Hassaan Mackey and Apollo Brown – Daily Bread
Per chi, come lo scrivente, è perennemente incuriosito dalle tecniche di campionamento, dalla caccia al loop, dallo sposalizio tra il riciclo del vecchio e il riutilizzo in un contesto moderno, un personaggio del calibro di Apollo Brown non può che essere oggetto di studio ravvicinato. Già molto apprezzato per i lavori solisti e per l’eccellente produzione fornita nel disco dei The Left, Brown si è distinto per l’abilità nello sminuzzare parti di vecchie canzoni riconducibili a un vasto repertorio Soul e Blues degli anni sessanta, cui ama abbinare componenti di batterie spezzati, riuniti assieme in modo diverso e infine filtrati per risultare in un composto omogeneo, potente, capace di offrire le sensazioni di un tempo attraverso la costante cattura del fruscio di fondo del vinile.
Hassaan Mackey non viene dalla Motor City ma è newyorkese di Rochester, luogo nel quale ha combattuto contro un’infanzia difficoltosa e perdite precoci, estraniandosi dalle difficoltà attraverso l’ascolto dell’Hip-Hop e il perfezionamento delle tecniche di freestyle praticate sin dall’adolescenza, che lo hanno portato a sviluppare uno stile pacato, colmo di pause in battuta, nonché ad espiare i brutti ricordi trasferendoli in rima, facendo di questi il tema portante delle sue argomentazioni.
Che lo acquistiate su CD o in mp3 (sarebbe tuttavia perfetto il vinile), “Daily Bread” inizia col dolce appoggiarsi della puntina, suono (più che rumore) che accompagna fino all’ultimo secondo della registrazione. L’introduzione è un parlato campionato che si sviluppa sopra alcune note impolverate di tromba e da qui in poi è già evidente la struttura portante della produzione, composta da un breve assaggio della canzone scelta per il campione, che nel giro di un attimo si trasforma in un manufatto Hip-Hop che sa di eleganza mista a cemento urbano, proprio come nel caso della prima vera traccia, “Volume”, costruita sulla famosissima “When A Man Loves A Woman” di Percy Sledge, della cui versione originale si possono difatti sentire tre o quattro secondi in apertura.
Le atmosfere sono appositamente cucite sullo stile del rapper e risultano tendenzialmente cupe, o tendono comunque a creare un contrasto tra l’amarezza mista a speranza che caratterizza molti dei testi, i quali portano con loro molteplici riferimenti a persone scomparse prematuramente (“Something”), citano spesso il legame indissolubile con la madre e funzionano da rifugio confortevole per evadere dal quotidiano (ancora “Something”, “Dollar Bill Hill”). I temi si alleggeriscono quando vanno a trattare situazioni meno complesse, come nel caso di “Weak Won’t Do”, versione personalizzata di un attacco trasversale ai rapper fasulli; di radio e industria discografica parla invece “The Note”, il cui refrain è impostato interamente sul campione qui scelto, per un risultato di sicuro effetto.
Quest’ultimo è un archibugio utilizzato su larga scala da un Apollo Brown che rende costantemente omaggio alla musica nera e ai suoi artisti, la cui visione complessiva del progetto combacia nella maggior parte dei casi con quella di Mackey: la base di “Higher” è vicina alla genialità per come combina la tromba e un piccolo frammento di una sezione di violini su un boom-bap potente; “Mackey’s Lament” propone la drammaticità necessaria per la narrazione di una storia di alcolismo; “Like A Diamond” è un trionfo dopo tanta tempesta e rappresenta l’essenza semplice del Mackey rapper, artista e persona.
C’è anche da dire che Hassaan Mackey è un mc che non esalta in termini di delivery, il suo tono è sempre lo stesso e non c’è mai l’enfasi che alcune parti delle sue liriche avrebbero meritato, altrimenti ci saremmo potuti trovare tra le mani il disco dell’anno. Inoltre, il fatto che la produzione viaggi quasi sempre a pieni giri (si inceppa solo sulla stagnante “The Trenches” e su “Megaphone”, che ripropone lo stesso campione recentemente usato da Kool G Rap per “Sad”), tende in parte a sminuire il Rap, nel senso che alcune tracce restano impresse per l’esuberanza di una produzione che fa inevitabilmente ombra alle liriche, facendo mancare l’equilibrio che molti altri brani presenti invece posseggono.
La prova è comunque di quelli coi fiocchi, dischi concepiti in questo modo è sempre un piacere starli a sentire fino a che non si alza la puntina, quando, una volta tornati alla normalità, ci si rende conto dell’avventura che si è appena vissuta.
Tracklist
Hassaan Mackey and Apollo Brown – Daily Bread (Mello Music Group/Fat Beats Records 2011)
- Daily Bread
- Volume
- Something
- Dollar Bill Hill
- Elephants
- Different World
- Weak Won’t Do
- The Trenches [Feat. Sean Born]
- Tell Me
- Mackey’s Lament
- Heroes
- Megaphone
- Higher [Feat. Finale]
- The Note
- Like A Diamond
Beatz
All tracks produced by Apollo Brown
Mistadave
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