Kalafro – Resistenza sonora
Temo che chi non venga dal sud Italia non possa capire completamente questo disco. Non si tratta soltanto di musica, ma di attitudine, nel senso più ampio del termine, un senso che comprende esperienze troppo radicate per essere trasmesse a chi non le abbia sperimentate. Potremo quindi goderci le vibrazioni del Reggae e le metriche crude del Rap, ma l’esperienza da cui nascono ci resterà in ogni caso ignota. Tutto ciò non inficia il gran piacere che si prova ascoltando il disco: oltre a un gran comparto musicale che mescola Reggae, Hip-Hop e Folk (la tarantella utopica di “La ballata collettiva”), la determinata ostinazione a fare della musica non un semplice mezzo d’intrattenimento, ma una presa di coscienza della responsabilità che ci si assume nel momento in cui si fa arte, quando ci si trova nella posizione di poter esprimere, oltre a delle buone rime e dei suoni ben fatti, un’opinione.
Nel caso di “Resistenza sonora”, la presa di posizione marmorea e cocciuta è contro la ‘Ndrangheta e contro la lunga serie di drammi che ne derivano. In Italia, forse, gli unici che possono rivendicare legittimamente la natura primigenia della cultura Hip-Hop, quella che è riassumibile nella scarna ma potentissima idea di una nuova arte da opporre alla violenza, sono i rapper delle grandi città del sud. Non c’è forma di degrado metropolitano che regga il confronto con chi ha sperimentato la realtà della criminalità organizzata, e certe gare a chi è più povero che si sentono fare tra gli mc’s emergenti – e non solo – diventano soltanto ancora più patetiche di quel che già sono, se confrontate con l’ambiente in cui si sono sviluppati progetti artistici come quello dei Kalafro. I testi sono completamente indirizzati lungo questo filone: militanza, consapevolezza e coscienza. Le interpretazioni tradiscono la passione e il sentimento: il cantato passa da uno stile ipnotico e coinvolgente (nei live EasyOne sa davvero come caricare un pubblico) a uno pulito e sentimentale, mentre il Rap resta grezzo e diretto.
Una menzione speciale va a colui che è uno dei migliori mc’s della scena, Kento: il suo stile è tanto inconfondibile quanto elaborato, forte di una tecnica che lavora a livello sotterraneo, senza distogliere l’attenzione da un messaggio che balza sempre all’occhio, in primo piano. L’attenzione al concetto è fondamentale, ma la composizione lirica è di gran classe. Per dirne un paio: in “Briganti” sforna due strofe che hanno dell’incredibile e nel sound saltellante di “No al ponte” riporta una ventata di consapevolezza combattente nel clima quasi spensierato del pezzo. I temi che si sviluppano sulle pulsazioni dei bassi del Reggae sono omogenei e riconducibili all’idea militante di cui si è già detto, passando dalla furia della titletrack al Rap conscious di “Struggle”, il tutto inframmezzato da qualche episodio che fa tirare il fiato nella gravità drammatica del disco, come “Voglio stare con te”, la danzereccia “Ti ho vista” o la sognante “Solo per te”. Le collaborazioni sono inesistenti, eccezion fatta per “Vulesse”, scritta da qualcuno che di Folk mediterraneo se ne intende, ovvero Eugenio Bennato.
Consapevoli e impegnati, ma anche piacevoli e capaci di intrattenere, i Kalafro meritano certamente attenzione in un panorama che – ahinoi – sembra muoversi in direzione diametralmente opposta rispetto al loro progetto.
Tracklist
Kalafro – Resistenza sonora (Relief Records Eu 2011)
- Da sud
- Uniti vincimu
- Resistenza sonora
- Ribelli
- Non mollare mai
- Struggle
- Questione meridionale
- Calabria mia
- Non vi voto
- Briganti
- La ballata collettiva
- Crisi
- Vulesse
- Voglio stare con te
- No al ponte
- Terrone
- Ti ho vista
- Revolution ah come
- Solo per te
- U sannu (cu simu)
Beatz
- Masta P: 1, 2, 5, 7, 9, 13, 14, 16, 19, 20
- Ciccioshiva: 3, 4, 15
- Pow: 6
- Speakeasy e Masta P: 8, 11
- Peight: 10
- Masta P e Mad Simon: 12
- Ciccioshiva, Mad Simon e A. Carbone: 17
- Antee e Masta P: 18
Riccardo Orlandi
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