J-Live – His Own Self
La tripla minaccia è tornata. J-Live, uno degli artisti più apprezzabili dell’intero panorama underground statunitense, torna a far visita agli impianti stereo di coloro che gli sono affezionati a un solo anno di distanza da “Around The Sun”, vestendo i panni del maestro di cerimonia, del produttore, nonché del dj, il trittico su cui poggia ogni concetto basilare riferito alla doppia acca. E’ rimasto poco, forse nulla, da svelare su un artista come lui, attrezzato com’è di una discografia copiosa e qualitativamente inappuntabile: rapper tecnicamente molto pulito, maturo a livello argomentativo, vocabolario ben superiore alla norma, capacità di comporre rime che offrono un punto di vista più alto, una caccia costante alla profondità tematica.
J-Live è uno degli esponenti di punta di un’indipendenza che è tale per costrizione, un artista che non raccoglie l’interesse della grande industria e non c’è da stupirsene, meglio rivolgersi a quei pochi ma buoni che possono condividerne gli ideali piuttosto che gettarsi nella pochezza di una massa che non capirebbe un accidente delle sue metafore o che lo liquiderebbe come un semplice sfigato qualunque solo perché in possesso di un intelletto superiore. Quindi, ecco perché è in fin dei conti giusto partire per un’altra avventura dove l’unico su cui far affidamento è l’artista medesimo, che pubblica con la sua etichetta e che si promuove coi mezzi che ha, trovando una soddisfazione piccola ma molto significativa per il cuore, perché i pochi affezionati che ha si aspettano esattamente che prosegua nell’essere ciò che è sempre stato: coerente e invendibile.
E qui “His Own Self” non corre certo pericoli di deludere, perché di fianco alle già citate ricchezze tematiche e pulizie espositive, J apre ancor di più che in passato la porta all’introspezione, all’analisi, senza per questo perdere di vista le care questioni politiche e sociali che riesce a commentare con una lucidità che pochi altri posseggono. Il titolo, oltre che indicare il fatto che il Nostro si sia arrangiato a far tutto, mostra inequivocabilmente la direzione dell’album, dato che la sfera personale è riscontrabile praticamente ovunque. Questa si presenta condividendo il proprio modo di vivere e ragionare (“Pay It Forward”), cercando quell’evoluzione che il tempo dovrebbe – meglio sottolineare il condizionale – prima o poi portare a tutti provando a comprendere il funzionamento dei legami sentimentali (la densamente metaforica “Get It Together”), fermando per brevi attimi la veemenza del Rap tradizionale per riflettere su di sé, sulle proprie sfide quotidiane, sulle personali aree di miglioramento, esprimendo pensieri a voce alta in modo assai confidenziale (“Peace, Be Still” e “Be Still, Peace”, che svolgono la rispettiva funzione di intro e outro).
Pur parlando della sua quotidianità, J-Live presenta uno spessore tale da riuscire a far pensare il suo ascoltatore parlandogli persino del guardaroba, il che fa di “Old Shit” uno dei momenti di punta del disco, una manifestazione di semplicità resa possibile dal mostrarsi al pubblico per quel che si è veramente, senza il timore di essere giudicati solo perché non si acquistano pacchi di roba inutile grazie ai soldi fatti prendendo per il culo la gente. E già che ci siamo, è anche l’occasione giusta per tirar fuori un coro infettivo che avrà il suo sicuro successo ai live. Tra uno sguardo interno e l’altro era lecito attendersi che saltasse fuori la miccia che un tempo accese tutto il meccanismo, ovvero quell’amore incondizionato per l’Hip Hop cui “Red & The Kid” rende onore, un resoconto di come quest’infatuazione sia arrivata e di come J-Live abbia poi deciso di dedicarvi la sua esistenza, il tutto raccontato con vividi dettagli e un’umiltà che fa davvero piacere sentire, tanto raro è diventata da reperire.
Ma quando l’artista guarda se stesso vede pur sempre un uomo di colore in America e con ciò deve per forza farci i conti: ecco che nasce quindi la duplice versione di “I Am A Man”, condita da campioni della voce di Malcolm X e presente sia in originale che in remix (ambedue molto riuscite), una chiara presa di posizione contro la Polizia, nonché amara constatazione di una condizione sociale dettata dall’alto, scritta con sentimento e abilità lirica non certo in dote a chiunque.
Il settore dove purtroppo “His Own Self” perde quota è quello musicale – e dispiace scriverlo, se non altro per la grande stima provata verso J e per tutto ciò che rappresenta. La scelta di autoprodursi non pare azzeccata e, al di là di una doppia versione dell’appena citata “I Am A Man” che riesce molto bene a trasmettere il contrasto tra la malinconia della prima e la forza della seconda attraverso la selezione dei campioni, ci si riesce ad esaltare per poco altro. “Old Shit” fa saltare e questo non si discute, ma la maggior parte dei pezzi è strutturata attraverso sample poco stuzzicanti lasciati andare in loop al proprio destino (vengono in mente “Red & The Kid” e “Pay It Forward”), arrivando – per fortuna in un singolo caso – addirittura al tedio, quando ci si accorge di come dopo qualche ascolto di “I Just Don’t” parta lo skip immediato, tanto fastidiosa può diventare una delivery che mima il sample per tutta la durata della traccia.
Lo spessore tangibile dei testi impedirà di dimenticarsi troppo in fretta di un disco profondo e significativo, per la prossima occasione resta però auspicabile il ritorno a una produzione esterna che possa ridare a questa discografia quello smalto di eccellenza che da sempre gli è legato.
Tracklist
J-Live – His Own Self (Mortier Music 2015)
- Peace, Be Still
- Mic Singletary
- Pay It Forward
- Old Shit
- I Just Don’t
- Get It Together
- I Am A Man (American Justice)
- Red & The Kid
- Be Still, Peace
- I Am A Man (American Justice) Remix
- The Greatest Thing
Beatz
All tracks produced by J-Live
Scratch
All scratches by J-Live
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