Gionni Gioielli – Pornostar
Bene, bene, bene. Gioielli l’ha fatto di nuovo e, a neppure cinque mesi da “Michele Alboreto”, l’annunciatissimo “Pornostar” è fuori. Perciò sgombriamo in apertura il campo da eventuali equivoci: se proprio non riuscite a entrare in sintonia con la filosofia un tantino spiccia, i contenuti non esattamente alti, i mantra (<<figli di puttana sono una leggenda!>>) e l’estetica in odore Griselda che da “Young Bettino story” in avanti sono il comune denominatore delle uscite firmate o prodotte dall’artista veneto, interrompete qui la lettura e dedicate il vostro tempo ad altre attività – va da sé che il protagonista della recensione non vi avrebbe invitato a cambiare aria col medesimo garbo.
Secondo uno schema che concettualmente rimanda forse al Marvel Cinematic Universe, “Pornostar” inaugura la fase due del progetto Make Rap Great Again e per certi versi ne rappresenta anche la summa: la tracklist raggiunge l’estensione massima di quindici brani i cui riferimenti al mondo della moda, al calcio, alla politica, alla scena Hip-Hop e, ça va sans dire, alla pornografia costituiscono gli spunti per un discorso tematico finalizzato alla più stoica autocelebrazione e all’altrui annientamento, secondo una logica che nella sua semplicità non fa una piega – <<è la vecchia storia delle barre e i sample/sono stronzo come Dio nel Vecchio Testamento>> (“Dellai Twins”). Gioco che, piaccia o meno, Gionni Gioielli padroneggia senza difficoltà alcuna, considerati la quantità di punchline possedute (<<tante barre c’ha Gioielli quante fighe c’ha la Russia>> – “Karma RX”) e l’approccio sprezzante, derisorio per partito preso (<<se il Rap per te è un lavoro, inizia a lavorare/che io ho scritto queste barre portando i cani a pisciare>> – “Asa Akira”).
In sostanza, il concetto espresso con frequenza maggiore è me ne sbatto il cazzo di tutto e di tutti, perciò zero piaggeria e pazienza se qualcuno, tra una rima e l’altra, dovesse ritenersi offeso (ancora “Asa Akira”: <<io che cerco in questa scena qualche pregio/ma i trapper fan cagare ed i puristi sono pure peggio/e non sono su “Dead poets” e me ne fotto/ma non sono un poeta e non sono neanche morto/…/e ‘sti ex rapper che si atteggiano a leggende/ma per vendere han cambiato tutti genere, transgender>>). L’oggettiva ridondanza della cornice argomentativa non è d’altronde tra le principali preoccupazioni di Matteo (<<avevo il contenuto, pare, ma l’ho perso/non fare l’asciugone che si annoia/tu sei quello che si guarda i porno e pensa alla storia>> – “Riccardo Schicchi”), impegnato in linee che in genere non necessitano di complicate chiavi interpretative (<<scopo questa tipa che somiglia a Jessa Rhodes/finché squirta Pérignon>> – “Sasha Grey”).
Gli fanno da sponda i diversi featuring in scaletta. A cominciare, ovviamente, da un mastino come il Danno, che nella ruvidissima “Ron Jeremy” – su una strumentale da leccarsi i baffi – si conferma un invincibile liricista da battaglia (<<vhs, ancora incido sul nastro/stile hardcore con tre x per l’incastro/…/metto fine ai giochi e spingo fino al massimo dal minimo/rime, nosh coltelli e cinebrivido>>). A seguire, un Ensi molto sanguigno che ci piace anche quando si plagia da sé (<<cosa penso del tuo pezzo? Wow/solo mi fa schifo il testo e mi fa schifo il sound>> – cfr. “Boom bye bye”) e l’immancabile Blo/B, esplicito almeno quanto il padrone di casa. Ciliegina sulla torta, un po’ d’arroganza in salsa AdriaCosta con Cassel e Grano nella mini posse “Bonnie Rotten”.
Non stupiscano, invece, le presenze di Franco126 e Crookers, perché Gioielli non è certo nuovo a collaborazioni imprevedibili – come quando ha reclutato Sick Luke per “Metodo classico” e Creep Giuliano per “Michele Alboreto”. C’è da aggiungere, semmai, che mentre il Pop sgraziato del cantante romano a qualcuno potrebbe non andare a genio (alzo la mano e faccio skip senza tante cerimonie), il contributo dell’ex duo milanese si inserisce con precisione millimetrica nel mood arcigno della produzione. La quale, tolta appunto “Esperanza Gomez”, è affidata per intero alle mani di un sempre più esperto G. Gioielli, capace di scolpire piccole gemme che negli ambienti underground a stelle e strisce non sfigurerebbero affatto.
E quindi? Quindi <<questi fanno i rapstar, rockstar, popstar/io porto l’hardcore, pare, pornostar>>. Gioielli docet.
Tracklist
Gionni Gioielli – Pornostar (Make Rap Great Again 2019)
- Riccardo Schicchi
- Asa Akira
- Nicole Aniston
- Ron Jeremy [Feat. Danno]
- Sasha Gray [Feat. Ensi]
- Demi Sutra
- Gabbie Carter [Feat. Egreen]
- Dellai Twins
- Liya Silver [Feat. Franco126]
- Karma RX
- Janice Griffith [Feat. Blo/B]
- Bonnie Rotten [Feat. Nex Cassel e Gionni Grano]
- Amia Miley [Feat. Armani Doc]
- Esperanza Gomez
- August Ames
Beatz
Tutte le produzioni di Gionni Gioielli tranne la traccia #14 di Crookers
Bra
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