Inoki – Medioego

Quando un mc dei novanta torna in studio di registrazione, a maggior ragione se a più di sei anni dall’ultima prova ufficiale (“L’antidoto”), è inevitabile – a carte ancora coperte – porsi domande sul suo potenziale stato di forma, su un approccio che potrà tanto spingersi in avanti, in direzione di una legittima contemporaneità, quanto arretrare in funzione di un’orgogliosa celebrazione della tradizione, di conseguenza sulla capacità che ne deriverà di dialogare con un pubblico a sua volta mutato, per questioni di anagrafica come di gusti; laddove, poi, il nome di quell’mc sia Fabiano Ballarin, in arte Inoki, figura di riferimento per una scena (quella bolognese) che vanta ascendenze pionieristiche, salito alla ribalta con Joe Cassano, Fritz Da Cat e la PMC, la curiosità viene amplificata da un atteggiamento caratteriale che ha spesso mostrato tratti spigolosi, divisivi, alimentando discussioni e beef rispetto alle quali ci siamo sempre tenuti a debita distanza. Ecco, se alla pubblicazione di “Medioego” fa sponda un corollario di commenti (conditi da sarcasmo e pregiudizio) sulla ritrovata sintonia con Salmo, sul ritorno in major a quasi tre lustri da “Nobiltà di strada” e sulle presenze (di riflesso, sulle eventuali assenze) di una tracklist che si apre all’esterno col contagocce, chiariamo subito che il discorso ci coglie del tutto disinteressati.

Stiamo dunque ai fatti: al quinto titolo solista in vent’anni esatti, superato lo scoglio dei quaranta, Inoki Ness firma il suo disco meno ideologico (musicalmente parlando), affidando i propri pensieri a un parterre di produttori comprendente Garelli, Stabber, Crookers, Big Joe e – coinvolto in una metà dei brani – Chryverde della crew Alien Army; l’intenzione è quella di smarcarsi da una nicchia in evidente affanno rispetto a una scena che, piaccia o no, ha preso a correre e intende stare al passo di quanto accade oltre i confini nazionali. Si tratta di una scelta coraggiosa, segnale di una visione artistica fattasi meno intransigente e – supponiamo – di un’inedita sfida personale, consistente nel misurarsi con sonorità che mai avremmo associato alla medesima penna che vergava le strofe di “Giorno e notte” o “Bolo by night”: la vena polemica, lo sguardo critico (sulla società in primis) e la strenua difesa della propria coerenza sono sì il nucleo centrale di un’operazione che Fabiano affronta con immutata schiettezza, senza tuttavia sottrarsi a parentesi introspettive e a tracce di puro intrattenimento che, in parallelo alla modernità dei contributi alle macchine, costituiscono l’altra novità di “Medioego”, non a caso spintosi su lunghezze oggi insolite. Un album fitto, magari prolisso, emanazione di un cambio d’abito che, lo anticipiamo, funziona però solo a intermittenza.

Le battute iniziali, ad esempio, sono davvero intriganti. “Underground”, su una robusta strumentale di Salmo, è un’efficace introduzione in quel realismo che è da sempre l’habitat naturale di Inoki (<<vengo da dove c’è l’aria pesante/da dove non si respira/da dove vige il pensiero costante/di andarsene in fretta/dove si ruba e si scappa>>); “Wildpirata”, con Tedua per strofa e refrain, individua un possibile punto d’intersezione tra due generazioni che esprimono l’Hip-Hop attraverso linguaggi differenti (apponendo altresì il definitivo sigillo su una diatriba che era già stata spenta via social); “Duomo”, che Stabber arricchisce con una potente linea di basso, è un racconto biografico di notevole sincerità (<<ricordo quel giorno/in cui ho fatto il fioretto/sulle tue scale in ginocchio prometto/con la polvere smetto/ero finito, schiacciato, seduto per terra/ero completamente sconnesso>>), episodio chiave di una scaletta che raggiunge forse troppo presto il suo vertice qualitativo. Al buon abbrivio, segue infatti una decisa frenata: “Muti” vorrebbe essere una parodia su alcune soluzioni gergali e lessicali che ritroviamo soprattutto nella Trap, un’irritante ripetizione di sillabe e termini che reclama un rapido skip; “Ispirazione”, secondo estratto video, svela un lato poetico che abbiniamo a fatica all’indole ruvida dell’mc, affiancato dalla voce ultra Pop di Noemi; “Hype” è una sorta di doppione di “Muti” (<<il tuo catchy trendy slang mi ha rincoglionito>>) e rimarca un problema che ravviseremo altre volte durante l’ascolto, ovvero la modesta inventiva di molti ritornelli – in questo caso si ripete la parola hype in mezzo a una risata che ha curiose assonanze con “Distortion To Static” dei The Roots.

