Greenhouse – Electric Purgatory Part One/Electric Purgatory Part 2
Persi per strada Inkwell, dedicatosi all’annientamento di sucker-miscredenti a colpi di Gospel-Rap, e Manifest (Fess), reo di non precisati atti di irriverenza verso alcuni membri del circuito Weightless e allontanato a vita dall’Hip-Hop, il collettivo Greenhouse Effect non osa dare segni di crollo e, seppur in versione aggiornata, con a capo lo stoico Blueprint e il mica tanto nuovo membro Illogic, si appresta a vivere una seconda giovinezza. Eliminata la desinenza Effect i due boss del Rap made in Columbus hanno avuto la geniale idea di fare un po’ di musica assieme, dopo aver percorso due carriere ultradecennali distinte ma inscindibili: uniti, ma mai sotto un unico nome. Dopotutto, cosa sarebbero stati “Unforseen Shadows”, “Got Lyrics?” e “Celestial Clockwork” senza il supporto musicale di Blueprint? Due dischi di Rap a-cappella, probabilmente.
E’ rimasta quindi per i nostalgici e gli appassionati del movimento underground di fine ’90 la sigla Greenhouse che, come andremo a vedere, è quanto di più antitetico possa essere associato alla musica della coppia dell’Ohio. Nonostante “Electric Purgatory Part One” dovesse essere solo un antipasto all’LP “Bend But Don’t Break”, dato in uscita per la fine del 2009, ad oggi, settembre 2010, non se n’è ancora avuta traccia; pazienza, perché sempre a settembre 2010 è uscito “Electric Purgatory Part 2”, sette nuove tracce (otto nella versione retail) che sommate alle sei del primo episodio fanno all’incirca un disco completo, per cui c’è poco da rompere i coglioni visto che è anche tutto gratis (5$ per il retail) e scaricabile dal sito weightless.net. Possiamo considerare i due EP come un unico album, essendo entrambi pervasi dallo stesso alone glaciale che ha da sempre caratterizzato le produzioni della cricca Greenhouse/Atoms Family e affini. Il gusto per i paesaggi siderali e le rime cervellotiche è rimasto invariato, così come i sample e gli abbondanti synth che costituiscono lo sfondo musicale fanno molto 1999-2002 (“The Cold Vein” rimane l’inarrivabile riferimento).
Inevitabile sbadigliare dopo una presentazione simile, vero, ma sono affari vostri e della robaccia Wonky che tanto vi piace. Vero che questo tipo di suono ha un po’ fatto il suo tempo, vero che se “Electric Purgatory” fosse uscito nel 2000 sarebbe stata l’ennesima pietra miliare dell’Undie Rap, vero che siamo nel 2010 e questo tipo di suono non stupisce più, ma è anche vero che “Electric Purgatory” non ha l’intenzione di stupire né le ambizioni anticoniane di avanzamento dell’Hip-Hop che si sarebbe prefisso dieci anni fa e al di là di tutte queste considerazioni di contorno rimane un bel lavoro, punto, soprattutto per chi, come me, nei beat di ghiaccio del signor Shepard ci sguazza volentieri. Insomma, sentire pezzi solidissimi come “Cold Out Here” fa piacere anche nel 2010, perché il beat funereo di Print è probabilmente il miglior manifesto delle intenzioni del duo e va a nozze con la cadenza sempre impeccabile di Illogic; fa ancor più piacere risentire nel 2010 il trittico Blueprint/Aesop Rock/Illogic scambiarsi il microfono sulla stessa traccia, quasi a voler mostrare di non essere stati esperimenti passeggeri sul treno dell’underground.
“Hello World” e “Gettin There” introducono i due EP e presentano un Blueprint meno sguaiato, molto più torvo e compassato, più simile al suo notoriamente complicato collega Illogic, che dimostra in ogni strofa di essere uno dei più grossi talenti del microfono presenti nel sottosuolo. Ulteriori highlights, oltre ai pezzi già citati, li troviamo in “The Spin Cycle” e il suo bel riff di synth, nello Steamfunk di “Babylon”, nonché nella minacciosa “Boys To Men” e nella splendida “Smile”. Si sfiora leggermente il disappunto per il ritornello in auto-tune di “Never Gonna Make It” (per il resto è un bel pezzo) e si accenna qualche leggero sbadiglio su “Step Aside” e “Damn”; per il resto non è possibile dire quale tra i due EP sia il migliore, poiché presentano entrambi la stessa identità e costituiscono, anche nel titolo, un progetto unitario, un preludio a qualcosa che speriamo vivamente comporti un minimo avanzamento della formula (ri)proposta dai due. Insomma,
“Electric Purgatory” sarà anche più freddo che fresh, ma è un lavoro di ottimo gusto, privo della pretenziosità che qualche maligno potrebbe vederci. E, come dicono alla Weightless: more music, less bullshit.
Tracklist
Greenhouse – Electric Purgatory Part One (Weightless Recordings 2009)
- Gettin There
- Boys To Men
- Cold Out Here [Feat. The Catalyst]
- Damn
- Never Gonna Make It [Feat. Zero Star and Nina D]
- Next Generation
Greenhouse – Electric Purgatory Part 2 (Weightless Recordings 2010)
- Hello World
- Keep It Live [Feat. Aesop Rock]
- Step Aside
- The Spin Cycle
- Babylon
- Only You [Feat. Toki Wright and Angelica Lee]
- Smile
Beatz
All tracks produced by Blueprint
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