nel marzo di un anno fa – annotavamo le barre <<per me questo è solo sport, sì, però chi glielo spiega/che ho cancellato qualche carriera con un Ctrl-Z>>; il contemporaneo riferimento al calcio, alla dimensione colloquiale del baretto di quartiere e al concetto di competizione, che sta all’Hip-Hop tanto quanto le sneakers coi lacci fat e le bombolette spray, sintetizzava con un discreto margine di precisione l’humus tematico proposto con ammirevole costanza da Gentle T, in particolare a partire da quella convocazione in “B movie” di Blo/B. Oggi, dopo aver indossato di nuovo la casacca logata MxRxGxA in “Be great F.C.”, il rapper salentino riprende il filo del discorso interrotto tra un sorso di birra fresca e una rosea sfogliata con gli amici, portandoci nella sua Lecce, quella che ricorda ancora con emozione le sette stagioni di Pantaleo Corvino da direttore sportivo della squadra giallorossa. Lo fa con l’aiuto di (Mr.) Squito (Babe), che per “La visione di Pantaleo”, rilasciato da una Payback Records in sensibile ascesa, pesca dall’hard disk la cartella delle grandi occasioni, spianando la strada al protagonista e all’accorta selezione degli ospiti.

Ci piace, intanto, che Salvatore spenda le sue prime rime tra la riconoscenza verso chi ha creduto in lui e la rivendicazione della propria gavetta: <<sono quello che hai scoperto con MRGA/un bacio a ogni fratello che però c’era già/dimmi Lecce sulla mappa dove sta/dimmi grazie se ho premuto start>> (“L’arte del parlare”). L’eloquio non è mai sopra le righe, la metrica è precisa, metodica, perfino pignola, il flow è pacato, non a caso scandito attraverso un range di bpm in genere contenuto, e l’ironia tende a stemperare i toni anche quando c’è da mettere gli inevitabili puntini su qualche i (<<nei miei live è raro che chi sa la barra non la grida/nei tuoi live l’età media quella della scuola guida>>“Una Ferrari blu a Lecce”); è un atteggiamento sincero, diretto, concreto, che nel corso dei venticinque minuti di durata trova sempre le dovute distanze tra carattere e sfera personale, rivalsa e intrattenimento, spontaneità e tecnica (rotondissime le assonanze di “T is for the people”: <<non è come, ma quello che dico che ti ha colpito/tu mi stai parlando di aria fritta in modo forbito/T is for people, costante mica discontinuo/le mie barre sono un diss continuo/me li mangio quando ho fame come un biscottino>>).

Genuino il rispetto per chi ha intuito un potenziale che ora è sotto gli occhi di tutti (<<bro’, se non percepisci la sostanza/non vedi l’elefante nella stanza come Blo/B>> – la titletrack), esplicito il desiderio di distinguersi, dai professionisti del carrozzone musicale come dalle star senza arte né parte (<<TT come tutto, tranne Tananai/fotti gli altri forse, questo figlio di puttana mai/perché quando suono salta tutto tipo dynamite/questi rappano anni ‘80, scrivono coi calamai>>“Gara terminata”). Tutto ciò in funzione di un’ambizione che non acceca, <<perché l’abbiamo fatto grande e stiamo continuando>> (“Dialetto”); l’obiettivo è quello, poter dire la propria in un ambiente nel quale la passione spesso non fa fruttare compensi tintinnanti (<<non ho fatto un disco che mi paga l’affitto/ho fatto un disco che se un rapper se lo sente forse impara a star zitto/…/perché ci vuole visione, non è dai gol che riconosci un campione/i match di serie minore non te li mostrano alla televisione>>“Prima alba a sud est”), inquadrando il contesto d’origine nella sua più squisita veracità (<<esco in ciabatte con il cane/in garage ho una Panda a metano da pimpare/fammi ricco perché non voglio più timbrare>>“Reykjavik holidays”).

Non mancano, l’anticipavamo, gli interventi esterni: con Armani Doc, Lil Pin e Zeboh c’era un’intesa già forte e non ci torniamo sopra; di Egreen possiamo ammettere candidamente che nelle ultime uscite soliste non ci abbia convinto, tuttavia gli spazi ridotti di un featuring presentano meno insidie (e comunque il suo punto di vista in merito appare chiaro: <<sì, lo faccio ancora e allora? Non spacciarla per roba tua/ci manca solo che uno debba chiedere il permesso per entrare in casa sua>>); ZZ dei Triflusso è la collaborazione che neppure ti aspetti e nel suo piccolo funziona. Ma, non ce ne voglia nessuno, è Mr. Squito a lasciare il segno più marcato, con dei suoni mediamente robusti, degli incisi molto intriganti (l’utilizzo di “Un uomo senza tempo” di Iva Zanicchi in “Dialetto”) e una gestione intelligente dei synth, che arricchiscono la produzione solo quel tanto che basta. Sia classico che moderno, mai nostalgico, in linea a un filone che ha definito un gusto oramai riconoscibile, lo stile scelto è un centro pieno che soddisferà le aspettative dei fan dell’underground.

Con “La visione di Pantaleo” Gentle T aggiunge un tassello importante al percorso che sta definendo assieme a uno staff in grado di valorizzarne di volta in volta le abilità. Non farà il clamore assordante di altri titoli, né ce n’è bisogno: quando dalla tua hai <<le best bars nei best bar>>, il divertimento è assicurato.

Tracklist

Gentle T e Mr. Squito – La visione di Pantaleo (Payback Records 2024)

  1. L’arte del parlare
  2. Una Ferrari blu a Lecce
  3. La visione di Pantaleo [Feat. Lil Pin e Zeboh]
  4. T is for the people
  5. 4000 [Feat. Egreen]
  6. Gara terminata
  7. Family affairs [Feat. Armani Doc]
  8. Dialetto
  9. Reykjavik holidays [Feat. ZZ]
  10. Prima alba a sud est

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