Come detto, onde evitare uno sfiancante track-by-track, il percorso ha sia alti che bassi, abbinamenti di pregio e infelici ridondanze. “Veterano”, cotta a puntino da Dj Shocca, è l’unica concessione al sound più classico, gradita deviazione in favore di una retorica con la quale è automatico entrare in sintonia (<<ora ho le spalle grandi, niente mi fa paura/e il veterano torna in guerra e cerca carne cruda/afferra armi a caso, le usa come può/pietre e mattoni, cacciaviti, più parole e flow>>); viceversa, il livore di “Fuckoff” (peraltro su una bella legnata di Chryverde) e “Silenzio” (<<educazione, finito l’intrattenimеnto/questi kids hanno bisogno di un insegnamento>> fa un tantino KRS-One) scivola in un paternalismo che qui appare incongruo, considerato il braccio teso all’ambiente più esposto. E ancora: se “Mani” sembra un pezzo di BigMama che ospita Inoki, “Nomade” spicca invece per la forte impronta identitaria di un testo che utilizza la prima persona singolare per parlare di un’esperienza collettiva, quella del viaggio e dell’incontro con nuove culture; così come per un esercizio stilistico che va a buon fine (il primo singolo “Trema”, risalente addirittura allo scorso marzo), ne contiamo almeno un altro di segno inverso (vedi “Bandiera”: <<beach, intendo spiaggia/fish, intendo pesce/griglio, sbadiglio/figlio, non ti assomiglio>> è una roba che fa esclamare wtf?!).

Insomma, “Medioego” ha un baricentro che traballa. E’ il risultato di un lavoro accurato, professionale, al passo coi tempi, ma cede qualcosina in fase di scrittura (annotiamo un certo abuso di proposizioni tronche, brevissime, slogan più che incastri) e conta qualche filler nel computo dei cinquantacinque minuti complessivi. Ciononostante, l’impressione è che Inoki abbia voluto liberarsi da determinati vincoli e alleggerire il carico di un’uscita che in teoria è alla portata di un’utenza ampia, non necessariamente circoscritta ai nostalgici del <<flow che investe le foreste e riveste di positività le feste>>. Non vi resta che metterlo in play e verificarne con mano il contenuto.

Tracklist

Inoki – Medioego (Sony Music 2021)

  1. Underground
  2. Wildpirata [Feat. Tedua]
  3. Duomo
  4. Muti
  5. Ispirazione [Feat. Noemi]
  6. Hype
  7. Veterano
  8. Medioego
  9. Fuckoff
  10. Schiavi
  11. Mani [Feat. BigMama]
  12. Silenzio
  13. Onesto
  14. Stanco
  15. Immortali
  16. Trema
  17. Bandiera
  18. Nomade

Beatz

  • Salmo: 1, 6
  • Garelli e Chryverde: 2
  • Stabber: 3, 16
  • Chryverde: 4, 5, 8, 9, 13, 15, 17, 18
  • Dj Shocca: 7
  • Chris Nolan: 10
  • Crookers: 11
  • Sine: 12
  • Big Joe: 14

Scratch

  • Dj Shocca: 7
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