K-Solo – Time’s Up
Quella di K-Solo (Kevin Self Organization Left Others) sembrava una carriera nata per il verso giusto, cominciata con un buon album d’esordio che conteneva le hit “Spellbound” e “Your Mom’s In My Business” e proseguita con la benedizione degli EPMD, che di lui fecero il primo ospite esterno di sempre in un loro album. Membro della famosa Hit Squad, K si era distinto quale rapper in possesso di elastiche doti verbali tradotte sui suoi dischi dal frequente uso dello spelling, abilità utilizzata per triturare qualsiasi parola e sillabarla all’interno della rima.
“Time’s Up” sarebbe dovuto essere il prosieguo ideale delle verdi prospettive di Kevin Madison, del quale da tempo immemore si sono perse le tracce (in tutti i sensi…), tuttavia il secondo sforzo su lunga distanza del rapper newyorkese non è riuscito, nemmeno al tempo della pubblicazione, a mantenere completamente le promesse degli inizi. Di cose carine e valide ce ne sono indubbiamente, basti pensare al bel singolo “Can’t Hold It Back”, nel quale l’incedere rabbioso e grintoso delle rime evidenzia la miglior forma del rapper, ben diversa negli episodi più morbidi contraddistinti da una certa monotonia.
Da “Time’s Up” emerge inoltre che più i beat si fanno scuri e più i risultati migliorano a vista d’occhio: “Rock Bottom” e “King Of The Mountain”, poste non a caso l’una in successione all’altra (rappresentano la partenza e l’arrivo), lo dimostrano senza margini di errore, tuttavia la creatività si ferma lì e K-Solo non sembra capire che riprendere concetti di successo comprovato (“Letterman” prosegue gli esercizi lirici di “Spellbound”) a volte non è sufficiente per ripetersi.
Se liricamente il disco è per la maggior parte godibile, escludendo quegli episodi di storytelling forzato e senza alcun senso (“Sneak Tip”, “Household Maid”), musicalmente le produzioni migliori arrivano da Sam Sneed, fatto che, senza nulla togliere al produttore, fa pensare a cos’avremmo potuto ascoltare con un maggior coinvolgimento alle macchine di Erick e Parrish, i quali su tre basi ne regalano appena una decente, così come sorprende vedere Pete Rock restare al minimo sindacale (la sua prova su “Letterman” arrivava probabilmente da qualche idea scartata per progetti più ambiziosi).
Se non l’avete mai sentito prima procuratevelo e dategli un assaggio, perché alcuni pezzi meritano davvero; se invece dovete riempire quello scaffale di casa vostra che ospita le pietre miliari, procuratevi dell’altro.
Tracklist
K-Solo – Time’s Up (Atlantic Records 1992)
- I Can’t Hold It Back
- Letterman
- Long Live The Fugitive
- Premonition Of A Black Prisoner
- Sneak Tip
- The Baby Doesn’t Look Like Me
- The Formula (House Party)
- Who’s Killin’ Who???
- Household Maid
- Rock Bottom
- King Of The Mountain
Beatz
- Sam Sneed: 1, 4, 5, 8, 9, 11
- Pete Rock: 2
- K-Solo: 3
- Erick Sermon: 6, 10
- Parrish Smith: 7
Mistadave
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