Hannibal Stax and Marco Polo – Seize The Day

Voto: 3

C’è voluta molta pazienza, ma alla fine Hannibal Stax ha ricevuto la tanto attesa occasione della vita. A onor del vero, sembrava che l’operazione potesse avere i presupposti per essere messa in piedi già in tempi precedenti a questi, quando il suo nome si era messo in mostra grazie a qualche partecipazione nel giro della Gang Starr Foundation, ma di fatto non era mai accaduto nulla di significativo. Chi ricorda il suo timbro vocale profondo e il modo di rimare allora molto motivato si sarà chiesto come mai, durante tutti questi anni, lo stesso non abbia goduto della medesima esposizione rispetto a qualche collega apparentemente meno meritevole (chi ha detto Big Shug?), in particolar modo quando ne vengono a mente le strofe su “Itz A Set Up” e “Same Team, No Games” dei Gang Starr, nonché in quella “All That” che lo vide ospite di Afu-Ra, facendo presagire un futuro interessante. Più di una decade più tardi è Marco Polo a fornire l’opportunità propizia e, vista l’origine dell’ispirazione che da sempre caratterizza i lavori del produttore canadese, ci si ritrova a immaginare cosa sarebbe accaduto se un bel giorno Premier avesse preparato una dozzina di beat dando un effettivo seguito a quelle numericamente scarse ma significative apparizioni al microfono da parte del componente della sua cricca.

Il passare del tempo non è stato un buon motivo per dimenticarsi di lui, ragione per la quale la notizia del suo debutto su lunga distanza aveva effettivamente creato un certo qual tipo di attesa, ma a giochi fatti il livello di aspettativa viene rispettato molto marginalmente. Si tratta di un album di quindici tracce che propongono un’atmosfera ruvida che rispecchia l’ambientazione raccontata nei testi, è difatti Brooklyn e il suo pericoloso darsi da fare a fungere da scenario per le limitate spaziature tematiche di H-Stax, che offre una prestazione complessiva che funziona a corrente alternata, nel senso che della grinta del passato c’è veramente poca traccia e il fatto che quando decide di accendere il motore cambiano effettivamente i risultati lascia troppo spazio ai punti interrogativi. Non lo aiuta il fatto che non sia certo inventivo nello scrivere i ritornelli, spesso scontati, corti e assai insistenti, un difetto che non aiuta a sviluppare per bene la struttura dei singoli pezzi, tanto che i segnali positivi arrivano proprio quando la forma scelta è la strofa unica senza interruzioni di sorta e non è una coincidenza il fatto che sia un pezzo di questa tipologia, ovvero “46 Bars Of Death“, ad uscire come il migliore qui proposto, laddove l’assenza di schemi prefissati porta maggiore consistenza al brano e la costruzione del beat è davvero di alto livello.

Tuttavia, il buon Hannibal non è l’mc più dotato di tutti i tempi e ciò lo si evince dalla staticità espressiva e da una combinazione di rime che non fa certo strappare i capelli, il che, aggiunto al discorso già fatto per i cori, reprime il potenziale che molte tracce avrebbero avuto la possibilità di esprimere, se non altro perché alcuni dei beat offerti da Marco Polo sono davvero vicini all’eccellenza. Ciò si evince chiaramente da episodi come “B.K.L.Y.N.”, rude combinazione particolarmente riuscita di cassa rotonda, loop caotico e drum beat di grande efficacia, da una “Guns & Butter” che propone una batteria ritmata seguita alla perfezione dal tempo dell’organo, o da un metodo di campionare i fiati che gioca bene sul contrasto tra melodico e grezzo, creando i presupposti di “Keep Grindin”; tre esempi che non a caso per suono e metodo ricordano alcune tra le migliori produzioni di Premier. Ma sappiamo bene che Mister Bruno non ha affatto bisogno d’imitare stile alcuno per creare un banger che rechi la sua riconoscibile firma, ecco allora che “Righteous Kill”, dotata di una strumentazione ricca e molto ben coordinata, la melodica “P.O.A.” e la tesa “iLL Recognize iLL” riescono ad alzare da sole il livello dell’album, contrastando – per quanto possibile – la forza contraria prodotta dalle non esaltanti prestazioni liriche.

Il fatto che la sua genialità non sia però tangibile ovunque – quattro o cinque beat sono decisamente sotto le sue potenzialità – è una parte del motivo che fa decollare “Seize The Day” solo di tanto in tanto e quando vi riesce lo fa con una fatica devastante, spinto verso il basso dalla pressoché totale assenza di versatilità da parte del rapper e da un’energia – tipo quella che ci mette Torae in “Warriorz Drum” – troppo spesso sostituita da una verve piuttosto priva di vivacità. Per questo, nonostante non manchi del materiale in grado d’impressionare, il sapore che resta anche dopo svariati assaggi sa troppo di occasione mancata.

Tracklist

Hannibal Stax and Marco Polo – Seize The Day (Soulspazm Records 2013)

  1. Seize The Day (Intro)
  2. Head Nod
  3. B.K.L.Y.N.
  4. Seize The Day
  5. Real Good
  6. Warriorz Drum [Feat. Torae]
  7. H!!!
  8. Gunz & Butter
  9. P.O.A.
  10. Yeah Baby
  11. Keep Grindin
  12. iLL Recognize iLL
  13. Rigtheous Kill
  14. Dreamer
  15. 46 Bars Of Death

Beatz

All tracks produced by Marco Polo

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