Groovenauti – Beauty industries the soundtrack
Dei Groovenauti ve ne abbiamo già parlato poco meno di due anni fa, quando è uscito l’ottimo “OverKill”: il gruppo, inizialmente formato da Psycho e Max Producer, si è trasformato in un trio grazie all’ingresso (al basso) di Tekem e torna ora a farsi sentire con un progetto che loro stessi definiscono transmediale, poiché unisce musica e fumetto. Più precisamente, “Beauty industries” è la colonna sonora dell’omonima graphic novel firmata da Ausonia per Leopoldo Bloom Editore, otto tracce ispirate da scenari distopici e ambientazioni post-industriali che ritroverete anche nelle splendide tavole del booklet.
I Groovenauti si fanno portavoce di un non genere a confine tra Hip-Hop, Elettronica e Indie Rock che in Italia, tranne pochi esempi, non ha molti epigoni, ai tre va dunque anzitutto il merito di aver saputo ricomporre in maniera sensata l’amalgama di voci, pensieri, suoni e rumori che risponde alle singole ispirazioni. “Beauty industries” è, in particolare, un disco che colpisce per la sua capacità di sintesi, nello spazio di trentaquattro minuti viene infatti condensato un concept i cui riferimenti sono senz’altro abbastanza chiari, ma che ha il pregio notevole di utilizzare registri, strofe, suite musicali, cori e silenzi con enorme intelligenza.
L’immagine iniziale dello scafandro e della farfalla, presa in prestito da Jean-Dominique Bauby, viene applicata meravigliosamente alla descrizione dell’uomo moderno, smarrito tra belle industrie e consumismo, “Tenebra” e “Dall’oblò” acuiscono il senso di stordimento virando prima su una gelida combinazione di synth e batteria, poi affidandosi a un intrigante abbinamento di pianoforte e sax. La voce di Psycho riprende il proprio racconto con “Il cosmo interno” (<<mi serve la tua anima fatta a pezzi, colleziono i tuoi tesori inconsci, i tuoi attrezzi>>) ed “Economia post-industriale” (<<senza prezzo io non ho senso, vendimi, mercificami, plagiami, comprami, amami>>), in “La luce si spegne” il fascino effimero del consumo acceca l’essere umano fino a condizionarne ogni aspetto (<<ho costruito io il sistema, il mio confine, ne sono parte, sono alla fine>>) e, nel finale, sarà la stessa Industria a parlarci, a giustificare la propria esistenza (<<sono quello che vi manca, sono il buco nella pancia, mi riempite con le cose belle che trovate, le catturate, le stipate in cambio di una mancia>>).
Questo, in poche righe, il contenuto di “Beauty industries”, un prodotto che, nel suo piccolo, non stento a definire perfetto poiché affronta la musica con originalità e capacità ma, al tempo stesso, premiando una scelta tematica tutt’altro che semplice. Il consiglio è di non lasciarsi spaventare da un’estetica musicale insolita e, per molti aspetti, vicina ad alcune realtà indipendenti degli Stati Uniti: i Groovenauti si esprimono secondo i propri mezzi, gusti e talenti e il risultato, che magari non è per tutti, va ben oltre il solito disco di Hip-Hop italiano.
Tracklist
Groovenauti – Beauty industries the soundtrack (Impronta Kru/Slowater Records 2009)
- B.I. parte 1: lo scafandro e la farfalla
- B.I. parte 2: tenebra
- B.I. parte 3: dall’oblò
- B.I. parte 4: il cosmo interno
- B.I. parte 5: economia post-industriale
- B.I. parte 6: la luce si spegne
- B.I. parte 7: vita artificiale
- B.I. parte 8: io sono il simulacro
Beatz
- Max Producer: 1, 5, 7, 8
- Tekem: 2
- Giuseppe Donatacci: 3
- Max Producer e Tekem: 4, 6
Bra
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