Kanye West and Ty Dolla $ign – Vultures 1
Con tutte le approssimazioni del caso, “The Life Of Pablo” ha segnato uno spartiacque nel cammino produttivo di Kanye West, da quel momento in avanti tramutatosi in un chiassoso show caratterizzante l’opera stessa e inscindibile da questa. In soldoni, lo schema prevede: una mobilitazione via social per annunciare l’uscita; una fitta trama – quasi un feuilleton – comprendente ripensamenti, colpi di scena, anteprime, cambi di titoli e via a seguire; una solida impalcatura di provocazioni, scaramucce e polemiche; il conseguente corollario di gossip che qui vi verrà intenzionalmente risparmiato. Supporre che tutto ciò sia casuale, frutto esclusivo dell’instabile ego del Nostro, ci pare nella migliore delle ipotesi ingenuo; lo diciamo perché se un tempo il buon Omari Ye faceva parlare di sé grazie all’innegabile talento riversato in “The College Dropout” e “Late Registration”, oggi – intendendo un arco di almeno otto anni, ma potremmo spingerci fino a “Yeezus” e arrivare a ben undici – capita di ricordare anzitutto il chiacchiericcio che accompagna prima e dopo la pubblicazione di turno, come a ribadire una regia che in certa misura pone sullo sfondo, in un angolo cieco, lo sforzo artistico.
Aggiungiamo che, con liste di collaborazioni chilometriche tanto al microfono quanto – anzi, soprattutto – alle macchine, è diventato via via più difficile stabilire in che misura siano suoi i suoi dischi. Emblematico, appunto, il caso di “Vultures 1”, album che è joint sulla carta, nelle intenzioni originarie, però in concreto rispecchia i meccanismi citati sopra e convoglia le energie di un collettivo guidato da Kanye West e con Ty Dolla $ign quale voce principale tra le molte coinvolte. Primo capitolo di una trilogia che dubitiamo sarà davvero portata a compimento, il progetto si caratterizza per un registro a onor del vero piuttosto equilibrato quando combina Hip-Hop, R’n’B (in chiave ultramoderna) e Trap secondo formule proprie, un calderone dall’anima chiaramente Pop che, nelle mani di un Anderson .Paak (o affini), avrebbe potuto concretizzare quel salto di qualità nei fatti non pervenuto. Ahinoi, l’eccesso sovente gratuito, forzato, unito a una megalomania che sappiamo già possedere dei tratti patologici, impregnano infatti la tracklist di grottesco.
Non troviamo altro aggettivo per descrivere “Talking”, nella quale tocca sorbirsi un orribile duetto tra la figlioletta di dieci anni North West e James Blake, o i maldestri tentativi coi quali si pretenderebbe di spegnere le tensioni pregresse (<<huntin’ hooligans and we with the foolishness/how I’m anti-Semitic? I just fucked a Jewish bitch!>> – la titletrack). Questo è un assaggio, ma il cammino è disseminato di momenti improbabili e divagazioni che si fa fatica a collocare con esattezza in una cornice che si vorrebbe ancorata all’Hip-Hop, pur se alla maniera di un autore abituato – nel bene e nel male – a restituirne una visione molto personale; litanie come quella di “Paperwork” e sfibranti momenti di presunta spiritualità (in particolare nelle liriche di Chris Brown, preminenti) e oscuri riferimenti biografici che in “Beg Forgiveness” si sovrappongono lungo una durata di oltre sei minuti, più che l’improbabile colpo di genio evocato con ostinazione da una larga fetta di fan sono un’esposizione al ridicolo, all’estroso per il gusto – masochistico – di esserlo.
