Jedi Mind Tricks – The Funeral & The Raven
C’erano una volta gli OuterSpace… Ve li ricordate? Erano (al pari di tanti altri) un’espressione quasi paradigmatica, per non dire del tutto immancabile, di una certa fase storica dell’Hip-Hop, che incarnava lo spirito conviviale di una Cultura che ha sempre avuto nelle sua natura quella volontà di spezzare il pane del successo col resto dei commensali. Per dirla in modo un filo più rozzo: erano quelli che cercavano di fare la stessa cosa di quelli sopra di loro, facendola un po’ – usando un’unità di misura altrettanto rozza e poco scientifica – meno bene. Qualcuno ora si chiederà il perché di questo verboso pippone pseudo-storico; il motivo è presto detto: ciò che Planetary e Crypt The Warchild facevano all’alba del secolo guardando ai Jedi Mind Tricks, non si discosta molto da quanto Vinnie e Stoupe fanno oggi rispetto al loro stesso passato. E quando diciamo oggi lo facciamo però con la consapevolezza che già ieri quella magia si era fatta più flebile e impercettibile.
“The Funeral & The Raven” conclude (?) la trilogia binomiale che ha scandito il percorso dei JMT dopo il completo reintegro tra i ranghi del Nemico Della Razza Umana. Non è un segreto che è a lui che si debba gran parte di quella mistica che, sin dai tempi di “The Psycho-Social, Chemical, Biological…”, è stata colore e forma del gruppo, divenuto un pilastro di quel sottosuolo che (di fatto) oramai non esiste più. E non si tratta di illusioni tratteggiate dalla nostalgia né dell’orecchio vergine di chi (com’era quello di colui che scrive queste righe) ammirava quelle atmosfere agli inizi del suo percorso di esplorazione musicale. A compensare l’effetto placebo dei ricordi ci ha pensato un trial clinico di ascolto forzato: lasciar fluire in cuffia l’intera discografia del (non sempre) duo, prima di sguinzagliare le dita sulla tastiera.
Tre anni dopo, le scintille che Stoupe era riuscito a ridestare qua e là nel precedente “The Bridge And The Abyss” – che annovera un paio di episodi del tutto meritevoli di uno spazio in un loro ipotetico greatest hits antologico – sono ancora più rarefatte. Al netto degli interludi, che lasciano al produttore le mani completamente slegate (sui quali svetta l’intensità di “Until The Void Consumes Us”), a prevalere sono nel complesso le scale cromatiche latine (“I Am The Wooden Door”, “Albatross”) e i grossi calibri dei discendenti guerrafondai dei Khan (“Collapse The War Engine”, “Crematorium”). Incastonati tra questi ci sono tuttavia anche momenti capaci di emettere qualche bagliore; magari non come un tempo, ma che esprimono un’aura che li innalza dal resto. Non si può non percepire un barlume dell’anima vintage dei JMT sin dai primi secondi di “Second Hand Smoke”, il promettente singolo di lancio che vede il caro Vincenzino avvolgere i guantoni nel velo onirico intessuto dal suo socio.
Con “The Escapist” i due si concedono poi di riavvolgere i nastri ancora più indietro. Stoupe disegna un soffice giro di batteria e lo sfrutta per convogliare quegli umori che infestavano gli angoli della loro prima fatica discografica; inevitabile non ripensare per un attimo (ma solo per quell’attimo) a “The Immaculate Conception”, uno dei loro capolavori assoluti. E si fa apprezzare lo sforzo di Vinnie, che rinuncia a pugni e onomatopee piriche, coadiuvato dalla presenza di un Crimeapple appena sbarcato da “Cartagena”. Uno di quei momenti che meritano di essere trascinati nelle playlist invernali.
Dopo un quarto di secolo (al netto delle pause sabbatiche) trascorso insieme, la migliore delle notizie risiede nel fatto che la chimica di Vinnie e Stoupe non sia mai in discussione. Strumentali e strofe – anche ora che il buon Vincenzo gioca sempre più da fermo, come farebbe un anziano centrocampista con i piedi buoni e i polmoni stanchi – continuano a muoversi in armonia, benché né le une né le altre lo facciano con la fluidità dei loro giorni migliori. Se un tempo i Jedi Mind Tricks erano una squadra che sapeva vincere e deliziare grazie al gioco, oggi ci troviamo di fronte una formazione dal carattere più operaio, ma ancora capace di portare a casa il risultato. I Jedi oggi sono questi: prendere o lasciare.
Tracklist
Jedi Mind Tricks – The Funeral & The Raven (No label 2021)
- Intro
- I Am The Wooden Door
- Collapse The War Engine
- The Escapist [Feat. Crimeapple]
- Pathogen (Interlude) [Feat. Yes Alexander]
- Don’t Get Blood On My Gucci [Feat. Demoz]
- Second Hand Smoke
- The Death Of One Man Is A Tragedy, The Death Of 10,000 Is A Statistic [Feat. Boob Bronx]
- Manufacturing Consent
- We Tolerate The Sickness (Interlude) [Feat. Yes Alexander]
- The Chariot
- Albatross
- Crematorium [Feat. Pro Dillinger]
- Path Of The Beam
- We Bow In His Aura
- Until The World Consumes Us (Interlude) [Feat. Yes Alexander]
- Abdallah Azzam Brigade [Feat. Recognize Ali, Ill Bill and Chinaski Black]
- The Great Derangement [Feat. Thea Alana]
Beatz
All tracks produced by Stoupe
li9uidsnake
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