KA – The Night’s Gambit
Lo stesso mese in cui Jay-Z ha regalato un milione di copie del suo ultimo “Magna Carta… Holy Grail” tramite un’applicazione per smartphone, un altro artista proveniente da Brooklyn ha trovato un modo poco convenzionale per distribuire il proprio album. Forse meno funambolesco, ma ugualmente efficace: KA, armato di alcuni scatoloni pieni di CD e vinili, si è posizionato con un discreto seguito all’angolo della 6th Avenue a Manhattan, a dimostrazione di come nel duemilatredici l’antico metodo hand-to-hand paghi ancora. Dopo aver trascorso anni ad accumulare esperienza e osservare con calma invidiabile la scena evolversi (o involversi), imparando da ogni lezione che la permanenza nella difficile Brownsville possa offrire, la carriera dell’ormai quarantenne mc sembra finalmente decollare con questa terza uscita, confermando il percorso intrapreso l’anno scorso col ben accolto “Grief Pedigree”.
La formula vincente non si altera e le analogie con quest’ultimo oltrepassano il semplice caso, come dimostrato sia dal numero di brani selezionati per il disco (undici, ma dodici nella versione in vinile), sia dall’unico ospite presente, vale a dire quel Roc Marciano che tanto gli somiglia per modalità di lavorazione e col quale compone l’appetitoso duo Metal Clergy. Così, anche le produzioni sono curate dal medesimo KA, abile nell’evocare atmosfere cupe e sinistre che aiutano a disegnare nella mente dell’ascoltatore i più svariati scenari, raccontati col solito flow rognoso come un macigno di ansie bloccate in gola. La staticità musicale, spesso accompagnata da break cadenzati e rallentati, talvolta assenti, oltre alla mancanza di cambi di ritmo nel Rap, favoriscono quel senso di malinconia che prevale lungo il susseguirsi delle tracce.
L’iniziale “You Know It’s About” campiona i Black Sabbath con un’eleganza tale da lasciare attoniti, “Our Father” rivisita la preghiera dagli occhi di un uomo disperato costretto a uccidere per sopravvivere (<<our Father who art in heaven, hollows hit my man they sparked my brethren, hurtin’ so I’m certain won’t be good today. All I ask Lord, is Lord look away>>). Il sampling di frasi significative tratte da film di arti marziali e dialoghi famosi, come ad esempio in “Peace Akhi” che riprende la partita a scacchi tra D’Angelo e Boldie estrapolato dal serial televisivo “The Wire”, sono gli unici momenti in cui si cerca di spezzare la pesantezza generale; nella stessa, KA recita <<I play chess, but I got a checkered past>>, sottolineando ancora una volta come gli scacchi siano uno dei temi ricorrenti di “The Night’s Gambit”. Diventa quindi naturale l’associazione mentale con GZA, se si pensa a quel “Grandmasters” interamente dedicato al gioco da tavolo. E proprio a Genius, guarda un po’, sembra ispirarsi la conclusiva “Off The Record”, nella quale il nostro cita uno dietro l’altro alcuni capisaldi del genere riecheggiando il modello di “Labels” e “Publicity”. Ancora, in “Jungle” e “Barring The Likeness” si resta sorpresi dal mood dal sapore Soul e dall’incidere lento ma incalzante dei beat, prima di essere travolti dalle liriche dal forte impatto emotivo di “Nothing Is”.
“The Night’s Gambit” non sarà un album immediato, ma ad ogni ascolto regala nuove sfumature che arricchiscono un quadro già di per sé carico di spunti interessanti; in un duemilatredici pieno di uscite, KA restituisce il clima di una seconda golden age senza scivolare nel puro citazionismo, restando ampiamente al passo coi tempi e, perché no, confermando uno stile a suo modo innovativo.
Tracklist
KA – The Night’s Gambit (Iron Works Records 2013)
- You Know It’s About
- Our Father
- Jungle
- Barring The Likeness
- Nothing Is
- Soap Box [Feat. Roc Marciano]
- Peace Akhi
- Knighthood
- 30 Pieces Of Silver
- I’m Ready
- Off The Record
- Poor Thoughts
Beatz
All tracks produced by KA
Gabriel
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