Non escludiamo un potenziale pregiudizio nei confronti di una figura che per infinite ragioni divide, sebbene la schiera di difensori forse non sia più così nutrita. Quel che ci sembra di poter dire con un discreto margine di sicurezza è che, ancora una volta, sia nel caos, nel deragliamento di un percorso intriso di nichilismo e misoginia, che vada intercettato quanto di buono – specialmente sul versante musicale – venga offerto dalla prova nel suo insieme; operazione tuttavia estenuante, che rischia di trasformare l’ascoltatore in uno speleologo e toglie sia piacere che scorrevolezza all’esperienza in sé. Perciò, nel doveroso gioco delle segnalazioni possiamo sì rilevare la lucida introspezione di “Keys Of My Life”, che mette pure in battuta un sample di “Can It Be All So Simple”, l’intrigante composizione di “Paid”, con una coda che fa tanto Daft Punk, l’improvviso scatto di livello quando in “Back To Me” il microfono finisce in mano a Freddie Gibbs, il ritorno di “Burn” a una sorta di classicità, con discorsi peraltro meno vagheggianti (<<who’s not entertained by my pain?/Who ain’t cash a check off my name?/When my campaign turned to cam-pain/I burned eight billion to takе off my chains>>), e il riuscito impiego di un coro da stadio – l’interista Curva Nord Milano – in “Carnival”; ma tanto basta per dirsi soddisfatti da un’oretta scarsa che porta la firma di due esponenti quotatissimi del mainstream?
A nostro avviso, no. Né conta sentirsi un “King” (<<crazy, bipolar, antisemite/and I’m still the king/still the king/still…>>) se il rischio è di finire come l’altro noto re della fiaba di Hans Christian Andersen. Di questo commentatissimo disco nato nel segno di yen e dollaro potrebbe dunque non rimanere molto al di fuori dell’ennesimo brusio innescato a orologeria da Kanye e del culo – ecco, quello notevole – di Bianca Censori; oltre a un merchandising sulla cui bruttezza non c’è bisogno di spendere mezza parola.
Tracklist
Kanye West and Ty Dolla $ign – Vultures 1 (YZY/IIP-DDS 2024)
- Stars
- Keys To My Life
- Paid
- Talking [Feat. North West]
- Back To Me [Feat. Freddie Gibbs]
- Hoodrat
- Do It [Feat. YG]
- Paperwork [Feat. Quavo]
- Burn
- Fuk Sumn [Feat. Playboi Carti and Travis Scott]
- Vultures [Feat. Bump J and Lil Durk]
- Carnival [Feat. Playboi Carti and Rich The Kid]
- Beg Forgiveness [Feat. Chris Brown]
- Good (Don’t Die)
- Problematic
- King
Beatz
- Kanye West, FNZ, SHDØW, Digital Nas and JPEGMAFIA: 1
- Kanye West, Timbaland, Hubi, SHDØW, Vinnyforgood and VEYIS: 2
- Kanye West, Stryv, Wax Motif, Chrishan and Anthony Kilhoffer: 3
- Kanye West, Dj Camper, James Blake, No I.D. and Edsclusive: 4
- Kanye West, 88-Keys, Wax Motif, AyoAA, Mike Dean, Feez, Nic Nac and James Alex Hau: 5
- Kanye West and 88-Keys: 6
- Kanye West, Wheezy, Mustard, Chrishan, CuBeatz, LukasBL and DTP: 7
- Kanye West and Digital Nas: 8
- Kanye West, Azul, Morten “Rissi” Ristorp, Chrishan, The Legendary Traxster and Leon Thomas III: 9
- Kanye West, Timbaland, SHDØW, Hubi, Digital Nas, AyoAA, Chrishan and JPEGMAFIA: 10
- Kanye West, Ty Dolla $ign, Ambezza, Fya Man, Gustave Rudman, Ojivolta, Chordz, Juice, Wheezy and Adey: 11
- Kanye West, TheLabCook, Ojivolta and Digital Nas: 12
- Kanye West, London On Da Track, VITALS, Digital Nas and JPEGMAFIA: 13
- Kanye West and No I.D.: 14
- Kanye West, 88-Keys and Slonka: 15
- Wheezy, Dez Wright, Lester Nowhere and JPEGMAFIA: 16
Bra
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