Gentle T – Gran turismo
Non ricordo recensendo quale uscita Make Rap Great Again, ma so di aver già detto che tra i meriti del collettivo ci sia senza dubbio un’intelligente attività di scouting. Termine che, in riferimento a Gentle T, potrebbe perfino risultare irriverente, dato che il rapper salentino è in giro da diversi anni e nel 2016 ha pubblicato un buon esordio solista, “1993”, prodotto da un altro underrated quale GSQ; e basterebbero queste poche coordinate per sbloccare ulteriori collegamenti: dalla crew Kiazza Mob a uno dei suoi membri, Karlino, passando per un titolo intrigante come “Cenaculum” e la piccola label Quattro Bambole Music. Tasselli che vanno a unirsi al featuring di Blo/B nell’EP “Kiazza di sangue” di Sonny Purini, Zeboh e Karlino, seguito dalle gradite partecipazioni di Gentle T a “B movie” e “Villains”. Per vie e modalità che non conosciamo, tutto ciò ha condotto a “Gran turismo”, diciottesimo album ufficiale col garofano inscritto nel cerchio in tre anni e mezzo di operatività, confermando appunto che la filosofia MxRxGxA prescinda da una rigida affiliazione e si sostanzi in uno spazio a disposizione di chi ne condivida l’attitudine.
E allora le barre e i sample, sì – l’abbiamo ripetuto fino alla nausea; più di tutto, però, è una questione di posizionamento nello scacchiere dell’Hip-Hop italiano, individuando nel cuore pulsante della scena underground il proprio habitat, lì dove l’arte del compromesso non ha cittadinanza e la credibilità personale, anche a scapito di successo e celebrità, è un valore imprescindibile – <<sono salentino eppure non ho inciso un disco Reggae/non sono il tuo rapper preferito, con me il diss non regge>> (“Jurij Gagarin”). Gentle T si presenta così, senza particolari allestimenti scenografici (<<io sono solo un uomo ma il mio mondo non è marcio/non nascondo mai l’accento, sono fiero di che faccio/chi conosco, con chi giro, del mare su cui mi affaccio/sulla strada per il milliе, che sia cash o D’Abbraccio>> – “Angelo D’Arrigo”), mischiando i nomi di esploratori, avventurieri e reporter – fatta eccezione per “Jack Kerouac” – a un vissuto che proprio in quest’ultima prende il sopravvento, racconto dell’emigrazione come esperienza che accomuna <<più di un fratello>> che dal sud spicca il volo per cercare fortuna altrove.
Va da sé che il tutto abbia i tratti marcati MxRxGxA, quindi il campo è sgombro di patetismi e storie al limite del piagnisteo (<<e non comprendo questi che a rappare si mettono per svoltare/fare alla madre il regalo/come se poi per una villa basta qualche palo/fra’, segui il mercato>> – “Ambrogio Fogar”), smorzando al tempo stesso quella dose di retorica che spesso accompagna i discorsi sul fare Rap (<<non ho tempo, nemmeno gli amici miеi/a parte un paio che ne hanno un sacco stando lì dentro/sanno chе cosa stanno vivendo/se pensano al passato può darsi stiano ridendo/capisci perché me ne sbatto se il tuo amico spacca o va fuori tempo?>> – “Giovanni Soldini”). L’approccio è quello che i capoccia Gioielli e Blo – il secondo anche nell’inedita veste di art director – hanno impresso all’intero catalogo: praticità, franchezza, zero leziosità (<<questi cagano il cazzo con l’extrabeat/io faccio slow flow, poi se vuoi te lo velocizzi>> – “Jacques Cousteau”); tanto da farsi andar bene una registrazione non eccellente – grezza, amatoriale – delle voci del protagonista.
I cui incastri sono altrettanto rettilinei: barre chiuse con precisione geometrica e uno stile che alla foga predilige la pronuncia scandita di ogni sillaba; i pignoli diranno che manca un po’ di vigore, per gusto personale ritengo ci sia poco da stare a spaccare il capello quando il colpo va dritto a bersaglio (<<davvero, senti, non guardo ‘ste storie Insta/ma ho le barre che mandano la rivista di settore in fissa/e sе non parlo con Dikele non sono razzista/se rappo solo con i mеglio non sono classista>> – ancora “Ambrogio Fogar”). Il resto è dato dall’immancabile sostegno della famiglia allargata Make Rap Great Again: dai piemontesi The Departed, Gioielli e Cuns, che ci deliziano con manate di Soul e tagli di prima scelta, a quanti si alternano al microfono. E in particolare gli stessi Blo/B e Gionni Gioielli nella mini-posse “Ardito Desio” (difficile, del primo, non citare <<barre stellari più dei film di George Lucas/a rota di ‘sto flow, Blue Magic, Frank Lucas/farei un tour solo per l’alcol sul tour bus/con torri di soldi più alte di quelle di Fuksas>>), un EliaPhoks che non sbaglia mai una rima e Karlino in “Walter Bonatti”; una tiratina d’orecchie va al solo RollzRois, perché si gioca di nuovo l’associazione Sede/Otierre/Esa come in “Jeffrey Dahmer”.
A prescindere, diamo ragione a Gentle T quando, in “Patrick De Gayardon”, mira verso la categoria che (molto in teoria) rappresentiamo: <<qui ti smerdiamo come il quarantenne che ci fa le spieghe sul Rap/senza avere fatto un disco, lui sì che è bravo>>. La verità è infatti che spendiamo un mare di parole per spiegare qualcosa che “Gran turismo” esprime agevolmente da sé, ovvero che sia l’ennesimo progetto riuscito in un elenco che – nell’assoluta indipendenza – inizia a far venire le vertigini.
Tracklist
Gentle T – Gran turismo (Make Rap Great Again 2022)
- Jurij Gagarin
- Angelo D’Arrigo [Feat. EliaPhoks]
- Ardito Desio [Feat. Blo/B e Gionni Gioielli]
- Ambrogio Fogar
- Felix Baumgartner [Feat. Armani Doc]
- Giovanni Soldini
- Patrick De Gayardon [Feat. RollzRois]
- Jacques Cousteau
- Walter Bonatti [Feat. Karlino]
- Jack Kerouac
Beatz
- The Departed: 1, 2, 4, 7, 10
- Gionni Gioielli: 3, 5, 8
- Cuns: 6, 9
Bra
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